Lettera Pastorale 2022/2023 del Vescovo Mons. Luigi Testore

“I giovani avranno visioni”

I giovani avranno visioni

Carissimi,
quest’anno vi scrivo una lettera molto breve perché non vorrei aggiungere nuove riflessioni al cammino sinodale, che è già in corso, e che ha, magari marginalmente, coinvolto alcuni di voi. Vi chiederei piuttosto di rileggere la Lettera dell’anno scorso, che mi sembra offrisse qualche spunto utile.
Nei mesi scorsi, infatti, si è tentato, attraverso la formazione di piccoli gruppi sinodali, di affrontare il tema dell’ascolto all’interno della comunità ecclesiale. Chi vi ha partecipato ha potuto riflettere sul cammino della Chiesa nel nostro tempo, domandarsi come vi stia contribuendo e chiedersi quali novità sono e saranno necessarie nei prossimi anni per vivere bene il nostro compito di cristiani nel contesto attuale.
Come sapete “sinodo” è una parola di origine greca che significa “mettere insieme le strade”, “camminare insieme”, ed è proprio questo lo sforzo che Papa Francesco chiede alla Chiesa universale: riuscire a percorrere un cammino per affrontare davvero insieme i grandi temi che sfidano le comunità cristiane del nostro tempo.
Potremmo prendere a modello il Vangelo di Luca, che fa di questo tema il punto centrale della vita di Gesù.
“Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Lc 9,51).
L’Evangelista Luca situa poi anche in modo simbolico tutti gli episodi della vita di Gesù lungo la strada che lo porterà a vivere a Gerusalemme la sua Pasqua, la passione, la morte e la resurrezione. L’idea del cammino si applica bene anche alla vita di ciascuno e al percorso della Chiesa nella storia, per cui tutti noi possiamo domandarci come superare le nostre staticità e quali percorsi ci educano e ci fanno progredire.
Vorrei riprendere alcune riflessioni che ho espresso durante l’ultima Veglia di Pentecoste, che abbiamo celebrato nella chiesa di S. Francesco ad Acqui. Avevamo letto in quella occasione un brano del profeta Gioele:
“Dopo questo io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni” (Gioele 3, 1).
Riflettendo su quel brano profetico, ho pensato come davvero lo Spirito operi sempre nella vita di ciascuno e nella vita della comunità, e come questo permetta di camminare avanti e costruire.
Ho però anche osservato che effettivamente noi vecchi possiamo avere ormai solo dei sogni, perché siamo al termine del nostro percorso di vita. Possiamo sognare un mondo migliore in cui si superino i difetti della nostra società contemporanea, le grandi ingiustizie e diseguaglianze internazionali che hanno segnato in particolare l’ultimo secolo. Sognare un mondo in cui si possa finalmente eliminare la guerra come strumento per dirimere le questioni. Sognare un mondo più fraterno e solidale. Ma soprattutto sognare una Chiesa più evangelica, più capace di accogliere le istanze e i problemi del tempo, capace di annunciare il Vangelo con libertà, capace di essere sale e luce anche per la gente di oggi.
Ma, come dice il Profeta, se i vecchi possono sognare, i giovani avranno visioni. I giovani infatti devono avere una visione di come vorrebbero costruire il mondo e di come vorrebbero edificare la Chiesa. Una visione che serva ad immaginare e progettare i cammini futuri, soprattutto nell’ambito della Chiesa, che serva ad intravvedere i passaggi e le riforme che saranno necessarie nei prossimi decenni. Non solo: spetterà a loro, ricchi di energie e di prospettive, impegnarsi per realizzare tali visioni nel tempo che verrà.
Tocca dunque ai giovani cristiani inventare questi cammini, scoprire il loro modo di essere Chiesa oggi, come applicare la novità del Vangelo al nostro tempo, come sentirsi protagonisti in una comunità che ha inevitabilmente bisogno di grande rinnovamento e che deve progettare il proprio futuro.
Il rischio forte per la Comunità Cristiana è sempre quello di inseguire la storia e di non saperla invece precedere, quasi che l’ancorarsi al passato ci possa dare maggiore sicurezza. Nostro compito è invece quello di avere occhi profetici per anticipare e guidare sia nelle idee che nelle strutture il cammino dell’umanità.
Per questo abbiamo bisogno di metterci più in ascolto delle situazioni e della vita del mondo contemporaneo, perché la forza del Vangelo possa davvero essere propositiva anche nel nostro tempo.
Dopo aver vissuto lo scorso anno un momento di ascolto soprattutto all’interno delle nostre comunità, sarà quindi necessario nel prossimo periodo un passo ulteriore, che ci consenta di aprirci all’ascolto di chi non partecipa alla nostra vita ecclesiale, o lo fa solo in modo molto parziale e saltuario. Queste persone ci possono aiutare a capire che cosa ci si aspetterebbe dalla comunità dei cristiani, quali doni la gente vorrebbe ricevere da noi.
Tutto ciò ci può anche permettere di ripensare gli aspetti strutturali della vita della Chiesa, per far sì che le nostre impostazioni e le nostre tradizioni non diventino un impedimento all’annuncio del Vangelo, ma siano una ricchezza da condividere.
Chiederei a tutti voi di pensare alle cose molto semplici che ho cercato di comunicare con questo scritto. Chiederei soprattutto ai giovani di avere più coraggio nel riflettere su quale sia il loro compito di cristiani oggi, e in particolare di pensare al modello anche strutturale della Chiesa e di proporre con maggiore forza i cambiamenti e le riforme che saranno essenziali per affrontare questo secolo e questo terzo millennio. In una parola, per dirla con il Profeta, chiederei a giovani di essere aperti ad una visione della Chiesa e del mondo che li veda protagonisti ed edificatori di futuro.

+ Luigi

Acqui, 8 settembre 2022

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