a cura di don Enzo Cortese

Commento alle Letture di Domenica 9 ottobre 2022

2Re 5,14-17
Siamo nel regno del Nord, l’Israele che si era staccato da Giuda e Gerusalemme, e che, ora, è guidato dal
profeta Eliseo. Più a Nord, ancora libero dal giogo assiro, domina Damasco, con Hazael. E’ d’un suo ufficiale
che si parla e che, alla fine, ascoltando una schiava ebrea e il profeta, si purifica dalla lebbra nel Giordano.
Vuol portarsi a casa tanta terra santa da farci sopra i sacrifici, in segno di adesione alla fede d’Israele. Siamo
sempre nel tema della fede, iniziato domenica scorsa con l’invocazione degli Apostoli a Gesù: “aumenta la
nostra fede”. Nel Vangelo odierno è quella cristiana del samaritano e quella (imperfetta?) degli altri nove
lebbrosi guariti.

Sal 97 (nella Bibbia 98)
Fa parte del libro 4° del Salterio (90-106), sulla regalità di JHWH. In 98,2ss. si dice che Egli ha rivelato alle
genti la sua giustizia. Non solo a Israele. Tutti dunque devono lodarlo; si conclude dicendo che giudicherà il
mondo. Questa dunque è la cornice preparata nel salmo per il Vangelo sulla fede.

2Tim 2,8-13
Paolo, in catene a Roma, continua a preparare il vescovo di Efeso alla sua missione, descritta ampiamente
nell’altra lettera (1Tim 3), dando a lui un eloquente esempio. Nonostante i cenni di scoraggiamento per
l’abbandono da parte di amici, che s’incontrano nella lettera, dice coraggiosamente che la parola di Dio non
è incatenata. Lui stesso la diffonde anche dal carcere. Dicono che 2,11ss. sia un inno in vigore nella Chiesa
primitiva. E’ bello che Gesù ci possa anche rinnegare, se noi lo rinneghiamo, ma che rimane fedele, perché
non può rinnegare se stesso.
Lc 17,11-19
Le parole di Gesù al samaritano guarito, unico venuto a ringraziarlo, rivelano cos’è la vera fede cristiana.
Forse per capire le cose a fondo dobbiamo spogliarci dello schema vecchio, quello dell’AT. Era quello della
vera fede contrapposta a tutte le altre, false. Questo per difendersi dagli assalti delle religioni pagane,
condannate senza remissione, almeno in teoria. Il Conc. Vat II ha fatto una dichiarazione importante,
“Nostra aetate” (28 Ott. 1965), che ci aiuta a superare lo schema vecchio e c’insegna a rispettare le altre
religioni. Ma bisogna evitare il “qualunquismo” di chi dice che ci si può salvare senza Gesù Cristo. Come Lui
possa salvare quelli che non credono in Lui, non è nostro compito saperlo. Lo sa Lui! Noi sappiamo che dobbiamo credere in Lui per salvarci, lieti della nostra religione cristiana! Senza metterci a discutere, p.es.,
sul Documento del S. Ufficio (approvato da Giovanni Paolo II, nell’Agosto del 2.000) “Dominus Jesus” (che
mi son letto integralmente, nei suoi 23 paragrafi, a caccia di eresie!) o sul discorso di Papa Ratzinger
all’Università di Regensburg (12 Sett. 2006)! E’ indubbiamente legittima la delusione di Gesù sui nove
miracolati, praticanti la religione giudaica e non tornati a ringraziare. Solo un samaritano, ritenuto il più
lontano dalla fede vera, crede in Lui. Già lungo il “viaggio di Luca” (9,51-18,14) abbiamo notato,
specialmente a partire da 12,49, certe asprezze nei discorsi, dovute al fatto che Gesù amareggiato
considera gli inevitabili fallimenti della Sua missione. Il Giudaismo in blocco non gli ha creduto, né allora né
dopo. Ma sono già tanti i credenti ebrei suoi contemporanei: almeno gli Apostoli e le pie donne e tanti altri,
a partire dalla prima Pentecoste cristiana! Osservazioni che continueremo quest’altra domenica nel brano successivo. Ad ogni modo le prospettive aperte dalla “Nostra aetate” ci rendono meno pessimisti.

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