Commento alle Letture del 25 Dicembre – Santo Natale del Signore

Isaia 9,1-6
Di questo Bambino, “Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace” (v.6), l’attesa
è durata dal 740 a.C., quando Isaia lo celebrò così splendidamente, dopo averlo preannunciato mesi prima
(in Is 7). Il profeta lo collega alla promessa fatta a Davide nel 1000 a.C., da Natan (2° Sam 7). Ma Isaia stesso
sembra che sapesse che dovevano passare secoli prima che il sogno si realizzasse, se appena dopo parla di
sventure per le due case d’Israele (Is 8,14). Quello celebrato da Isaia, originariamente era forse il figlio dello scettico re Acaz, ma s’è capito presto che la sostanza della profezia era altra cosa. Il vangelo della notte di Natale ci dice che l’attesa si è realizzata 2000 anni fa, a Betlemme. Ci vuole fede per capire e gioire, con
questi pochi dati in mano, perché le cose non vanno ancora come si dovrebbe attendere dalle promesse,
anche se una prima realizzazione c’è stata. Quante guerre e quante sofferenze ancora oggi! Stringiamoci al
cuore questo pegno di Is 9. Forse lo gustano più di noi – che stiamo bene – proprio quelli che soffrono. Ho
tanti amici tra costoro e, nonostante tutto, fanno un Natale spiritualmente migliore, vicino a quel Bambino,
più di me!

Sal 95 (nella Bibbia 96)
E’ preso dal libro 4° del Salterio. Fa parte d’una serie di salmi “di JHWH-Re”, ma, tra essi, è detto, come il
98, “un canto nuovo”. Si caratterizzano per il loro universalismo, rispetto agli altri, più vecchi e bellicosi con
i non-eletti. Anche il nostro finisce aspettando il giudizio finale, ma contando sulla fedeltà di Dio.
Dev’essere del tempo del II° Is (si veda Is 42,10!), che preannunciava agli Ebrei, schiavi a Babilonia, nella
seconda metà del sec.VI° (550 a.C.), la liberazione che poi fu possibile coi Persiani. Suggestivo è l’invito a
prostrarsi all’apparizione di Dio (96,9), un invito…natalizio, poi perfezionato col tema dell’apparizione divina del brano successivo.

Tito 2,11-14
Paolo dice al suo discepolo, poi vescovo a Creta, di fare esortazioni ai vecchi (2,2), alle donne anziane
(2,3s.), ai giovani (2,6ss.) e anche agli schiavi (2,9s.) per un buon comportamento cristiano a beneficio della società romana. Ma il punto importante per la scelta del brano è la successiva affermazione sull’apparizione
della Grazia di Dio “che porta salvezza a tutti gli uomini”, questa volta in vista della sostanziale trasformazione cristiana di quella società nell’avvenire: per questo scopo si richiede di rinunciare
all’empietà e ai desideri mondani, di cui sembra purtroppo ancor più impregnata la nostra società, “ e a
vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà”.

Luca 2,1-14 (della notte)
La pagina è troppo nota e troppo bella per essere commentata; come pure il prologo di Giovanni, che
leggeremo a “Messa grande”. Ma è opportuna qualche notizia tecnica su due problemi cronologici. Il primo
è che Gesù è nato circa 6 anni prima dell’anno in cui lo fa iniziare il nostro calendario. Ci avvisa la tabella
cronologica in appendice alle nostre Bibbie e ce lo spiegano le note all’inizio di Lc 2. Nella mia, del 1987,
(delle Paoline) il mio vecchio amico e collega Mons. Ghidelli dice che l’errore è di Dionigi il piccolo, nel
tentativo di accordare la data della nascita di Gesù con il calendario romano. L’altro errore è la confusione
tra l’editto del censimento di Quirino (il 748 di Roma, che sarebbe nel 6 d.C.) con qualche editto di 15 anni
prima. Sono particolari traballanti solo sulle date, non sui fatti. Ma anche i fatti sono trasfigurati dal
racconto evangelico, senza che venga meno la storicità sostanziale dell’evento. La Chiesa ce lo fa
contemplare più a fondo con le letture della messa grande, dove, prima del gioiello di Gv 1, sul Verbo che si
fa carne, leggiamo lo sforzo della lettera agli Ebrei 1,1-6 per capire la grandezza del mistero alla luce dei
testi AT. All’inizio, in Is 52,7ss., si lodano “i piedi del messaggero della pace”, che sono anzitutto quelli di chi
annunciava agli esuli la liberazione dal giogo babilonese e il ritorno in patria, grazie ai Persiani, ma sono
anche i nostri, con i moderni media audio-televisivi-digitali, che permettono di far arrivare molto lontano il messaggio di salvezza. Mi domando perché Dio abbia operato per millenni per arrivare alla nascita di Gesù,
con tanti dominatori successivi: Egiziani, Assiri, Babilonesi, Persiani, Greci, Romani. I destinatari principali
del messaggio mostrano ancora quant’è difficile capirlo e viverlo oggi. Ma noi non siamo da meno. Difficile
capire una salvezza che non toglie le croci, dalle quali ci dovrebbe liberare. Forse la capiscono di più quelli
che portano la loro pazientemente. E sono soprattutto loro quelli che fanno un buon Natale!

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