XX domenica T.O. – Anno A (prof. Marco Forin)

«Esaudiscila perché ci viene dietro gridando!». (Mt 15,23).
Nell’episodio della guarigione del figlio della cananea viene descritto un atteggiamento di Gesù cui non siamo abituati: egli si comporta in modo
scontroso nei confronti della donna e sono i discepoli che lo invitano a
prendersi cura delle sue richieste per la guarigione del figlio. Anche il dialogo è piuttosto duro: la donna viene paragonata ad un cagnolino e, nonostante il tono vezzeggiativo del termine, è evidente che non si può trattare di un complimento: più volte nella bibbia il termine “cane” viene rivolto a qualcuno in tono fortemente dispregiativo. Non sappiamo bene quali siano i motivi storici di questa iniziale diffidenza di Gesù verso la cananea. Alcuni;studiosi pensano addirittura che sia stato l’evangelista Matteo a enfatizzare la
durezza di Gesù verso la donna per sostenere la necessità che prima degli
stranieri si convertano i giudei; a dimostrarlo sarebbe la frase pronunciata da Gesù: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa di
Israele”. Al di là delle questioni strettamente inerenti alla tradizione del testo, in questo racconto mi pare particolarmente interessante il ruolo dei discepoli;che si pongono tra intermediari tra Gesù – in quel momento rivolto altrove
con i suoi pensieri – e la donna, che non riesce a raggiungere il maestro in
modo efficace. I discepoli trovano il modo per farsi ascoltare da Gesù e
permettere alla donna di vedere guarito il figlio, gravemente malato. Si può scorgere nella dinamica di questo racconto il potente ruolo dell’intercessione nella preghiera. Il racconto sembra suggerirci che il discepolo di Gesù non
limita il proprio percorso di fede alla propria vita, alla propria anima e alla propria salvezza: è necessario che lo sguardo sia rivolto oltre, verso i bisogni di chi ci sta intorno, di chi incontriamo sulla nostra strada. Penso che sia:esperienza comune l’incontrare casi di vita in cui ci si domanda: “Dov’è Dio?
Perché non interviene?”. Proviamo invece a chiederci: “perché non ho chiesto:a Dio di volgere il suo sguardo su quella situazione di bisogno?”. Non è:nostra responsabilità stabilire come Dio interverrà ma, come i discepoli, possiamo domandare a Dio di volgere il suo sguardo compassionevole sui
bisogni dei nostri fratelli, soprattutto i più deboli. E non possiamo che essere:certi che la misericordia di Dio si troverà pronta ad ascoltare la preghiera
certamente imperfetta dei suoi discepoli e ad esaudirla nei modi e nei tempi che Dio stesso troverà opportuni.

Per la riflessione e la preghiera
Quanto penso che la preghiera di intercessione sia efficace?
Dedico un poco del mio spazio di preghiera per chiedere a Dio
insistentemente di volgere il suo sguardo su una situazione di bisogno.

condividi su