Lettera di S.E. Mons. Luigi Testore in occasione della Pasqua 2020

Carissimi,

si avvicinano la Settimana Santa e la Pasqua, che per noi cristiani sono la vera festa, quei giorni che ci fanno rivivere il senso stesso della nostra fede, fondata sul dono totale di sé da parte di Gesù.

Quest’anno però vivremo tutto questo in modo davvero singolare, senza la possibilità di partecipare a quei riti comunitari  che ci aiutavano a comprendere il mistero. E’ certamente triste non poter compiere i gesti che sempre hanno alimentato il nostro cammino cristiano. Non poter vivere la Messa con la benedizione degli ulivi nella Domenica delle Palme. Rinunciare alla Messa in Coena Domini del Giovedì Santo, che ci fa rivivere l’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli, non poter insieme celebrare la Passione di Gesù il Venerdì Santo o ancor più la grande Veglia Pasquale, che ci fa annunciare con gioia il Cristo Risorto.

 Questi riti verranno celebrati da me in Cattedrale e da tutti i preti nelle Parrocchie a porte chiuse. Vorrei esortare tutti voi a parteciparvi a distanza, non sarà la stessa cosa, ma possiamo davvero formare tra noi una profonda comunione di vita e di preghiera. Possiamo, facendoci aiutare da qualche sussidio, o anche dalle trasmissioni televisive o in streaming, rivivere il Mistero Pasquale in tutta la sua forza, meditare personalmente, persino con più intensità,  la Passione del Vangelo di Matteo, che verrà letta la domenica delle Palme e nelle nostre case aiutarci a vicenda a scoprire il dono di salvezza che Gesù opera per noi e la gioia di vederlo vivo e risorto in mezzo a noi.

Ci aiuterà in questa riflessione forse anche il momento difficile che stiamo vivendo. Il dono totale di Gesù per noi ci fa capire che solo amando, donando e imparando a servire gli altri si costruisce su solide fondamenta la propria vita  e la società umana. E in questi giorni abbiamo modo di constatare quanto questo sia vero: vediamo tante persone che, non solo nell’ambito sanitario, ma anche in altri servizi essenziali si dedicano con generosità e mettono tutte le loro energie a disposizione degli altri.

 Chi agisce così è certamente cristiano, cioè imitatore di Cristo, indipendentemente dal fatto che condivida o no la nostra fede.

Penso però anche al nostro compito di cristiani alla fine dell’emergenza. Purtroppo questa situazione avrà portato molte sofferenze. Prima di tutto quella di coloro che hanno perso una persona cara e non hanno potuto vivere con la comunità la celebrazione funebre. Sarà nostro dovere essere loro vicini, accompagnarli in qualche altro momento celebrativo che faccia  sentire la partecipazione di tutti al loro dolore.

Ma ci saranno da alleviare anche altre difficoltà, in particolare in campo economico, dato che molte famiglie potranno subire una significativa riduzione dei propri redditi. Come Chiesa attraverso la Caritas ci impegneremo a fare il possibile, ma vorrei esortare tutti a scoprire un vero senso di solidarietà, che peraltro già si sta manifestando, come mostra quanto è  stato fatto da molti per sostenere l’ospedale o le associazioni di volontariato.

Sembra difficile quest’anno augurarci Buona Pasqua, ma lo possiamo fare perché abbiamo tutti bisogno di accogliere e vivere la speranza che questa festa ci offre.

 

          

          + Luigi

 

Acqui Terme, 30 marzo 2020

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