PARTIRONO SENZA INDUGIO
Carissimi,
Quest’anno, come sapete, la lettera pastorale nasce dall’incontro assembleare del 16 settembre in cui abbiamo cercato di lasciarci guidare dal cammino sinodale vissuto insieme con tutta la Chiesa Italiana ed universale. Con il Consiglio Pastorale Diocesano abbiamo pensato di utilizzare proprio gli spunti e le riflessioni che sono emersi da quell’incontro per aiutarci a vivere questo prossimo anno pastorale.
Il percorso sinodale ha permesso a molte nostre comunità di mettersi in ascolto, le ha guidate a sviluppare questa capacità e ha fatto sì che si potesse davvero scoprirne meglio il valore.
Non c’è dubbio che noi tutti siamo poco abituati a questo stile e abbiamo fatto anche una certa fatica a farlo nostro nel cammino da percorrere insieme. Ascoltare tutti, capire meglio la situazione di ogni nostra comunità e cogliere la percezione che ne hanno le singole persone è stato certamente impegnativo, ma ha fatto riscoprire a molti l’importanza e il gusto di sentirci una Chiesa in cui ciascuno ha un posto significativo da occupare.
Dopo il tempo dell’ascolto viene il momento cosiddetto “sapienziale” in cui provare insieme a rileggere il nostro cammino di Chiesa locale e a tracciare percorsi per affrontare il futuro.
Il testo evangelico che è stato preso ad icona del nostro incontro è il brano di Luca 24 che racconta l’episodio dei discepoli sulla strada di Emmaus:
“Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: ‘Resta con noi, perché si fa sera il giorno è ormai al tramonto ’. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: ‘Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?’. Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: ‘Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!’. Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.”
(Lc 24,28-35)
I discepoli hanno scoperto e riconosciuto Gesù e sono corsi ad annunciare con gioia la buona notizia. Anche noi siamo una comunità che ha bisogno di incontrare Gesù, ma che deve nello stesso tempo imparare a correre verso la città perché ha qualcosa di importante da comunicare a tutti. Abbiamo bisogno di un po’ più di entusiasmo nello scoprire il dono di essere cristiani e nel viverne il compito.
Il contesto in cui viviamo
Come ho già detto altre volte e sappiamo bene la Chiesa di oggi viene da un tempo in cui si dava per scontata una forte presenza clericale nella conduzione delle parrocchie. Si era abituati alla presenza di un parroco in ogni chiesa e al fatto di aspettarsi da lui indicazioni su ogni momento e ogni attività della vita parrocchiale.
In questo ambito sia ai preti che ai laici appare oggi molto difficile cambiare mentalità. I preti fanno fatica a pensare una struttura comunitaria in cui valorizzare pienamente il loro ruolo di guida pastorale, inteso non come mera azione direttiva e prescrittiva volta a tenere tutto sotto controllo, ma vissuto in modo da proporsi come punto di riferimento autorevole, capace di gestire e coinvolgere tutte le componenti della comunità.
Ancor più i laici tendono a considerare così essenziale la figura del prete da non riuscire più a riconoscere la posizione e le responsabilità propri di ogni battezzato nella vita e nella conduzione della comunità cristiana.
Siamo giunti al momento in cui è necessario che tutti noi compiamo un salto di qualità nel modo di affrontare la vita ecclesiale. In cui rieducarci noi preti ad una conduzione molto più comunitaria e sinodale delle parrocchie e in cui tutti i fedeli riescano a trovare il loro ruolo specifico nell’annunciare e vivere il Vangelo e nell’imparare ad assumersi responsabilità nella Chiesa cui si appartiene.
Il cammino sinodale di ascolto ci ha aiutato un poco ad introdurci a queste problematiche e necessità, ma ora occorre fare passi avanti veri e reinventare gli stili e la vita delle nostre comunità.
L’incontro del 16 settembre
E’ in questa prospettiva che si è svolto l’incontro assembleare del 16 settembre e da quella occasione sono emerse varie riflessioni e stimoli che cercherò di riassumere in questo scritto, pensando anche ad alcune indicazioni pratiche da suggerire a tutte le nostre comunità.
Un primo aspetto veramente fondamentale e che tutti hanno sottolineato in quella circostanza è l’esigenza di approfondire la conoscenza e l’ascolto della Parola di Dio. C’è un ascolto che è inserito nelle nostre liturgie domenicali, quando durante la Messa vengono proclamate le Letture. Spesso è molto difficile comprendere testi profetici o delle lettere apostoliche senza conoscerne il contesto, per questo solitamente la nostra attenzione si limita al brano del Vangelo.
Sarebbe interessante trovare qualche modalità, o con una preparazione previa, o con un approfondimento successivo, che consenta a tutti di cogliere lo spessore e la profondità dei testi ascoltati. Forse anche la stessa omelia – per quanto, come ho indicato in varie occasioni, debba essere breve e non superare i dieci minuti- potrebbe offrire un rapido ed essenziale orientamento e un inquadramento storico della prima o della seconda lettura, ferma restando l’esigenza primaria di approfondire il messaggio evangelico.
In tutte le nostre comunità sarebbe però importante trovare altri momenti di lettura della Parola, organizzandosi in piccoli gruppi, anche a livello familiare, in cui preparare in anticipo la liturgia domenicale, oppure approfondirla in seguito.
Si è rimarcata con forza l’importanza della famiglia nella vita ecclesiale auspicando che ci educhiamo e ci formiamo come famiglie anche al compito di trasmettere la fede alle nuove generazioni. In questo senso sarebbe forse utile ripensare anche i momenti di preparazione al matrimonio, per renderli più accattivanti e più efficaci, non una sorta di obbligo cui adempiere, ma un’occasione in cui scoprire il significato e la gioia di formare una famiglia cristiana.
Resta evidente poi la necessità di gestire meglio le nostre celebrazioni Eucaristiche. Per motivi pratici oggi spesso capita che il prete arrivi all’ultimo momento per presiedere, ma dovrebbero esserci persone che hanno preparato i canti e le preghiere dei fedeli e che riescano a creare un clima che renda la celebrazione un vero incontro comunitario, in cui ciascuno senta il calore dell’accoglienza e della preghiera.
A livello di formazione più profonda, quest’anno tutti coloro che lo desiderano saranno invitati a partecipare a incontri di approfondimento sul testo degli Atti degli Apostoli. Ci si augura che tale iniziativa favorisca l’assunzione, da parte di fedeli motivati e volonterosi, di compiti di catechesi o di servizio nei vari luoghi.
Un altro impegno importante per tutte le nostre comunità dovrebbe essere quello di dare spazio a momenti di preghiera comunitaria, che potrebbero essere organizzati facilmente anche da laici, magari dopo aver preparato l’incontro con un presbitero.
Un aspetto che il cammino sinodale ci ha certamente aiutato a focalizzare è l’esigenza di promuovere presso le nostre comunità l’attitudine a lavorare insieme e di condividere decisioni e responsabilità. Da qui l’invito a valorizzare i Consigli Pastorali e i Consigli per gli Affari Economici che già dovrebbero essere presenti in ogni comunità pastorale o parrocchia, ma che spesso hanno bisogno di ritrovare forza e vitalità. I Consigli non devono ritrovarsi ogni tanto per prendere qualche sporadica decisione, ma diventare come il cuore pulsante di ogni nostra comunità, in cui si possa lavorare insieme alla ricerca del modo migliore in cui vivere il compito di cristiani sul territorio e sviluppare la capacità di essere una Chiesa aperta e missionaria.
Invito pertanto tutti a riflettere su questo e a migliorare la struttura e il funzionamento di quei consigli, provvedendo prima di tutto a nominare in ciascuno un segretario, che possa stimolare il cammino comune.
Una proposta che non è emersa specificamente nell’incontro del 16 settembre, ma che vorrei avanzare, è quella di trovare una modalità particolare di cura per le parrocchie che non hanno più un prete residente. In quei luoghi ritengo sia essenziale far eleggere dai fedeli tre persone che a turno si assumano il compito di curare la chiesa (ed eventualmente di assicurare la sua apertura in determinati orari), ma anche favorire il cammino della comunità locale nella catechesi, nella liturgia, nella preghiera. In effetti la nostra deve diventare sempre più una chiesa ministeriale, in cui molti laici svolgano sevizi specifici per il bene della comunità.
Parola forte ed essenziale del nostro incontro è stata quindi corresponsabilità. Abbiamo tutti insieme il compito di edificare le nostre comunità con questo spirito di responsabilità condivisa in cui ciascuno deve sentirsi non solo partecipe della comunità in cui vive, ma anche capace di assumere in essa impegni sia nella conduzione, sia soprattutto nella missione e nell’azione di carità che nasce dal nostro essere Chiesa.
Ringrazio il Consiglio Pastorale Diocesano e tutti coloro che hanno partecipato all’incontro assembleare e, in unione di preghiera, chiedo al Signore di benedire e accompagnare tutti voi e questa nostra Chiesa Locale.
+ Luigi