a cura di don Enzo Cortese

Commento alle Letture di Domenica 8 gennaio 2023

Is 42,1-4.6-7
Appena finito, con l’Epifania, il tempo natalizio e la storia dell’infanzia, passiamo ora alla vita pubblica di
Gesù, lasciando i brani sulla predicazione del Battista e la penitenza iniziale di Gesù, riservate per altri
tempi. Si sceglie il suo battesimo, anche perché è ancora “manifestazione” o epifania; anzi la più grande del
vangelo. E’ quasi inevitabile, come prima lettura, scegliere ciò che si chiama il primo canto del Servo di
JHWH, dei quattro inseriti nella parte centrale del libro (Is 40-55). Li vedremo tutti nella settimana santa,
uno al giorno, tolta la liturgia eucaristica dell’ultima cena al giovedì. Forse ancor oggi sono ritenuti un
inserto, come nel mio studio di oltre vent’anni fa, anche se la critica letteraria, su cui ci si basava, non è più di moda. A essere rigorosi, in base ad essa si dovrebbero togliere 42,6s. perché trattano d’un altro
personaggio: non il Messia sofferente, ma il re persiano trionfatore, che, eliminando i Babilonesi,
permetterà agli Ebrei, schiavi a Babilonia, di tornare a casa. Tutto il II° Isaia tratta di questa graduale
liberazione, avvenuta poi a partire dal 530 circa a. C., mentre i 4 canti descrivono il progetto e le sofferenze
espiatrici del Messia per tutta l’umanità. In questo primo canto del progetto, Dio menziona anche il suo
Spirito (Is 42,1) e il modo non trionfale di procedere del Messia, proprio come racconta il Vangelo
nell’episodio scelto.

Sal 28 (nella Bibbia 29)
Era inevitabile scegliere questo inno alla regalità (v.10) e all’apparizione (v.3: epifania!) di Dio sulle acque (in
ascolto della “Sua voce”: a partire dal v.3 ben sette volte nominata e poi riascoltata nel brano evangelico) e
nel diluvio (v.10). Bella, alla fine la calma, dopo tanta tempesta, a benedizione del suo popolo.

At 10, 34-38
Dopo la conversione di Paolo, Dio gli prepara il terreno, spingendo prima Cornelio, centurione della corte
romana e del quartier generale stabilito sul mare a Cesarea, a contattare Pietro, e poi ammonendo Pietro, a
non fissarsi sulle regole e la legge giudaica. Nelle due rispettive visioni vien preparato il grande incontro che
apre subito la Chiesa primitiva ai non-Ebrei. In At 11 Pietro deve giustificare questa sua scelta, che
altrimenti sarebbe stata difficile e che ha richiesto pure il primo concilio ecumenico (At 15). Per questo, nel
presentare l’inizio della vita pubblica di Gesù oggi, si sente il bisogno di allargare subito la prospettiva con il
fondamentale discorso di Pietro.

Mt 3,13-17
E’ suggestivo il racconto di Mt perché richiama i due elementi del canto citato di Is 42: la voce del Padre e lo
Spirito sotto forma di colomba. Si dice che i cieli si sono aperti “a Lui”; forse “per lui”: perché tutti ascoltano
e vedono questa grande proclamazione, fatta direttamente da Dio nel solenne momento iniziale della
missione del Suo Figlio. Lo Spirito sarà fondamentale in questa missione. Nei Sinottici la voce del Padre si
farà poi sentire solo ai tre apostoli testimoni della trasfigurazione (Mt 17,5). Ma c’è una terza volta in cui “la
voce” si farà sentire: nel Vangelo di Giovanni, al cap.12 e vale la pena ricordarla. Gesù ha già fatto l’ingresso
solenne a Gerusalemme, alla fine della missione, e la dirigenza giudaica ha già deciso di farlo morire, poco
prima della Pasqua; addirittura vorrebbero uccidere anche Lazzaro risuscitato, perché tanti ora credono per
lui (Gv 12,10). Tra i pellegrini arrivati a Gerusalemme ci sono “dei Greci”. Chiedono a Filippo di vedere Gesù
(da 12,20 in poi). Filippo e Andrea gli fanno la richiesta. Egli accetta e ricorda a quella gente alcuni dei
principi che ha predicato, mescolandovi il cenno alla sua morte imminente e al suo turbamento. Ribadisce il
suo impegno a dar gloria a Dio in quel tragico momento. E’ lì che “la voce” si fa sentire, al punto che la
gente dice che è un tuono o che un angelo gli ha parlato (12,29). Ogni giorno, all’inizio del Breviario,
recitiamo il Sal 94 (nella Bibbia 95), dove siamo quotidianamente ammoniti: “se ascoltaste oggi la sua voce:
non indurite il cuore…” (v. 7s.).

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