a cura di don Enzo Cortese

Commento alle Letture di Domenica 4 dicembre 2022

Is 11, 1-10
La figura che campeggia nelle due prossime domeniche d’Avvento è quella di Giovanni Battista. Ma andiamo con ordine: come prima lettura ci viene presentata l’ultima delle bellissime profezie, autentiche, di
Isaia. Sono sorte al tempo del re, piuttosto miscredente e pauroso, Acaz, attorno al 740 a. C. e riguardano il
nascituro discendente Ezechia, uno dei re migliori della storia d’Israele, cui si sono appese, come a un
attaccapanni, le principali profezie del Messia; l’altra, sul figlio appena nato, la leggeremo nella “messa di
mezzanotte”. Entrambe si augurano la pace. Quella di oggi ha l’enfasi sulla giustizia di questo principe e la
sua protezione dei poveri, ma finisce nella famosa pace tra il lupo e l’agnello (11,6). La prima profezia,
infine, la leggeremo Domenica 18, l’ultima di Avvento. Sono quelle di cui s’è sempre nutrita la nostra fede e
che oggi riprendiamo pensando specialmente all’Ucraina e ai tanti altri mali del mondo.

Sal 71 (nella Bibbia 72)
E’ l’ultimo del 2° libro del Salterio, alla fine del 2° gruppo dei Salmi “davidici” e uno dei salmi messianici più
belli e antichi. Un suo schema l’hanno trovato tra quelli dei re assiri, nel sec VIII a. C. E’ un peccato leggerne
solo qualche versetto. Per Natale dovrebbe essere il costante nutrimento della nostra fede, della nostra
speranza e della nostra orazione perché Dio conceda a tutto il mondo un Buon Natale. Non è escluso che
fosse in uso almeno ai tempi di Ezechia, dopo il 716 a.C. Del Sal 72,10-15 leggeremo e pregheremo ancora
coi Re-magi all’Epifania.

Rom 15,4-9
Siamo alla conclusione della grande lettera, appena prima dell’epilogo, sui prossimi progetti formulati da
Paolo, prima di salpare, anche se, questa volta, lo fa da prigioniero ed in viaggio per Roma. Possiamo
aggiungervi, come nostro augurio vicendevole, il v.13, come all’inizio del brano, ancora sulla Speranza,
quella “che viene dalle Scritture”, consolanti (v.4).”Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di
ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo.” L’apostolo
ribadisce qui la salvezza sia per i Cristiani circoncisi che per quelli Gentili.

Mt 3,1-12
Facciamo un salto alle epoche dopo il Natale e contempliamo i due grandi personaggi che iniziano la vita
pubblica e il Battesimo di Gesù. Oggi il principale è il Precursore. E’ di famiglia sacerdotale e dovrebbe
vivere vicino al tempio, come afferma Luca di Zaccaria, suo padre, all’inizio del suo Vangelo. Di sua madre
dice addirittura che era discendente di Aronne (Lc 1,60). Perché Giovanni si è allontanato dal tempio e dalla
famiglia? Forse ragionava come quegli Esseni che, vivendo “nei crepacci delle rocce” (Is 2,21), aspettavano
bellicosi il castigo di Dio. Compaiono nel sec.2° a.C., piuttosto lontani dal Tempio, come poi quelli di
Qumran, scoperti dagli archeologi quasi un secolo fa. Fanno a meno del tempio, almeno questi ultimi, per le
tante bruttura dei sommi sacerdoti. La corruzione dei sommi sacerdoti era già cominciata molto prima; fin
dal tempo del dominio di Antioco Epifane (175 a.C.), il successore di Alessandro magno, che tentò di
paganizzare Israele e provocò la rivolta dei Maccabei. Poi, ancora dopo il risanamento operato dalla rivolta
maccabaica, lottavano disonestamente per il sacerdozio Ircano II e Aristobulo. E’ attorno al 50 a.C, che quei
gruppi dissidenti, disgustati, si erano installati appunto a Qumran. Tra i tanti libri biblici là scoperti, si eran
fatti anche una “regola di guerra” e “della comunità”, e vivevano segregati. E Giovanni, ottant’anni ancora
dopo, predicava là vicino, sul Giordano. Può darsi che ne fosse influenzato. Ormai, già sotto i Romani, i
discendenti di Erode cercavano di impossessati o di controllare anche il culto centrale, pur non essendo
neanche Ebrei, portando la corruzione al massimo. Anche della persecuzione ai Cristiani, dalla morte di
Stefano in poi, sono responsabili soprattutto i sommi sacerdoti. Nelle pagine della tavola cronologica della
B. di Gerusalemme si dice che è il Sommo sacerdote Anan a far lapidare Giacomo. Le rivolte degli Ebrei
continueranno fuori controllo e contro tutti, finché i Romani metteranno fine a tutto, distruggendo anche
sacerdozio e tempio, nel 70 d.C. E’ probabilmente per tutto questo che nel nostro brano Giovanni Battista
se la prende soprattutto con i suoi controllori, Farisei e Sadducei, venuti dal tempio di Gerusalemme (Lc
3,7-10), e invita anche noi alla penitenza o conversione. Peccato che ci fermiamo prima del v.12, quello sul
“ventilabro”, lo strumento per togliere le scorie dal grano, agitandolo in aria.

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