Commento alle Letture di Domenica 31 luglio 2022 a cura di don Enzo Cortese

Qo 1.2;21-23
I versetti messi nella prima lettura riferiscono il pensiero generale di questo libro, detto anche Ecclesiaste,
parola che traduce fedelmente l’altra: “colui che raduna l’assemblea”. Viene detto “figlio di Davide”,
dunque è Salomone, che al termine d’una vita molto ricca e intensa (anche sessualmente: si veda 1 Re11),
conclude negli 11 capitoli che “tutto è vanità”. Non va confuso con l’Ecclesiastico, o Siracide, che non è nel
canone ebraico, ma solo in quello cristiano. Il brano è una buona introduzione all’insegnamento di quello
evangelico di oggi. Il libro non vuol insegnare il pessimismo totale ma la serenità e la moderazione (si veda
p. es. 9, 1-9), anche se manca ancora la più serena e luminosa prospettica del NT.
Sal 89 (nella Bibbia 90)
La scelta del salmo è ancora nella linea del pessimismo del brano precedente. E’ la mentalità dell’AT, che ci
vuol insegnare ancora qualcosa e non va buttato via. Tre volte si parla dell’ira di Dio (90, 7s. 9 e 11) e la
nostra maniera, a volte sdolcinata, di interpretare i rapporti cristiani con Dio, va ripensata. Anche Gesù l’ha
sperimentata nella passione e sulla croce, recitando il Sal 22, del quale, ‘sta volta esagerando dall’altra
parte, noi dimentichiamo l’ultimo brano, quello della risurrezione. Anche le prove che stiamo
sperimentando in questa calura, nella siccità, nella guerra in Ucraina, anche quelle ancora più gravi di tanti
esseri umani, immigrati, malati, affamati, anche la stessa morte, vanno sperimentate talvolta come ira
divina. Ma il sentimento del popolo cristiano, guidato dalla Chiesa, non perde la speranza, continua a
sentire la bontà del Signore (90,17), perché le vive in unione a Gesù crocifisso.
Col 3,1-5.9-11)
Siamo già alla fine della lettera, cominciata il 10 del mese, saltando molte cose e tutto il capitolo finale.
Abbiamo notato le somiglianze con quella agli Efesini, ma vale la pena notare alcune differenze,
specialmente le omissioni. Ef 4 parla della struttura della Chiesa e Ef 6 ha il famoso brano sulla famiglia (la
moglie sottomessa al marito). Forse perché Efeso è una comunità molto più solida, grazie ai lunghi
soggiorni di Paolo, che ne ha fatto, con Corinto, uno dei due poli della sua attività. A Efeso ci sarà poi
Giovanni (anche Patmos, con le visioni dell’Apocalisse, è di fronte a Efeso). A Colossi la fede non è fondata
dai grandi Apostoli e forse è ad un livello più basso. Ma Paolo spinge in alto col brano che leggiamo sempre
a Pasqua (3,1-4) e quello (3,11) che elimina privilegi e divisioni.
Lc 12,13-21
Da Lc 11,13 ultimo versetto del vangelo di domenica scorsa, saltiamo a 12,13. Se uno non prende in mano
la Bibbia e sta al lezionario non si rende conto di quante cose sono saltate nella cosiddetta lettura continua
del Vangelo. A volte le omissioni si potrebbero spiegare perché non si vuol ripetere i brani uguali degli altri
sinottici, letti nei loro anni: p.es. il discorso contro i Farisei di Lc 11,37-54, letto in Mc 12, 38-40 alla Dom.
xxxii di quell’anno. Altre volte si tratta di frasette, che, da sole non sono sufficienti per un vangelo
domenicale: p.es. la risposta di Gesù alle felicitazioni della donna, proprie del solo Lc (11,27s.). Il Vangelo di
questa domenica è invece sufficientemente ampio. Qui sorge l’altra difficoltà: quella di capire i criteri di
Luca nella disposizione dei brani lungo il suo viaggio. Il tema della cupidigia (così titola il brano la mia
Bibbia), che di per sé non ha a che fare con quello della povertà evangelica, viene anteposto a 12,22-34,
saltato anch’esso in gran parte domenica prossima, e quest’ultimo, sulla povertà, viene da Lc posticipato
rispetto all’ordine di Mt nel discorso della montagna (Mt 6,25-34), in modo che la lotta alla cupidigia
diviene la premessa di quella per la povertà. A volte i salti della liturgia sono pericolosi e possono diventare
delle scuse, per sorvolare sulla povertà evangelica!

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