a cura di Enzo Cortese

Commento alle Letture di Domenica 29 gennaio 2023

Sof 2,3;3,12-13
Il piccolo libro di Sofonia (solo 3 capitoli) è forse il più difficile da digerire. E’ pieno di invettive e minacce, anche per Gerusalemme. Il profeta è contemporaneo del re Giosia, morto inaspettatamente, dopo la sua
grande riforma, basata sul Codice deuteronomico. Spunta la potenza babilonese, non ancora condannata;
lo è invece quella assira (2,13ss.), responsabile della distruzione dell’Israele del Nord. Si prendono le uniche parole consolanti, dopo l’annuncio dei castighi a tutti, sul “popolo povero”, per intonare il tema del Vangelo: “Beati i poveri in spirito”. In effetti non sarebbe giusto che anche i poveri fossero castigati con i ricchi. Bisogna anche tener presente che dopo Giosia comincia il drammatico crollo del regno di Giuda;
compaiono gli ultimi re, incapaci; poi essi scompaiono e il popolo di Dio diventa succube di Persiani, Greci e
Romani. Per capire oggi la .. rabbia di Sof possiamo partire dai recenti scandali di cui tutto il mondo parla, a
cominciare dalle prepotenze russe sull’Ucraina, dai soldi del Qatar per corrompere l’Europa e da quelli che
rovinano il Calcio, dagli altri scandali sportivi miliardari e di quelli dello spettacolo e dei suoi artisti. Per non
parlare della droga e chi se ne arricchisce e del commercio degli armamenti. Su tutto va ricordato
l’atteggiamento irreligioso odierno che ci allontana da Dio e dalla sua legge anteponendogli i nostri capricci
e le nostre voglie, coi divorzi, le unioni non cristiane, gli aborti, l’eutanasia e tante incitazioni al male.
Eppure su otto miliardi di persone al mondo ce ne sarà una grande quantità che costituisce il “ popolo
umile e povero” promesso da Sofonia. Non dobbiamo dimenticarlo.

Sal 145 (nella Bibbia 146)
Dopo aver sfiduciato i potenti (vv. 3s.), a partire dal v. 5 proclama l’aiuto di Dio alle varie categorie di
poveri, che continua il tema della prima lettura e prepara al Vangelo. Non è preghiera rivolta direttamente
a Dio, ma dichiarazione del cantore agli oranti. Con i due salmi successivi, nel Greco è detto “di Aggeo e
Zaccaria”, i due profeti che hanno spinto i superstiti dall’esilio babilonese alla ricostruzione del tempio e delle mura di Gerusalemme e alla vita conforme alla legge religiosa.

1Cor 1, 26-31
Che la vera sapienza sia la stoltezza della croce e non dei sapienti del mondo lo comprendiamo meglio se
ricordiamo che Paolo ne viene dal fallimento di Atene, all’Areopago (At 17). Il tema di questa lettura
continua il tema di domenica scorsa, indipendentemente da quello generale delle altre letture; così è nelle
domeniche del tempo ordinario. Ma l’atteggiamento umile suggerito da Paolo ai Corinti può collegarsi
anche al tema generale del popolo umile e povero, voluto dal Signore; un popolo cosciente della presunta
inferiorità dei cristiani agli occhi di quelli che vogliono saperla lunga e si regolano sulla mentalità “moderna”
del mondo e della sua cultura.

Mt 5,1-12a.
Non si capisce perché si debba cancellare il v. 12b: sul trattamento degli antichi profeti, simile a quello
subìto dai seguaci di Gesù. Ad ogni modo la povertà insegnata da Lui è la realizzazione della promessa di
Sofonia. Siamo arrivati alle “beatitudini”, che in Mt sono 8 e in Lc 6 sono 4, contrapposte ad altrettanti
“guai” ai ricchi. Sarebbe troppo lungo confrontarle, ma è interessante ricordare i paragoni di 6,23b e 26b,
sull’analogo trattamento dell’AT ai profeti, veri o falsi, tirando in ballo anche questi ultimi. Meglio
concentrarsi sugli 8 punti di Mt, che mi sembrano uno sviluppo accurato e armonico della povertà cristiana.
Essa abbraccia anche il pianto, la mitezza e la “fame della giustizia”. E perché questa non diventi violenza la
si corregge con la misericordia e con “i puri di cuore”, per aggiungervi il proprio esame di coscienza sulla
coerenza delle nostre istanze di giustizia, che spesso sono retoriche e incoerenti: si pensi alla tattica della
dialettica marxista, che inasprisce l’opposizione ricchi-poveri per spingere alle rivoluzioni.Solo con la mitezza e la fame di giustizia si può essere veri pacificatori. Da ultimo si ricorda che questa condotta povera costa delle persecuzioni e non dei successi!

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