A cura di don Enzo Cortese

Commento alle Letture di Domenica 23 ottobre 2022

Sir 35,15b-17.20-22a
Per preparare l’ultimo insegnamento del “viaggio lucano” (Lc 9,51-18,14) sulla preghiera umile, che leggeremo nel Vangelo , si prendono dei ritagli dal Siracide o Ecclesiastico, libro deuterocanonico assente nella Bibbia ebraica, sulla preghiera di orfani, vedove e degli umili: preghiera ascoltata da Dio! Si continua
nella tormentata preghiera successiva del cap.36,1-19, contro le nazioni (si veda la nota relativa nella Bibbia
di Gerusalemme), messa in parte nelle lodi del nostro Breviario (lun. della 2a sett.), dove, ovviamente
dobbiamo ripensare la contrapposizione: tra noi eletti, cioè la Chiesa, e i pagani. La sgradevole contrapposizione di Israele e noi (le nazioni) richiama forse la situazione ellenistica di Israele sottomesso ad Alessandro Magno o i successori (Diadochi). Vale la pena ricordare che porterà alla famosa ribellione dei Maccabei.

Sal 33 (nella Bibbia 34)
E’ un tardivo salmo “alfabetico”; ce ne accorgiamo solo se abbiamo in mano la Bibbia. Preghiera poetica
sapienziale, proposta, sempre in versi, come riflessione consolante ed esortazione morale (v.14s.) a tutti,
specialmente ai poveri (v.3.12), per assicurare loro, a chi è umile e contrito (v.19), la protezione divina. Non è mai rivolta a Dio. Non ha più lo schema solito dei salmi, che, nelle fasi precedenti, avevano la struttura di
canto rivolto a Dio, individuale ma del re o per il re e il suo popolo, da cantare pubblicamente e
comunitariamente nel tempio, contro nemici o altri mali. In essi e in quelli di lode e ringraziamento è
naturalmente più difficile l’atteggiamento umile, richiesto nel vangelo.

2Tim 4,6-8.16-18
Terminiamo oggi questa lettera, bella per la forza manifestata da Paolo, prigioniero a Roma (1,17), nel
sostenere il suo discepolo, ma bella anche per i momenti di debolezza manifestati più volte (1,16),
specialmente ora che egli è già versato in libagione e si sente abbandonato da tutti (4,10.16), anche dalla
chiesa di Roma! O perché è oppressa lei stessa dai nemici o perché comincia a camminare colle sue gambe,
ora che gli apostoli finiscono. Solo Luca gli è vicino (v.11)! E viene a proposito:
Lc 18,9-14
Ed eccoci alla preghiera del fariseo e del pubblicano, importante insegnamento per la nostra preghiera. Qui
non è una preghiera pubblica, comunitaria, ma privata. L’atteggiamento insegnato però vale per ogni forma
di preghiera e di rapporto con Dio. Si oppone a quello superficiale e arrogante, che può portare alla
ribellione e alla bestemmia. A volte all’arroganza possono spingerci le stesse nostre manifestazioni cultuali
grandiose, come certe adunate viste alla TV, fonti d’un certo orgoglio religioso. O anche l’entusiasmo di
salmi e inni ancora animati dallo spirito dell’AT. Il campo della preghiera nella Bibbia è immenso; è
impossibile descriverlo. Se uno desse uno sguardo alla pagina molto bella della mia vecchia Bibbia delle
Paoline, alla voce “Preghiera”, se ne renderebbe conto. In settimana abbiamo anche un bello stimolo alla
preghiera nella “Lettera a Proba” di Agostino, che stiamo leggendo nel Breviario. Le prime due lezioni mi
sembra che si potrebbero riassumere dicendo che la preghiera è un andare verso le radici di tutti i desideri
umani; anche quelli cattivi, perché, come dice lui all’inizio delle “Confessioni”, il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Dio. Tornando alla preghiera umile, alla fine, possiamo concludere che la preghiera cristiana è quella informata dalla croce. Gesù crocifisso è il massimo modello e la sua preghiera è il massimo dell’umiltà. La vediamo spesso nel mondo cristiano, specialmente oggi, quando ci presentano le immagini
delle case sventrate degli Ucraini, dove rimane appeso qualche crocifisso o le immagini di Gesù e della Madonna, oppure negli ospedali, coi malati o le infermiere che hanno appeso al collo una crocetta. Se pensiamo a tanta gente che soffre e prega, ci rendiamo conto che la preghiera del samaritano è molto
diffusa anche oggi.

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