a cura di don Enzo Cortese

Commento alle Letture di Domenica 13 novembre 2022

Ml 3,19-20 a
Verso la fine dell’anno liturgico vale la pena di andare all’ultimo libro del canone dell’AT cristiano cioè a
Malachia (nella bibbia ebraica l’ultimo libro è le Cronache). A Malachia verrà poi collegato Giovanni
Battista, quando predica l’inizio dell’attività di Gesù, perché segna il passaggio al NT: il profeta infatti finisce così in 3,29: “ecco vi invio Elia il profeta, prima che venga il giorno del Signore…”. Elia è Giovanni Battista. Di bquel giorno del Signore Malachia dice, molto severamente: è come una fornace, ma dopo spunterà il sole di
giustizia.

Sal 97 (nella Bibbia 98)
E’ il penultimo della serie dei Salmi di JHWH-Re, che si trovano nel 4° libro del Salterio. E’ scelto perché
nell’ultimo versetto ci dice che JHWH (il Signore) “viene a giudicare la terra… e i popoli”. Questo è il giorno
del Signore, anche se nel salmo non è chiamato così, e noi siamo invitati a inneggiare e ad acclamare già
adesso (vv. 4s.). Dio “viene” già ora e verrà “in quel giorno”. La salvezza si manifesta ora e in quel giorno.

2 Ts 3,7-12
Sul finire della lettera, letta nelle ultime domeniche, c’è un ammonimento importante: non solo di non
essere fannulloni, ma di non creare disordini. L’avverbio di “a-tàktos” (dis-ordinato), tradotto giustamente
“disordinatamente”, ricorre due volte (in 3,6 e 11); per denunciare non solo chi crea disordini nella
comunità paolina di Tessalonica, ma in tutto il mondo oggi. La propaganda odierna nei media sul divorzio e
l’aborto è una di queste cose. E non è certo l’unico disordine nel mondo. Al disordine sembra orientata già
tutta l’educazione dei bambini: a scuola o a casa, per spingerli al loro lavoro, si cercano modi divertenti e
non più l’antico uso della bacchetta sulle mani per correggerli! Poi ci sono le corse disperate delle madri a
portarli, fuori dell’orario scolastico, a danza o a calcio, magari nell’illusione di avviarli al mondo ricco e al blavoro da modella o da calciatore! Così si moltiplicano già le irrequietezze dei bambini di oggi. A un lavoro butile per la società si rinuncia anche per guardare la televisione o andare al bar. Quanto perditempo! Ma il
disordine peggiore lo creano quelli che spingono alla guerra. Quanto lavoro serve al contrario dello scopo
giusto; pensiamo a quello di fare le armi, a quello dei mafiosi nello smercio della droga! L’ideale sarebbe di
prepararsi e cercare un lavoro che serva a creare e mantenere una società ordinata. E’ invece difficilissimo
creare e regolare il lavoro, oggi!

Lc 21,5-19
Nella lettura del vangelo di Luca siamo arrivati ai discorsi della sua settimana finale, prima dell’ultima cena.
Gesù continua a profetizzare la distruzione del tempio, unendola a quella delle tante guerre, dei terremoti e
delle persecuzioni agli apostoli e ai cristiani (solo Luca dice che, nella nostra difesa, non ci sarà torto un
capello: 21,16), coll’avviso a non lasciarsi ingannare sulla sua venuta. La distruzione del tempio e di
Gerusalemme, avvenuta 2000 anni fa, 40 dopo la profezia, è anche una prefigurazione della fine del
mondo; perciò nel discorso esse si confondono, pur rimanendo così distanti. Ma, nell’interminabile
intervallo, esse sono tragicamente presenti al momento della nostra morte, quindi ben vicine. Se ci
pensiamo, essa e le altre prove della vita, sopportate evangelicamente, ci aiutano a prepararci. Dunque fine
di Gerusalemme e fine del mondo non sono affatto eventi che non ci riguardano.

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