a cura di don Enzo Cortese

Commento alle Letture di Domenica 11 dicembre 2022

Is 35,1-6a.8a.10
Questa che leggiamo, è l’ultima bella profezia della prima parte del libro di Is (che va dal cap. 1 al 39); dopo,
i capitoli sono quelli di 2Re,18ss. Però questa parte non è del profeta, ma di chi, almeno due secoli dopo,
tira le somme del piano generale di Dio nella storia umana, dopo l’esilio babilonese. E’ un’apocalisse;
comprende anche Is 34, castigo dei cattivi, impersonati dal popolo di Edom, il vicino meridionale del superstite popolo di Giuda. E’ curioso che negli oracoli contro gli altri popoli (Is 13-23) non figuri ancora questo popolo. Dev’essere quello che più ha approfittato delle sventure causate al tempo dei Babilonesi, nel sec. VI a.C., due secoli dopo Isaia e gli Assiri, trattenendosi parte del paese. Is 35 è stato scelto per questa domenica perché vi fa riferimento Gesù nel rispondere all’angosciosa domande del Suo
predecessore, finito in carcere, nell’imminenza della sua decapitazione, come vedremo nel Vangelo.
Possiamo cominciare a lasciarci cullare anche noi nel clima natalizio, pensando però al traguardo finale, quello dopo questa vita.

Sal 145 (nella Bibbia 146)
Inizia l’Hallel (alleluia) finale, con cui si concludono i salmi. Con 146s. nell’antica traduzione greca è
attribuito ai profeti Aggeo e Zaccaria, che stimolarono alla ricostruzione del tempio dopo il ritorno degli
esuli da Babilonia; nel 515 a.C. la mia Bibbia data la sua consacrazione. Echeggia anch’esso i miracoli divini
già descritti in Is 35 e poi annunciati da Gesù nel brano evangelico.

Gc 5,7-10
Forse è il primo vescovo di Gerusalemme l’autore della lettera, scritta alle 12 tribù, sparse nel mondo,
ancora senza le polemiche della distinzione tra i cristiani-Giudei o cristiani-pagani, polemiche che hanno
portato alla separazione. Aspettiamo ancora, come lui ci esorta, ma gli uni senza vederLo e noi preparando,
per ora il Natale della sua prima venuta, di 2000 anni fa. La pazienza è richiesta ad entrambi, una pazienza,
che dev’essere un’attesa della Sua venuta. Gli agricoltori, termine di paragone nel testo, hanno ottenuto
qualcosa anche quest’anno, almeno in generale, nonostante la siccità o le altre sventure dell’annata. E noi
con loro. Grati al Signore, ci prepariamo a Natale, continuando a chiedere e cercando Lui, più che ogni altro dono.

Mt 11, 2-11
Il Giovanni Battista, predicatore così vigoroso della precedente domenica, è ormai in carcere. In Mt 14 si
narrerà la sua decapitazione. Gesù non ha fatto niente di quello che egli sperava; solo le belle parole di Is 35
e del Sal 146 e quelle spese fino a Mt 11,14. Lì Egli lo presenta come il tassello importante della parte, ancor
più dolorosa, della propria missione, cui Egli comincia a prepararsi. Non si nasconde per paura. Vuol solo
cercare che le cose non si compiano fuori della data stabilita. Prima deve preparare anche il suo ingresso
trionfale a Gerusalemme. E’ significativo quanto dice in Gv 7,1-10 ai suoi parenti, che non conoscevano
neanche le tre predizioni della sua passione, morte e risurrezione fatte agli apostoli e da loro poco capite.
Quando sarà ora, Gesù non si tirerà indietro. Pensiamo a quelli che, nel prossimo Natale, si trovassero come
il Battista, senza il desiderato aiuto richiesto nella loro preghiera a Gesù Bambino. Quanti sono!

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