Commento alle Letture di Domenica 1 gennaio 2023

Num 6,22-27
E’ giusto iniziare l’anno con questa antica benedizione solenne tratta dal libro dei Numeri. Ma vale la pena
integrarla con un corrispondente proposito di osservare la legge, che, specialmente nell’AT, le era
premessa, come risulta dalle tante rinnovazioni d’alleanza con Dio prescritte per Israele. Si veda Deut
26,10ss. o anche tutto Giosuè 24, rinnovazione dell’alleanza al termine della distribuzione della terra
conquistata. Già gli Ittiti in Turchia, nel 1500-1300 a.C., concludevano così i loro trattati , con benedizioni e
maledizioni invocate dalle loro divinità. Ancor prima, nel 1800 a.C., Hammurabi in Irak invocava la
maledizione delle varie divinità per chiunque manipolasse o cambiasse le sue leggi: le possiamo vedere
ancora scolpite nella stele al Louvre. Sull’osservanza della legge di Mosè è poi nata un’interpretazione
errata: quella di ritenere che il frutto salvifico della benedizione sia dato dall’osservanza della legge stessa,
cui invece S.Paolo contrappone la fede. E’ interessante il suo discorso di Gal 3,10, dove egli dice maledetto
chi conta su quell’osservanza, mettendo così alle strette gli avversari; lo dirà più ampiamente ai Romani, di
cui la lettera precedente è come l’abbozzo. Egli si basa su Deut 27, un testo imbarazzante per i Giudei, con
l’elenco di 12 maledizioni. Vi mancano poi le benedizioni, probabilmente scritte anch’esse nell’antico rito in
uso a Sichem, dove 6 delle dodici tribù invocano 12 maledizioni, ma delle benedizioni alle altre non si parla!
In Gal 3 si mostra che la benedizione viene invece da Abramo e dalla sua fede, in germe già fede in Cristo,
ben prima che arrivi la legge giudaica di Mosè. E’ anche bello che in Gal 3,13s. si dica che Gesù ci libera,
divenendo lui maledizione sulla croce; perché Deut 21,23 maledice chiunque è appeso ad un legno. Questo
per ricordarci da Chi dobbiamo aspettare la benedizione invocata all’inizio dell’anno. Il che non ci libera
affatto dal nostro impegno, contro chi dicesse: pecca fin che vuoi, basta che creda.

Sal 66 (nella Bibbia 67)
Il 2° gruppo di “Salmi di Davide”, contenuto nel 2° libro del Salterio, è interrotto dai sall. 66s., che hanno
altri titoli. In Sal 66 sono invitati “i popoli” a benedire Dio, che ha liberato Israele dalle prove dell’esilio
babilonese. Il nostro Sal 67 invoca più volte ( vv. 2.7 e 8) la benedizione divina, motivo per cui è stato scelto.
Più del precedente, coinvolge ampiamente i popoli nella lode e nella visuale religiosa: il ritornello è una
lode dell’agire salvifico di Dio, presente nelle vicende umane. In Gesù, figlio di Israele, la benedizione di Dio
è inviata a tutti gli uomini.

Gal 4,4-7
E’ l’unico testo dove S. Paolo parla in qualche modo della Madonna e perciò lo leggiamo ora, per ottenere
all’inizio dell’anno, per sua intercessione, il riscatto dalla legge, di cui abbiamo proprio parlato prima, e
“l’adozione a figli”, col dono dello Spirito (4,5s.). E’ troppo presto per interpretare questa figliazione anche
in senso mariano. Forse la Madonna se l’era portata con sé Giovanni, e Paolo non ha avuto a che fare con
lei. Noi all’inizio dell’anno sentiamo ugualmente questa figliazione mariana, pensando a Gv 19,26s. Il
riscatto dalla legge e la vita di figli adottivi però oggi diventano difficili anche ai cristiani. Tanti si trovano in
situazione di peccato per scelte da cui non possono più neppure uscire se volessero; pensiamo alle coppie
irregolari e non dobbiamo certo tornare a proclamare i peccatori pubblici, ma anche nelle circostanze
normali oggi, al ricorso ai confessori per “vivere in grazia di Dio” si preferisce quello ai psicologi. Che la
madre di Dio aiuti almeno a conservare il desiderio di vivere in grazia e non nella maledizione, esortati dalla
Chiesa, che ci fa ritenere sempre peccatori; in maniera di essere pronti a chiedere perdono almeno alla fine.
Santa Maria…prega per noi…nell’ora della nostra morte.

Lc 2,16-21
Il versetto importante e prezioso per noi a capo d’anno è il 19: nel racconto dell’infanzia di Luca vediamo
Maria che conserva e medita gli eventi sacri. Sono le prime meditazioni riferite sopra suo Figlio, quand’è nato. Sono menzionate anche alla presentazione del bambino al tempio (v. 33; qui, con Giuseppe, la
meraviglia) e quando ve l’hanno ritrovato da ragazzo (50 e 51). Maria le ha fatte per tutta la sua vita queste
meditazioni ed è modello per noi se vogliamo capire Gesù e il mistero della sua umanità e divinità. E’ bello
immaginare la graduale fede e comprensione privilegiata di Gesù nel cuore di sua Madre, simile a quella di
tutte le madri del mondo per i loro figli. Compresi i momenti più difficili e dolorosi; quelli di tante altre
vicende, belle e brutte, che noi non sappiamo, fino a quelle di quand’era in croce. Sono meditazioni che si
allargano a cercare di capire tutti i misteri del mondo e della storia dell’umanità, passati, presenti e futuri.
Che Maria guidi anche noi e la Chiesa, in un mondo così difficile, questo nuovo anno.

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