Avvento wpp

Avvento 2022

INCONTRI D’AVVENTO 2022

SALMO 121 (122) – da recitarsi a cori alterni
1Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore».
2 E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme!
3 Gerusalemme è costruita
come città salda e compatta.
4 Là salgono insieme le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge di Israele,
per lodare il nome del Signore.
5 Là sono posti i seggi del giudizio,
i seggi della casa di Davide.
6 Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano,
7 sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.
8 Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
9 Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.

PER LA COMPRENSIONE
· Il salmo probabilmente fu scritto dopo la ricostruzione del tempio e delle mura di Gerusalemme al ritorno dall’esilio a Babilonia1; infatti la grande gioia alla notizia che “Andremo alla casa del Signore”, presuppone un fatto straordinario, a lungo atteso, e non solo uno dei tre pellegrinaggi annuali prescritti dalla legge2.
· Al centro dell’attenzione di chi ha scritto questo testo, non c’è il tempio (come in molti altri salmi) ma proprio la città di Gerusalemme. Due sono i motivi di questa centralità: la città viene celebrata come il centro dell’unità religiosa per la presenza del tempio e come centro del governo civile.
· Nella seconda parte, a partire dal versetto 6) il tema è quello della pace:6 Domandate pace per Gerusalemme:sia pace a coloro che ti amano, 7 sia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi. 8 Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: «Su di te sia pace!». Come si vede, la parola “pace” (shalom in ebraico) compare per ben quattro volte! 3
· Notiamo come all’inizio (v. 1), a metà (v.5) e alla fine del Salmo (v. 9) compaia la parola “CASA”: all’inizio e alla fine è indicata come “casa del Signore”, a metà come “casa di Davide”.
PER LA MEDITAZIONE
· Il salmo 121 viene indicato nella Bibbia con un sottotitolo “Canto delle ascensioni. ”. Un sotto-titolo che il Salmo ha in comune con altri 14 Salmi (quelli che vanno dal n. 119 al n. 133).

1 Il riferimento all’esilio di/a Babilonia ricorre sovente nei brani di Vangelo che leggeremo: l’esilio si estese dalla caduta di Gerusalemme nel 587 fino al 538, quando Ciro, nuovo re persiano, consentì agli Ebrei deportati il ritorno in Palestina.. La caduta di Gerusalemme si può leggere nel II libro dei Re (capp. 24 e 25), l’editto di Ciro nel II libro delle Cronache (fine cap. 36). Le vicende relative alla ricostruzione del tempio e della città santa si leggono nel libro di Esdra (in particolare nei capitoli da 3 a 6), che risale circa alla fine del VI secolo a.C.
2 Nel libro dell’Esodo Dio dice più volte: “Tre volte all’anno ogni tuo maschio comparirà alla presenza del Signore Dio” (23, 7 e 34,23)
3 I salmi erano e sono testi in poesia e destinati al canto, per Ebrei e Cristiani Molti di noi ricordano quando il pomeriggio della domenica nelle nostre Chiese si cantava “Vespro”, in latino

· Erano salmi scritti o almeno utilizzati dagli Ebrei che compivano il pellegrinaggio a Gerusalemme prescritto dalla legge. Il pellegrinaggio era un’istituzione importante per gli Ebrei, al punto che Luca ci dice che Gesù, insieme a suoi famigliari, compie questo pellegrinaggio appena maggiorenne (vedi Luca cap. 2,41 – 51). Questa prescrizione era certo utile per mantenere l’unità politico-religiosa del popolo ebraico ma aveva anche un valore in più; esso voleva dire che, anche quando era ormai stabilmente collocato nella terra promessa, il popolo doveva sempre sentirsi in cammino verso il suo Dio. Questo vale anche per noi; il pellegrinaggio è un’immagine della vita: dalla nascita alla morte noi compiamo un cammino, almeno spirituale.
· Il sottotitolo del salmo insieme al versetto 4 ci dicono che questo cammino è in realtà una ”ascensione”: [Per chi compiva il pellegrinaggio tradizionale lo era anche fisicamente, siccome Gerusalemme si trovava in luogo elevato rispetto ai luoghi circostanti]. Ciò vorrà dire che, lo vogliamo o no, la nostra vita è un salire verso la città di Dio.
· Il richiamo a Gerusalemme (nel salmo questo nome, Gerusalemme compare ben tre volte) vale anche per noi; anche per noi Gerusalemme è una città importante non solo (anche se non è poco) per il nostro passato di cristiani (in essa Gesù ha predicato, è morto, è risorto ed è salito al cielo, in essa si è riunita la prima chiesa cristiana, madre di tutte le Chiese, compresa la nostra) ma anche per il nostro presente di cristiani di oggi.
· Il rapporto di Gesù con Gerusalemme è stato di profondo amore. Luca ci dice che alla vista della città Gesù ha pianto: “Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi”. Mentre i pellegrini del salmo 121 provavano gioia al vedere la città di Davide, Gesù piange su di essa. Gerusalemme è la città che lo rifiuta, come ha rifiutato e ucciso i profeti prima di Lui. E’ la città in cui Gesù sarà crocifisso. Ma in essa Dio dimostra per sempre la Sua fedeltà facendo risorgere Gesù .
· Essa è la città della cattiveria degli uomini che uccidono i profeti ma è anche la città dell’amore fedele del Padre che non ha abbandonato il nostro fratello Gesù alla morte e così farà per tutti noi. In questo modo, Gerusalemme non cessa di essere la città di Dio e di meritare tutti i meravigliosi elogi che leggiamo in questo salmo (“città salda e compatta” v. 3; città “in cui salgono le tribù per lodare il nome del Signore”, v. 4; città in cui sono “posti i seggi del giudizio. I seggi della casa di Davide”, v.5). Anzi nell’Apocalisse (l’ultimo libro del N.T.) l’autore descrive il mondo nuovo, il regno di Dio come una nuova Gerusalemme (Apocalisse cap. 21).
· Con una novità straordinaria, rispetto alla Gerusalemme terrena: in essa non ci sarà alcun tempio: “Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte” (Ap. 21, 22-26).
· Il nostro rapporto con Dio non avrà più bisogno della mediazione di un tempio di pietra perché il velo del tempio si è squarciato e noi uomini abbiamo la speranza di vedere Dio senza veli: “Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”.(1Giovanni 3,2)

PER Il DIALOGO INSIEME
à Secondo la prima lettera di Giovanni noi vedremo Dio senza bisogno del tempio. Ora però noi viviamo in un tempo in cui dobbiamo “chiedere pace per Gerusalemme”, cioè anche per la Chiesa. Cosa possiamo fare perché la nostra chiesa (parrocchia, diocesi, chiesa universale) possa essere testimone di pace nelle coscienze e tra i popoli, soprattutto in questo tempo di guerra?
à Nel Salmo 121 si dice che le tribù salgono “insieme” (v. 4). Cosa possiamo fare per dare concretezza alla comunione, partecipazione e missione come ci chiede il Sinodo che è in corso di svolgimento anche nella nostra Diocesi?

IL VANGELO
lettore: dal vangelo secondo Matteo (24, 37-44)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37 Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo. 38 Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s’andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39 e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell’uomo. 40 Allora due saranno nel campo; l’uno sarà preso e l’altro lasciato; 41 due donne macineranno al mulino: l’una sarà presa e l’altra lasciata. 42 Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà. 43 Ma sappiate questo, che se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte il ladro deve venire, veglierebbe e non lascerebbe scassinare la sua casa. 44 Perciò, anche voi siate pronti; perché, nell’ora che non pensate, il Figlio dell’uomo verrà.

PER LA COMPRENSIONE
Il brano proposto appartiene a quella che, nell’introduzione al Vangelo di Matteo, abbiamo indicato come “quinta parte” e che abbiamo caratterizzato così: – C) Il Cristo si rivolge per l’ultima volta ai discepoli prima della passione per istruirli sui tempi della Chiesa (capp. 24 e 25). Il discorso “escatologico”. E’ l’ultimo dei cinque discorsi di Gesù, di cui si compone il primo vangelo
La parola “escatologico” viene dal greco (“éscaton”: la fine; o “éscata”: le cose che avverranno alla fine) e viene usata per indicare le cose, gli avvenimenti relativi alla conclusione della storia e al ritorno del Signore. Quello che nel Credo della Messa professiamo: “e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo Regno non avrà fine” talora il ritorno del Signore viene indicato con la parola “parusìa” che vuol dire “presenza” o “avvicinarsi della presenza”).

· Il tema che tutto il capitolo affronta è quello della fine: “Sedutosi (Gesù) poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo». (cap.24,3). Probabilmente, quando Matteo scrive il discorso contenuto in questo capitolo e nel successivo, la sua comunità sta vivendo una situazione contraddittoria.
· Da una parte, l’entusiasmo dei primi anni dopo l’ascensione di Gesù si stava affievolendo, perché nulla sembrava cambiato. La storia sembrava non essere cambiata in nessun modo, i potenti prevalevano sempre sui deboli e la comunità di Gesù è oggetto di ostilità. Contro questi sentimenti di scoraggiamento e di tiepidezza serpeggianti nella sua comunità, Matteo cerca di confortarla, cerca di sostenerne la fede e la perseveranza.
· Dall’altra, però, nella comunità di Matteo non mancano coloro che sono affascinati dal ritorno glorioso del Signore. L’evangelista ritiene di dover mettere in guardia la sua comunità dagli equivoci che una tale attesa poteva provocare. Anzitutto la data era incerta. Pochi versetti prima dell’inizio del nostro brano, Matteo riporta questa affermazione di Gesù: “Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Mt 24, 36); di fronte a questa incertezza era inutile attendere il ritorno del Signore da un momento all’altro. Inoltre occorreva avvertire la Comunità che il ritorno del Signore poteva non corrispondere alle attese di trionfo che alcuni si auguravano.
· Come aveva già avvertito (Matteo 16,27), il ritorno del Signore sarà certamente glorioso ma sarà anche l’occasione per rendere a ciascuno ciò che il suo comportamento riguardo al comandamento dell’amore ha comportato: “Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni”
· Quindi tutto il capitolo 24 (ed il successivo capitolo 25) è dedicato da Matteo a mettere in guardia la sua comunità dall’attesa del Signore priva della necessaria tensione a metterne in pratica il comandamento dell’amore, perché sarà su di esso che il Signore valuterà il valore della nostra attesa del Suo ritorno.
PER LA MEDITAZIONE
· Il brano si compone di una serie di parabole brevi: i giorni di Noè (vv.37 – 39), i due uomini nel campo e le due donne alla macina (vv. 40-41) e il padrone di casa e il ladro (vv. 43- 44).
· Tutte queste parabole mettono in evidenza la necessità della vigilanza come è esplicitamente detto nell’ultimo versetto del brano: “anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo” (Mt 24, 44). Questo richiamo vale per tutti gli uomini, noi compresi.

PER Il DIALOGO INSIEME
Queste parole di Gesù non vogliono indurci alla paura che ci paralizza ma alla fedeltà operosa al Suo comandamento dell’amore che sarà il criterio di giudizio da Lui adottato al Suo ritorno: Come ci sentiamo a questo riguardo?
à In questi ultimi tempi si è diffuso un paralizzante clima di paura, dovuto alla pandemia, alle crescenti difficoltà economiche e alla guerra in Ucraina, al punto che qualcuno ha visto in questi l’annuncio della fine del mondo. Quale atteggiamento, secondo noi, deve assumere il cristiano che vive nella situazione di oggi?
PREGHIERA FINALE.

“Creatore di tutto ciò che esiste, Signore, edifica in noi la Gerusalemme celeste e guidaci in questo cammino verso di Te, per rischiarare noi che spesso stiamo nelle tenebre e nell’ombra della morte e per e dirigere i nostri passi sulla via della pace”. Te lo chiediamo per Gesù Cristo, tuo figlio e nostro Signore. AMEN

SECONDA DOMENICA di AVVENTO – ANNO A

Salmo 71 – di Salomone (*)
(da recitare a cori alterni: numeri dispari: primo coro – numeri pari: secondo coro)
1.Dio, da’ al re il tuo giudizio,
al figlio del re la tua giustizia;
2 regga con giustizia il tuo popolo
e i tuoi poveri con rettitudine.
3 Le montagne portino pace al popolo
e le colline giustizia.
4 Ai miseri del suo popolo renderà giustizia,
salverà i figli dei poveri
e abbatterà l’oppressore.
5 Il suo regno durerà quanto il sole,
quanto la luna, per tutti i secoli.
6 Scenderà come pioggia sull’erba,
come acqua che irrora la terra.
7 Nei suoi giorni fiorirà la giustizia
e abbonderà la pace,
finché non si spenga la luna.
8 E dominerà da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
9 A lui si piegheranno gli abitanti del deserto,
lambiranno la polvere i suoi nemici.
10 Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,
i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
11 A lui tutti i re si prostreranno,
lo serviranno tutte le nazioni
12 Egli libererà il povero che grida
e il misero che non trova aiuto,
13 avrà pietà del debole e del povero
e salverà la vita dei suoi miseri.
14 Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso,
sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
15 Vivrà e gli sarà dato oro di Arabia;
si pregherà per lui ogni giorno,
sarà benedetto per sempre.
16 Abbonderà il frumento nel paese,
ondeggerà sulle cime dei monti;
il suo frutto fiorirà come il Libano,
la sua messe come l’erba della terra.
17 Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole persista il suo nome.
In lui saranno benedette
tutte le stirpi della terra
e tutti i popoli lo diranno beato.
18 Benedetto il Signore, Dio di Israele,
egli solo compie prodigi.
19 E benedetto il suo nome glorioso per sempre,
della sua gloria sia piena tutta la terra. Amen, amen.

Proponiamo alla preghiera ed alla riflessione tutto il salmo 71, mentre nella messa domenicale si recitano solo i versetti 1, 7, 8, 12, 17.

(*) Questo Salmo è stato attribuito nella tradizione ebraica a Salomone. Questo re, infatti, era considerato un perfetto sovrano e un grande sapiente. Nell’incontro precedente, abbiamo visto che il salmo 121 veniva attribuito a Davide, come del resto altri 72 salmi (quasi la metà). Certo non tutti questi salmi sono di Davide e, forse neppure questo è di Salomone. La tradizione ebraica più che una tradizione storica è una tradizione interpretativa. Davide viene considerato grande scrittore di Salmi perché nella Bibbia si legge che era un grande cantore (1 libro di Samuele 16, 14-23) e perché aveva riorganizzato il culto (vedi il I libro delle Cronache, cap.25). Così di Salomone era ritenuto un grandissimo re e allora perché non attribuire a lui i salmi detti “regali” In realtà molti salmi sono anonimi: e questo fatto ci consente di considerarli nostri

PER LA COMPRENSIONE

 Questo è un canto regale, cioè scritto nella corte per celebrare qualche avvenimento importante: nascite, salita al trono, matrimoni, vittorie, … di un re discendente di Davide.
 il salmo è stato utilizzato nella tradizione cristiana durante il periodo di Avvento e di Natale (un tempo si cantava addirittura durante la novena di Natale).
 In questi versetti si martella un tema costante, quello della giustizia: “Regga con giustizia il tuo popolo” si auspica fin dai primi versetti. Il primo tema di rilievo offerto dal Salmo è quindi quello sociale del buon governo, marcato con insistenza attraverso il richiamo alla difesa dei poveri (vv. 1-4 e 12-14). La difesa del povero e del debole è di natura teologica: il povero è il protetto di Dio, che è il suo avvocato difensore e il re, come rappresentante di Dio sulla terra, deve essere il difensore del povero.
 Il sovrano, poi, viene rappresentato come il trionfatore e il trionfo del sovrano-messia (in ebraico “messia” significa “consacrato”, come lo era il re), secondo il linguaggio tipico delle corti, acquista contorni straordinari: Tutte le nazioni si piegano al re discendente di Davide e nel mondo si apre una specie di età dell’oro in cui “Abbonderà il frumento nel paese, ondeggerà sulle cime dei monti” (v. 16). Addirittura tutto il mondo – indicato qui coi quattro punti cardinali (l’est degli :“gli abitanti del deserto”, l’ovest di Tarsis cioè di Gibilterra o della Sardegna, il sud di Saba nell’Arabia meridionale o nell’Etiopia, il nord del Libano (vv. 9-10 e 16 ) – sembra convergere sul re di Israele. Affermazioni simili a queste (ed anche più esagerate) si possono leggere nei canti in onore dei faraoni d’Egitto o degli imperatori babilonesi. Quindi, da questo punto di vista , il Salmo non rappresenta niente nuovo rispetto al modo di pensare e di scrivere nelle corti antiche.
PER LA MEDITAZIONE

 Questo salmo però contiene un elemento che lo differenzia rispetto ai canti politici antichi: il il salmista non crede che un re di questo genere (cioè che governi il suo popolo con la rettitudine e con la giustizia di Dio, una giustizia che dimostra sempre una preferenza per i poveri) sia il risultato di una dinastia regale (neppure di quella proveniente da Davide) e perciò lo chiede a Dio (“Dio dà al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia” si legge fin dal primo versetto).
 Lo scrittore non vuole un re che governi in nome di Dio ma un re che governi come vuole Dio.
 Evidentemente leggendo questo salmo i cristiani non potevano che pensare che le caratteristiche di questo re si fossero realizzate in Gesù. Così dicono tre scrittori dei primi tempi cristiani. “Questo salmo annuncia la venuta del Cristo e la chiamata delle genti. Il Cristo è il vero re pacifico che riunisce i due popoli e fa cadere il muro dell’inimicizia” (Atanasio).
 “Anche questo salmo si riferisce propriamente al Cristo: Egli s’incarna nell’umiltà, libera i poveri tenuti prigionieri, ritorna in cielo e riceve dal Padre il potere di giudicare” (Girolamo).“
 “Con l’avvento del Cristo, sorge per noi la giustizia e l’abbondanza della pace perché ci volgiamo verso Dio. Inoltre, il diavolo è sconfitto, lui che si era sbarazzato dell’uomo, ma ora siamo noi che ci liberiamo di lui” (Cirillo di Alessandria).

PER Il DIALOGO INSIEME
 Il re del salmo fa giustizia per i poveri. Nel mondo questo non si è ancora verificato. Spetta a noi fare la nostra parte. “I poveri infatti li avete sempre con voi” dice il Signore. Cosa facciamo per partecipare a questa regalità ? Anche piccoli gesti, alla nostra portata, non sono inutili!
 Il re – Messia che aspettiamo nel Signore Gesù è un re umile, senza esercito, senza ricchezze e senza potere: eppure è un re che è in grado di salvare il mondo e tutti noi.
 Gesù è un re che non solo ha difeso i poveri ma è diventato povero come loro. Perciò Giacomo nella sua lettera ci invita: “Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?” (Giacomo 2, 5). Qual è il nostro atteggiamento nei confronti dei poveri della povertà?
VANGELO
lettore: dal vangelo secondo Matteo (3,1-12)

1 In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, 2 dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». 3 Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
4 Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. 5 Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; 6 e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.
7 Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente? 8 Fate dunque frutti degni di conversione, 9 e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. 10 Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 11 Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. 12 Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile».

PER LA COMPRENSIONE
· Potremmo dividere questi dodici versetti esattamente a metà e intitolarli, i primi “La vocazione del Battista” (3. 1-6) e i secondi “La predicazione del Battista” (3, 7-12).
· La comunità del Battista sopravvisse alla morte di Giovanni, per questo Matteo che scrive alla fine del I secolo d. C. si sente in dovere di affrontare l’argomento dei rapporti di Gesù con Giovanni.
· Nella presentazione della figura di Giovanni Battista Matteo mette in luce soprattutto questi elementi:
· Ambedue predicano lo stesso messaggio : Giovanni:“comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!» (Mt 3, 1-2); Gesù: “Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mat 4,17)
· Gesù però è superiore a Giovanni Battista (Giovanni “è la voce di uno che grida nel deserto” mentre Gesù è colui per il quale i Giudei devono “preparare la via e raddrizzare i sentieri”
· Il Battista e Gesù sono comunque legati: è lo stesso Giovanni a sottolinearlo: “Io (Giovanni) vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene (Gesù)dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile” (Mt 3, 11-13)
· Nella presentazione della predicazione di Giovanni, Matteo (dopo averne descritto lo straordinario successo: v. 5) fa iniziare il suo discorso con tre avvertimenti rivolti ai farisei e ai sadducei (versetto 7) :
1. il rito del Battesimo da solo non è sufficiente per salvarsi
2. essere figli di Abramo non basta per essere protetti
3. non bisogna sprecare il poco tempo che resta prima del Giorno del Signore e del giudizio che seguirà. (vedi Mt 3, 7-12).
PER LA MEDITAZIONE
L’insegnamento del Battista non tocca solo sadducei e farisei, ma riguarda anche noi. E si può riassumere così:
· Nulla, neppure il Battesimo, ci rende discepoli di Gesù se non facciamo “frutti degni di conversione” (v. 8),
· Il tempo stringe:”perché il regno dei cieli è vicino” (v. 1) e “Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco“già la scure è posta alla radice” (v. 10).
· PER Il DIALOGO INSIEME
· In questo periodo di Avvento quali “frutti di conversione” ci sembrano urgenti? Soprattutto per noi adulti? Possiamo raccontare qualcosa della nostra vita a questo proposito?
· Siamo convinti che il richiamo alla conversione riguarda anche noi, oppure ci riteniamo a posto perché da molti anni siamo cristiani e continuiamo ad andare a Messa?. Anche noi cerchiamo scorciatoie o dilazioni?
•PREGHIERA FINALEa cori alterni recitiamo la preghiera che l’evangelista Luca attribuisce al padre di Giovanni Battista in occasione della nascita di questo profeta, (Luca 1, 68- 79)

Benedetto il Signore Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
· e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
· come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
· salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
· Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,
· del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
· di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
· E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
· perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
· per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza, nella remissione dei suoi peccati.
· grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge
· per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra della morte
e dirigere i nostri passi sulla via della pace».

TERZA DOMENICA di AVVENTO – ANNO A

Salmo 145

Tutti: “Loda il signore, anima mia”

Lettore:
1 Alleluia. Loda il Signore, anima mia:
2 loderò il Signore per tutta la mia vita,
finché vivo canterò inni al mio Dio.
3 Non confidate nei potenti,
in un uomo che non può salvare.
4 Esala lo spirito e ritorna alla terra;
in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.

Tutti: “Loda il signore, anima mia”

Lettore:
5 Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe,
chi spera nel Signore suo Dio,

6 creatore del cielo e della terra,
del mare e di quanto contiene.
Egli è fedele per sempre.

Tutti: “Loda il signore, anima mia”
Lettore:
7 rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri,
8 il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
9 il Signore protegge lo straniero,
egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.
10 Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione.

PER LA COMPRENSIONE
· Questo Salmo, che comincia con l’acclamazione halleluja, apre l’ultima serie di testi chiamati dalla tradizione ebraica: “Hallel finale” perché posti alla fine del Salterio (Salmi 145-150)
· I primi versetti (vv. 1-2), scanditi dal verbo “lodare” sono festosi.
· A partire dal versetto 6 e fino al versetto 10 il salmo presenta una specie di litania: la litania dei dodici nomi (o titoli) del Signore.
· Lo scrittore più che a lodare l’essenza di Dio, ossia il suo essere in sé, si impegna a celebrare il comunicarsi amoroso di Dio alle sue creature, specialmente alle più deboli.
PER LA MEDITAZIONE
· Esaminiamo e meditiamo uno per uno i DODICI NOMI DEL SIGNORE
· “Colui che ha creato il cielo e la terra”, (v. 6)l’universo nella sua totalità, cielo-terra-mare, è dono di Dio creatore.
· “Egli è fedele per sempre” (v. 6): è la dimensione storica dell’azione divina, centrata sulla fedeltà, una delle qualità “forti” del Signore nell’alleanza con Israele.
· “Rende giustizia agli oppressi”, (v. 7). Il Signore si rivela come il giusto difensore degli ultimi.
· “Dà il pane agli affamati”. (v. 7) Secondo lo scrittore del salmo, il pane spetta al povero che ha fame non al ricco che lo possiede: almeno questa è l’idea di Dio.
· “Il Signore libera i prigionieri” (v. 7) La liberazione dei prigionieri sarà indicata dallo stesso Gesù come uno dei segni della venuta del Messia nel discorso della sinagoga di Nazareth (Luca 4, 16)
· “Ridona la vista ai ciechi” (v. 8): anche questa è una componente tipica dell’èra messianica (Is. 29,18; 35,5; Lc 4,18)
· “Rialza il caduto”: (v. 8) E’ una bella immagine delle tenerezza di Dio che si china su chi è nella disperazione e gli offre la possibilità di essere sollevato, ritrovando la sua dignità umana.
· “Ama i giusti”: (v. 8) ossia i fedeli ai comandamenti.
· “Protegge lo straniero”.: (v. 9) Gli stranieri hanno in una terra diversa dalla loro come difensore Dio stesso.
· “Sostiene l’orfano e al vedova”, (v. 9)categorie sociali prive di un difensore (padre e marito) e perciò affidate al sostegno diretta del Signore.
· “Sconvolge la via degli empi”: (v. 9) è questo l’unico atto negativo di Dio. La giustizia divina, però, è necessaria e si protende contro le scelte dei malvagi.
· “Il Signore regna”: (v. 10): E’ questo il punto più alto della lode: Dio ha un disegno d’amore, di vita, di giustizia e di verità su tutto il mondo. E’ il suo “regno” che lentamente ma efficacemente vuole attuare.

· Questo è il modo di regnare di Dio e questo è anche il motivo per cui noi dobbiamo lodarlo come dicono i primi due versetti “Alleluia.”Loda il Signore, anima mia: loderò il Signore per tutta la mia vita, finché vivo canterò inni al mio Dio“.
· Leggendo questo salmo vengono in mente le parole che l’evangelista Luca attribuisce a Gesù nella sinagoga di Nazaret: ”Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore” (Lc 4, 18-19). Notiamo però che Gesù e andato molto al di là di quello che dice l’autore di questo salmo:non soltanto ha difeso i poveri ma è diventato uno di loro.
· Un’ultima considerazione. Nel versetto 8, si dice “Dio ama i giusti”. E vero. Però è vero anche che Gesù ha allargato la prospettiva del Salmo dicendo che Dio ama anche i peccatori (vedi Matteo 5, 44-45: “ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”. Gesù è davvero il segno dell’amore di Dio in tutta la sua ampiezza: Egli ha cercato i peccatori, li ha frequentati, al punto che quelli che si credevano “buoni” dicevano di Lui: “Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori”. (Lc 7, 34)

PER Il DIALOGO INSIEME
Dio è creatore (v. 6) Come consideriamo il mondo? un dono di Dio da lavorare, custodire e condividere? O una cosa di cui servirci più che possiamo? Dio è fedele alle sue promesse. Come siamo noi con Dio? Fedeli allo stesso modo?
Dio è il difensore dei poveri, noi imitiamo il Suo modo di essere e di agire coi poveri. con gli affamati, coi prigionieri? Dopo secoli in cui non si vedevano quasi stranieri da noi, oggi li vediamo di nuovo. Dio è il loro difensore, come ai tempi in cui è stato scritto il salmo. Noi siamo come Dio. E con gli ultimi, come le vedove e gli orfani di cui parla l’autore del salmo, come siamo messi ? Sappiamo essere un segno, come Gesù, dell’infinito amore di Dio?

Vangelo
lettore: dal Vangelo secondo Matteo (11, 1-12)

1 Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. 2 Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: 3 «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». 4 Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: 5 I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, 6 e beato colui che non si scandalizza di me». 7 Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8 Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! 9 E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. 10 Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te. 11 In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. 12 Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono.
PER LA COMPRENSIONE
Il primo versetto si riferisce al discorso di Gesù che occupa tutto il capitolo precedente (uno dei cinque discorsi che fanno un po’ da “ossatura” al Vangelo di Matteo, vedi schema pag. 12). Matteo ci presenta Giovanni Battista ormai in prigione: già ne aveva annunciato l’arresto (cap. 4, 12. Di questo grande profeta, Matteo si occuperà ancora per raccontarne la morte su richiesta della cognata amante di Erode (cap. 14,3-11).
· Questo brano si può dividere in due parti: nella prima una “delegazione” di discepoli del Battista interroga Gesù se sia Lui il Messia e Gesù dà loro risposta (vv. 2-6); nella seconda, Gesù tesse un alto elogio di Giovanni Battista (v. 7-12)
Ci occupiamo della prima parte, i versetti 2-6.
· Secondo Giuseppe Flavio (uno scrittore ebreo che scrive qualche anno prima di Matteo) , la prigione del Battista si trovava sulla riva est del Mar Morto, in un luogo molto lontano (per quei tempi) da dove si trova Gesù: evidente-mente, però, i discepoli di Giovanni informano il loro maestro in carcere circa le “opere del Cristo” (v. 2). E da quello che gli dicono, Giovanni è assalito da dubbi sull’identità del Messia che lui aveva annunciato.
· Quello che Gesù fa evidentemente non corrisponde alle attese del Battista: il profeta aveva annunciato un Messia giudice: “Egli (il Messia) ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile” (Mt 3,12). Ai tempi di Gesù le attese messianiche erano molto presenti. E tra esse era diffusa quella di un Messia politico, o comunque potente, che sul piano religioso avrebbe ristabilito la giustizia di Dio. Gesù invece si dimostra un Messia del tutto diverso: predica pace e perdono (vedi Mt 5, 9-12:”Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”), dimostra scarso interesse per le questioni politiche, si mette attorno peccatori di tutte le risme (anche collaboratori dei Romani).
Non si rivela il braccio della giustizia di Dio ma un pastore, un medico e un personaggio che fa del bene a tutti.
· Matteo lo ha fatto dire dallo stesso Gesù: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (cap.9,12-13)
Nella risposta ai discepoli del Battista Gesù ripropone loro le stesse opere che sono causa di dubbi in Giovanni:”I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella” (v. 5).

PER LA MEDITAZIONE
· Gesù si presenta come un Messia diverso rispetto alle attese della gente del suo tempo ed anche, forse, rispetto a quelle di Giovanni. Egli è il Messia umile che sta dalla parte dei poveri, che si fa povero come loro; il Messia che l’antico profeta aveva annunciato: “Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa”.
· Gesù è consapevole di incarnare un Messia molto diverso rispetto alle attese. Per questo aggiunge nella sua risposta ai discepoli di Giovanni “Beato colui che non si scandalizza di me”: Gesù sa di essere un Messia che dà scandalo. Non solo allora, ma anche oggi.

PER Il DIALOGO INSIEME
Anche noi possiamo essere scandalizzati dal Messia Gesù: lo vorremmo più potente nel far trionfare il Suo regno (o almeno la Chiesa!), più pronto a punire i colpevoli (che in genere riteniamo essere gli altri). Siamo capaci (ci proviamo almeno) ad “evangelizzare” i poveri, cioè ad annunciare loro la buona notizia che se nessuno li ama, Dio li ama e li predilige e così, prima o poi, faranno i cristiani? Possiamo raccontare un episodio bello di comportamento di cristiani della tua Comunità nei confronti dei poveri?
Gesù è un messia umile, povero, che condivida la condizione degli uomini, soprattutto dei poveri. Come ci rapportiamo rispetto a questo re mite che entra nella città santa (in Sion) in groppa ad un asino? Come aveva detto il profeta Zaccaria: “Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma”. (9,9).
La nostra comunità sa dimostrarsi umile, povera e in grado di condividere i problemi di tutti? Sappiamo dare scandalo come Gesù?
PREGHIERA FINALE

Preghiera allo Spirito Santo
La cosa sacra noi uomini la portiamo soltanto in un fragile vaso d’ argilla. Ma tu, o santo Spirito, quando abiti in un uomo, abiti in qualcosa di infinitamente inferiore. Tu, Spirito di santità, abiti in mezzo all’immondezza e alla contaminazione! Tu, Spirito di sapienza, abiti in mezzo alla stoltezza! Tu, Spirito di verità, abiti in mezzo all’inganno di se stessi! Rimani con noi, tu che non cerchi e cercheresti invano una dimora confortevole; tu che, creatore e rigeneratore, fai da te stesso la tua dimora, rimani con noi! Che almeno una volta possa dirsi che ti compiaci di questa dimora che tu stesso ti sei preparata in questo mio contaminato, perverso e fallace cuore.(Søren Kierkegaard, teologo luterano danese del XIX secolo)
IV DOMENICA di AVVENTO – ANNO A
Salmo 23 – di Davide –

1 Del Signore è la terra e quanto contiene,
l’universo e i suoi abitanti.
2 È lui che l’ha fondata sui mari,
e sui fiumi l’ha stabilita.
3 Chi salirà il monte del Signore,
chi starà nel suo luogo santo?
4 Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non pronunzia menzogna,
chi non giura a danno del suo prossimo.
5 Otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza 6 Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

7 Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.

8 Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e potente,
il Signore potente in battaglia.
9 Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
10 Chi è questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

PER LA COMPRENSIONE
Diversi studiosi della Bibbia ci dicono che questo salmo è molto antico e si compone di tre parti, un tempo divise e poi riunite in un questo Salmo, per essere usato nella liturgia del tempio di Gerusalemme. Gli stessi studiosi della Bibbia aggiungono che il salmo si articola così:
· La prima parte (vv. 1-2) raccoglie un breve canto a Dio Creatore. Alla base di questa lode c’è la professione di fede nella potenza di Dio, creatore unico e potente.
· Nella seconda parte, assistiamo ad una specie di processione di ingresso dei sacerdoti nel tempio (vv. 3-6). La scena si svolge così: Coloro che compongono la processione che sta per accedere al tempio rivolgono ai sacerdoti una domanda (v.3: “Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo?”).
E i sacerdoti rispondono indicando le tre esigenze tipiche dell’alleanza: “Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del suo prossimo” (v.4).“Mani” e “cuore” riassumono l’azione e l’intenzione, cioè tutto l’essere dell’uomo deve essere radicalmente orientato verso Dio e la sua legge. Questa scelta fondamentale è precisata dalle altre due condizioni: non pronunziare menzogna, non giurare a danno del prossimo (v. 4). Con questo atteggiamento morale si “cerca il volto del Dio di Giacobbe” (v. 6). “Cercare il volto” di Dio vuol dire “venire al tempio” con verità e sincerità. Si spalancano, allora, le porte del tempio per gli uomini la cui coscienza è pura.
La terza parte (vv. 7-10) descrive ormai l’ingresso festoso nel tempio ove si assiste a una manifestazione (chiamata epifania) di Dio. Le porte del tempio sono invitate ad alzarsi per accogliere il Signore che prende possesso della sua casa. Il centro della celebrazione di questa parte è il Dio d’Israele, chiamato con un suo antico titolo: “Signore degli eserciti”.

PER LA MEDITAZIONE
· Cercare il volto di Dio è uno dei temi forti di questo salmo. Secondo colui che l’ha scritto cerca il volto di Dio “chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del suo prossimo”.
· Perciò se si vuole cercare Dio bisogna sorvegliare tre cose: “le mani” che devono essere innocenti, lontane da qualunque forma di violenza e di sopraffazione: “il cuore” i cui desideri devono essere puri, cioè semplici e generosi e “la lingua” che deve sempre articolare parole di verità e mai di menzogna
· La vera ricerca di Dio si fa in questo spazio di azioni, di intenzioni e di parole.
· Si tratta di una ricerca intensa che non accetta concorrenze: non possiamo mettere la ricerca di Dio sotto o anche solo accanto ad altre ricerche correndo il rischio di disperderci. Di vivere distratti e scontenti. Senza incontrare davvero Dio.

PER Il DIALOGO INSIEME
Forse noi non siamo dei violenti ma certo talora il nostro atteggiamento non è privo di volontà di sopraffazione: cediamo anche noi alla mentalità di oggi che esalta la forza e la lotta per emergere, il denaro, la furbizia, la compagnia dei potenti, il proprio interesse al di sopra di ogni cosa Il cuore, secondo la Bibbia, è il centro profondo dell’uomo. Cosa può voler dire per un adulto di oggi “custodire puro il proprio cuore”? Ovviamente non è solo un problema di morale sessuale….
Cercare il volto di Dio è, secondo lo scrittore del salmo lo scopo vero della vita.
Le distrazioni della vita spesso ci portano a dimenticare questo scopo, per cui viviamo una vita un po’ dissociata, priva di un vero centro che la tenga insieme e la unifichi, cioè la ricerca di Dio.
Accanto a Dio, quando non al di sopra di Dio, mettiamo anche altre ricerche, tanto che,
a volte, ci sembra di poter fare a meno ci Lui…..
Come possiamo aiutare i nostri fratelli (soprattutto quelli più giovani) a cercare Dio?

VANGELO

Lettore: dal VANGELO SECONDO MATTEO (1, 18-24)

18 Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20 Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21 Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”

PER LA COMPRENSIONE
I versetti proposti alla nostra meditazione e preghiera seguono quelli iniziali del vangelo di Matteo che elencano con una serie di 42 nomi (molti dei quali sono,almeno per noi, perfettamente sconosciuti) la cosiddetta genealogia di Gesù, cioè i suoi antenati. Da Abramo fino a Giuseppe.

Mentre per gli altri antenati di Gesù, con un po’ di monotonia, Matteo ripete che il precedente generò il successivo (esempio: “Abramo generò Isacco”, ecc.), arrivato a Giuseppe, interrompe la catena delle generazioni e non dice che Giuseppe generò Gesù ma che “Giuseppe (era) lo sposo di Maria, dalla quale è nato (cioè: è stato generato) Gesù chiamato Cristo”. (Mt. 1, 16). Siamo qui di fronte ad una “stranezza” perché nel mondo antico era il padre che generava e trasmetteva al figlio, oltre al patrimonio, i suoi valori religiosi e morali

Quindi, secondo Matteo, quello che conta non è soltanto la discendenza secondo la carne ma quella secondo lo Spirito: infatti Maria si trova incinta per opera dello Spirito Santo (v. 18).
E’ opportuno fare attenzione perché qui Matteo non ci sta fornendo notizie di carattere biologico sulla nascita di Gesù ma sta costruendo un discorso teologico:
Gesù è il punto d’arrivo del progetto di Dio sull’uomo, perciò la sua generazione è opera dello Spirito creatore di Dio, di quello stesso Spirito della creazione che aleggiava sulle acque dell’abisso e sulla terra che non aveva ancora forma “In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Genesi. 1, 1-2) quello Spirito che Gesù, attraverso il Battesimo darà ad ogni uomo (Matteo farà dire a Giovanni Battista: “colui che viene dopo di me (cioè Gesù) è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco”, cap. 3, 11).

Ad ogni modo, la “”scoperta” della gravidanza di Maria crea a Giuseppe un grosso problema per un uomo “giusto” come era lui (l’aggettivo “giusto” non significava una “brava persona” ma un irreprensibile osservante della Legge). La Legge di Mosè era chiara: “se la giovane non è stata trovata in stato di verginità, allora la faranno uscire all’ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà, così che muoia, perché ha commesso un’infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre. Così toglierai il male di mezzo a te”. (Deuteronomio 22, 20- 21). Matteo ci presenta però un fedele osservante della Legge di Mosè che, per una volta, non obbedisce alla legge: invece di sottoporla ai rigori della legge, “decise di licenziarla in segreto” (v. 19).
Questa scelta di Giuseppe però, secondo Matteo, è confermata (abbondantemente!) da Dio tanto che “gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati»” (vv. 21-22).
Non è inutile osservare la scelta del nome: il figlio di Maria non prende il nome di Giuseppe né di nessuno dei suoi “antenati”, ma quello di Gesù che vuol dire “Il Signore salva” ed anche questo è, secondo l’evangelista, un’anticipazione della sua missione.
Non sono privi di importanza i versetti 22- 23: “Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi”. Si tratta del profeta Isaia che, annunciando il concepimento di una ragazza della corte del re Acaz (della metà del secolo VIII a.C.), vede in questo figlio un segno di speranza e di presenza del Signore accanto a questo re discendente di Davide (Isaia 7, 14)
E ciò per tre motivi:
 qui abbiamo per la prima volta un procedimento frequente di Matteo per legare la realtà di Gesù all’Antico Testamento, sarebbe come dire: quello che i profeti hanno annunciato si compie in Gesù.
 La citazione del profeta Isaia permette a Matteo di dirci che la costante presenza di Dio tra il suo popolo raggiunge la sua pienezza con Gesù che è l’Emmanuele, il Dio con noi.
 Il fatto che nella Bibbia in greco questa ragazza della corte di Acaz sia indicata col nome di “vergine” (invece che di “ragazza da sposare”, come nella Bibbia ebraica), conferma la convinzione che Matteo ha già per altra via del concepimento di Maria per opera di Spirito Santo.
PER Il DIALOGO INSIEME
 Nella vicenda di Gesù, secondo Matteo, entra la Spirito Santo, fin dall’inizio. E’ la persona della Trinità che i cristiani dimenticano di più tanto che un teologo dice che per quasi tutti i cristiani è come se non ci fosse. Eppure ha un ruolo decisivo nella creazione, nella incarnazione di Gesù e nella nostra vita (“spirituale”, appunto!). Perché e come superare quest’eresia inconsapevole?
 Il Vangelo di Matteo si apre e si chiude con lo stesso annuncio: con Gesù Dio è con noi (vedi qui e nelle ultime parole dell’ultimo capitolo, il 28, dove al versetto20 Gesù dice:” Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”: Ciò vuol dire che la presenza del Signore è anche in questo nostro mondo complicato. Potremmo cercarne insieme qualche indizio

PREGHIERA FINALE

Dio misericordioso, perdonami ciò in cui davanti a Te e agli uomini ho peccato. Confido nella tua grazia e rimetto la mia vita nelle tue mani. Fa di me ciò che a Te piace e che è bene per me. Sia che io viva, sia che io muoia io sono accanto a Te e Tu sei accanto a me , mio Dio. Signore attendo la tua salvezza e il tuo regno.
Amen

(da “Resistenza e resa” di D. Bonhoeffer, teologo e pastore della Chiesa luterana confessante, morto assassinato nel campo di Flossemburg, il 9 aprile 1945

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