XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) 24 novembre 2019 – Solennità di Nostro Signore Cristo Re (commento del prof. Marco Forin)

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

«Vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: “Ecco noi
siamo tue ossa e tua carne”». (2Sam 5,1).
«Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e
dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”». (Lc 23,36-37).
Alla conclusione dell’anno liturgico, l’ultima domenica del tempo ordinario è
consacrata alla celebrazione di Cristo re dell’universo. E’ suggestivo il
contrasto tra le letture di questa domenica: nella prima il re Davide riceve i
capi delle tribù di Israele che lo riconoscono come capo e lo consacrano.
Significativa l’immagine con cui i capi di Israele si proclamano devoti a
Davide: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne» che sembra indicare un
legame eterno tra il popolo e suo futuro re. In contrasto a Davide, Gesù è
crocifisso e schernito dai soldati; addirittura è compatito dal ladrone a fianco
che ne ha pietà nonostante la scritta sopra la sua croce indichi come motivo
della condanna che egli è “il re dei Giudei”. Due regni sono a confronto: da
un lato il regno di Davide, re scelto e amato da Dio, amato dal suo popolo
nonostante tutte le sue gesta non sempre lodevoli. Dall’altro l’uomo giusto, il
vero figlio di Dio, posto su un trono che poco ha di invidiabile. I due re che
hanno in comune la dinastia (Gesù è discendente della famiglia di Davide)
non hanno in comune il destino perché il primo regna mentre il secondo
muore condannato in croce: se ci fermassimo qui il quadro sarebbe
sconfortante. Ma c’è un dopo che consacra appieno questi eventi. La dinastia
regale di Davide risulta presto sconfitta e il regno che lui guida non
sopravvive e alla stagioni della storia. Il popolo ebraico viene disperso e
soffre per secoli fino agli epiloghi tragici che la storia ci ha consegnato. Gesù,
invece, dal tetro trono della croce viene posto nel sepolcro ma da lì risorge e
salva per sempre l’uomo. Quale dunque tra i due è il vero re? Entrambi, in
realtà. Il primo è il re Davide: uomo tra gli uomini e come tale amato e scelto
da Dio. Egli, nelle sue piccolezze e debolezze, accetta la storia che gli viene
posta davanti e la affronta al meglio delle sue possibilità, a volte con
sapienza, altre con furbizia, altre in modo fallimentare. Davide è il figlio
dell’uomo, peccatore ma amato da Dio. Gesù invece è il figlio dell’uomo e
figlio di Dio, re per condanna e disprezzato dal mondo; nonostante questo
ama proprio l’uomo peccatore e lo salva da un destino di gloria apparente.
Entrambi sono re: se in Gesù ogni essere vivente è salvato per sempre nella
gloria di Dio, nella regalità caduca di Davide è presente ogni uomo salvato
da Cristo e in Cristo chiamato ad essere sacerdote, re, profeta.

Per la preghiera e la riflessione
Gioisco per la gloria regale che il Signore Gesù mi ha donato.

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