SUSSIDIO PER LA CATECHESI DEGLI ADULTI: QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA 2022– ANNO C

R. Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia. R.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia. R.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia. R.
Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni. R.
R. Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Dal Vangelo secondo Giovanni 8, 1-11
1 Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il
popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3 Allora gli scribi e i farisei gli conducono una
donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4 gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa
in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che
ne dici?». 6 Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si
mise a scrivere col dito per terra. 7 E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi
di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». 8 E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
9 Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.Rimase
solo Gesù con la donna là in mezzo. 10 Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha
condannata?». 11 Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e
d’ora in poi non peccare più».
UN TESTO SINGOLARE. Quello che abbiamo letto è un testo singolare e molto “sbilanciato”, in cui il
perdono di Dio (quello che possiamo chiamare la Sua misericordia) raggiunge il peccatore prima ancora
che costui si penta e lo chieda.
Quindi questi versetti (anche se non rispecchiassero un fatto veramente avvenuto ma avessero
carattere simbolico) non cessano di dire una prima grande verità: Gesù ci mostra un Dio che conosce la
miseria dell’uomo e che perdona, sempre, in ogni modo, al di là delle leggi degli uomini.
AL CENTRO SOLO DUE PERSONE: GESU’ E LA DONNA. Quindi, al di là delle apparenze, al centro della
scena ci sono solo due personaggi: Gesù e la donna. Gli altri stanno intorno minacciosi (forse già con le
pietre in mano). Essi (“gli scribi e i farisei”) pongono una questione che riguarda (sia pure in maniera
diversa) quei due che stanno al centro.
A) Comunque risponda Gesù rischia o di contraddire la sua predicazione fatta di misericordia; o di
contraddire la Legge di Mosè, cioè l’essenza della sua fede e, implicitamente, la sua pretesa di essere
l’inviato da Dio (come può l’inviato di Dio contraddire l’autore della Legge, cioè Dio stesso?).
B) Se per Gesù la questione riguarda la sua identità, per la donna essa è una una questione di vita e di
morte. Notiamo che altre numerose volte questi personaggi religiosi (scribi e farisei) hanno messo alla
prova Gesù, ma le altre volte, qualunque risposta Gesù avesse dato, non comportava conseguenze
terribili come questa. Pensiamo alla questione del tributo a Cesare, raccontato da tutti i vangeli sinottici
(Mt 22, 17; Mc 12, 14; Lc 20,22). Là la questione era importante per la credibilità di Gesù ma non
comportava la vita o la morte di qualcuno.
Qui, invece, si tratta della vita o della morte di una persona: della donna scoperta in flagrante
adulterio. Notiamo due cose: 1. gli antagonisti di Gesù non dicono il falso. La legge di Mosè in effetti
era esplicita e concorde (Esodo 20, 14; Levitico 20, 10 e Deuteronomio 22,22): gli adulteri debbono
morire, perché il matrimonio è segno dell’alleanza tra Dio e il suo popolo: chi trasgrediva, negava tutta
la storia di Dio con Israele; 2. nessuno interroga la donna: è stata scoperta mentre commetteva adulterio; perciò non c’è bisogno di altre conferme della sua colpevolezza.GESU’ TACE. Gesù non dice nulla. E’ seduto (v. 2) ma si china ancora di più a scrivere per terra. Notiamo
che questo fatto di scrivere per terra avviene due volte.
Molti si sono chiesti cosa Gesù abbia scritto per terra: ovviamente senza arrivare a nulla di convincente.
Già Agostino, Ambrogio e Gerolamo erano d’accordo sul fatto che questo gesto di Gesù va interpretato
in modo simbolico, come avevano fatto gli antichi profeti. In particolare Geremia (17,13).
RITORNIAMO SULLA SCENA.
A) Ci sono tre personaggi: – due “personaggi” individuali (Gesù e la donna. Al centro. Uno di fronte
all’altro) e- un personaggio collettivo (gli scribi e i farisei. Intorno, disposti in cerchio. Pronti a compiere
il rito della lapidazione).
B) Notiamo che di questa donna non ci viene detto il nome: i suoi accusatori si limitano a identificarla
con il suo peccato: la sua storia, la sua situazione attuale di donna sposata o fidanzata, ecc. a loro non
interessa, interessa solo che essa è una donna sorpresa in adulterio e che Mosè “nella Legge, ha
comandato di lapidare donne come questa” (v. 5). La scena richiama quella raccontata da Luca al
capitolo 7 dove, in casa del fariseo Simone, altri farisei, di una donna prostituta che profuma i piedi di
Gesù, dicono “E’ una peccatrice” anche lì, non interessa il nome o la sua storia: basta il suo peccato
manifesto: “è una prostituta quindi una peccatrice!”
C) Durante il silenzio di Gesù, i suoi interlocutori non tacciono ma insistono ed è davanti alla loro
insistenza che Gesù alza il capo e dice: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di
lei» (v. 7). E quasi per attendere la loro risposta “ chinatosi di nuovo, scriveva per terra”.
D) Questo scrivere che abbiamo detto richiama il gesto degli antichi profeti (o forse l’affermazione
contenuta in Esodo 31, 18 dove si dice che la legge fu scritta su tavole di pietra dal “dito di Dio”).
Si potrebbe dire che, in questo modo, Gesù riprendendo a scrivere per terra come aveva fatto Dio sulle
tavole di pietra, sembra dire “La Legge di Dio è scritta su tavole di pietra, io ora voglio che voi la
scriviate sulla polvere di cui siete fatti, cioè nelle vostre fragili vite, nelle vostre storie contorte, nella
vostra coscienza che vi accusa e lasciate ad altri (cioè a Dio) il giudizio”: Come dire: “qui c’è una donna
peccatrice (come la chiamate voi) il cui peccato è venuto alla luce: ma la vostra coscienza non vi
rimprovera nulla?”
E) Il fatto che poi tutti se ne vadano (cominciando dai più vecchi) dovrebbe indurre tutti a ricordare che
il tempo ci rende consapevoli della nostra vera realtà interiore: l’età dovrebbe indurre alla
comprensione e non all’indurimento e alla severità (come spesso avviene) .
SOLO GESU’ E’ SENZA PECCATO (MA COME DIO NON SCAGLIA PIETRE)
A) Solo Gesù, lui che era senza peccato (2Cor 5,21 “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo
trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio”)
poteva scagliare una pietra, ma non lo fa, anzi come vedremo alla fine neppure condanna.
La sua parola-domanda vediamo che è efficace, va al cuore dei suoi accusatori i quali, «udito ciò, se ne
vanno uno per uno, cominciando dai più anziani» prendono coscienza che sono peccatori. Solo Dio
potrebbe condannare quella donna.
Gesù, invece, di fronte a questa “peccatrice”, ci dice che Dio ha un solo sentimento: non vuole
condannare, non vuole castigare ma vuole che si converta e viva! Già il profeta Ezechiele (un profeta
dell’esilio babilonese) aveva visto questa faccia di Dio mettendogli in bocca queste parole: «Io non
voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva» (Ezechiele 33,11).
LE PIETRE DESTINATE ALLA DONNA GESU’ LE FA RICADERE SU DI SE’
Gesù fa cadere le pietre dalle mani di quegli accusatori, al prezzo di prendere su di sé la pena riservata
a questa donna: non è un caso, infatti, se proprio alla fine di questo capitolo si legge che i suoi
avversari «raccolsero pietre per gettarle contro Gesù» (Gv 8,59). E questo è un anticipo di quella che per Giovanni sarà la sua gloria: la croce per i nostri peccati. RE CON LA DONNA
Solo quando tutti se ne sono andati, Gesù rivolge la parola alla donna. È il primo (e l’unico) che parla
con lei che la riconosce come persona. Anzi utilizza lo stesso sostantivo che aveva riservato e riserverà
a sua madre (Giovanni 2, 4 a Cana e Giovanni 19, 26 dalla croce): “donna”, non moglie infedele, non
peccatrice ma semplicemente “donna”. Finora gli altri l’avevano considerata un oggetto: “gli conducono
una donna sorpresa in adulterio e, la pongono nel mezzo” (v. 3)
Quando la donna si trova davanti un uomo che le parla e che la ritiene una degna interlocutrice al di là
del suo peccato, anche la donna parla e non si limita a chiamarlo “maestro” (come avevano fatto gli
scribi e i farisei) ma si rivolge a Lui con un appellativo altissimo: “Signore” (un appellativo che sarà
dato a Gesù solo dopo la sua resurrezione pasquale)
ALLA FINE: “MISERA ET MISERICORDIA”
E’ ancora Agostino a suggerirci l’idea giusta. Egli ci dice: “Alla fine sono rimasti in due la misera e la
Misericordia” (“demum relicti sunt duo: misera et misericordia”).
Gesù non condanna, perché Dio non condanna, ma con questo suo atto di misericordia offre a quella
donna la possibilità di cambiare. «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Pochi versetti dopo quelli su cui abbiamo cercato di riflettere, Giovanni mette in bocca a Gesù queste
parole: «Io non giudico nessuno» (Gv. 8, 15). Gesù infatti, come ci raccontano in molti altri passi i
Vangeli, è venuto non per giudicare ma per salvare il mondo (leggi, per esempio, Gv 3,17); Gesù è
venuto per i peccatori, non per i giusti; per i malati, non per i sani (cf. Mc 2,17).
NESSUNA CONDANNA, SOLO MISERICORDIA: QUI STA LA GRANDEZZA E L’UNICITÀ DI GESÙ.
Infatti, ogni volta che Gesù ha incontrato un peccatore lo ha assolto dai suoi peccati e non ha mai
praticato una giustizia per punire; ha esortato con forza, ha pronunciato i «Guai!» in vista del giudizio
(cf. Mt 23,13-32; Lc 6,24-26), ma non ha mai castigato nessuno: egli infatti sapeva distinguere tra la
condanna del peccato e la misericordia verso il peccatore, distinzione che a noi riesce così difficile…
PARLIAMO TRA NOI
– Crediamo davvero in un Dio di misericordia? Per noi e per tutti?
– O il nostro Dio è un Dio che condanna e punisce: un Dio di cui aver paura?
– Attraverso la Scrittura, i credenti in Dio vengono progressivamente a conoscere qualcosa di Dio:
il Suo volto di misericordia. Se ascoltiamo solo il nostro cuore rischiamo di credere in un Dio
diverso, in un idolo tenebroso, vendicativo, che fa paura!
– In queste ultime domeniche di quaresima la Liturgia ci ha fatto contemplare un DIO-
misericordia (Luca !5: il Padre misericordioso; Giovanni 8: Gesù perdona l’adultera!). Questo è il
volto del Dio del Vangelo: Come possiamo annunciare la misericordia di Dio nel mondo di oggi?
PREGHIERA FINALE
LETTORE: “Perdonaci, Padre nostro, perché abbiamo peccato; assolvici, o nostro Re, perché ci siamo
ribellati. Tu infatti sei un Dio buono e che perdona”.
TUTTI: Benedetto Tu, Signore, che sei pietoso e perdoni con larghezza
LETTORE: “Ti preghiamo, guarda alla nostra miseria e difendi la nostra causa e salvaci, o nostro Re,
prontamente in grazia del Tuo Nome, perché Tu sei un potente Dio redentore”.
TUTTI: Benedetto Tu, Signore, redentore d’Israele.
LETTORE: “Guariscici, Signore Dio nostro, e saremo guariti, salvaci e saremo salvi, perché Tu sei la
nostra gloria; apporta guarigione perfetta a tutte le nostre infermità e a tutte le nostre malattie; Tu

condividi su