PREGHIERA INIZIALE. Dal Salmo 102
R. Il Signore ha pietà del suo popolo.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. R.
R. Il Signore ha pietà del suo popolo.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia. R.
R. Il Signore ha pietà del suo popolo.
Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele. R.
R. Il Signore ha pietà del suo popolo.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente
su quelli che lo temono.
R. Il Signore ha pietà del suo popolo
Dal Vangelo secondo Luca 13,1-9
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato
aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro:
«Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi
dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali
crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di
Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a
cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare
frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma
quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò
messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
PER LA MEDITAZIONE
Il brano del Vangelo di Luca di questa domenica si articola in due parti. Incominciamo la nostra
meditazione dalla prima parte, in cui emergono due episodi di cui non abbiamo notizie al di fuori
di questo testo.
– Il primo episodio è riferito da alcuni a Gesù, il secondo è riferito da Gesù stesso. Sono le storie di
due massacri: il primo, forse, di natura politica, l’altro potremmo definirlo un grave incidente sul
lavoro. A prima vista, l’atteggiamento di Gesù davanti a questi fatti è sorprendente.
Per meglio capirlo, è utile richiamare la mentalità di quel tempo: le disgrazie venivano interpretate
come conseguenze di colpe compiute da coloro che le subivano. (Un’eco di questa mentalità
appare anche nel vangelo di Giovanni 9,2: dove i discepoli di Gesù, davanti ad un cieco nato,
chiedono al loro maestro se la sua cecità sia da attribuirsi ai peccati suoi o dei suoi genitori).
Gesù rifiuta qualunque interpretazione di questo genere (quegli uomini non erano peggiori degli
altri) e invita i suoi ascoltatori a non lasciarsi sviare da false interpretazioni e ricerche ma a
rivolgersi all’essenziale.
E l’essenziale è questo: la vita ci è data per convertirci. A nulla serve la ricerca delle cause delle
disgrazie. Gesù ci invita riconoscere la caratteristica ultima del tempo della nostra vita: essa ci è
data perché facciamo opere di conversione. La vera disgrazia, dice Gesù, è rifiutare la conversione:
“se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.
– La seconda parte è occupata dalla parabola del fico che non produce frutti. L’assenza di frutti
nella vigna e sui fichi era un’immagine già utilizzata dai profeti prima di Gesù (per esempio, il
profeta Geremia 8,13) per indicare la condizione del popolo di Dio.
Al tempo di Gesù, alcuni attribuivano gli ammonimenti degli antichi profeti solo al popolo dei
tempi antichi. Gesù avverte che gli inviti alla conversione riguardano l’oggi non il passato.
In che rapporto stanno le due parti di questo brano del Vangelo. Esse sembrano in contraddizione
tra loro: la prima parte sembra minacciosa (Se vi convertirete perirete tutti!) la seconda sembra
improntata alla misericordia (E’ vero che il fico non dà frutti ma dagli ancora un anno e magari con
le cure del caso chissà…)
Davanti al perentorio invito di Gesù alla conversione, qualcuno potrebbe dire (come diceva
Giovanni il Battista): “La scure è posta alla radice degli alberi” per cui non c’è più tempo! Leggendo
la parabola del fico sterile a cui è concessa (ancora una volta!) una dilazione: qualcuno potrebbe
dire: Dio non vede, c’è sempre tempo, come dicevano gli empi descritti dal Salmo 93: “Il Signore
non vede, il Dio di Giacobbe non se ne cura”, per cui ci convertiremo un’altra volta…
Il giudizio di Dio e la Sua misericordia stanno bene insieme, in quanto il tempo che ci è dato è un
segno della inguaribile misericordia di Dio nei nostri confronti ma non è un’assenza di giudizio da
parte Sua.
Dio ci concede tempo per consentirci di approfittarne non per consentirci di rinviare ad un
improbabile domani la nostra conversione o, peggio ancora, per giustificare la nostra indifferenza…
Certo le esigenze del vangelo sono radicali ma esse vanno unite alla misericordia divina che, anche
in questa parabola ha qualcosa di paradossale. Quale esperto di coltivazione di fichi avrebbe dato
credito alla possibilità che il fico (dopo ben tre anni di sterilità!) dopo un altro anno di cure sarebbe
diventato produttivo? Dio accetta di scommettere su di noi quando tutti gli uomini non si
attendono più nulla da noi.
Anzi Dio (che nella parabola occupa il posto di colui che ha piantato il fico) non ci lascia soli: ci
affida alle cure di Gesù (il vignaiolo, nella parabola), il quale ci segue con cura e con dedizione
(zappa, dà il concime…).
La venuta di Gesù ha reso il nostro tempo un tempo carico di misericordia ma anche di
responsabilità. San Paolo nella prima lettera ai cristiani di Corinto dirà: “il tempo ormai si è fatto
breve”, cioè non sono più possibili dilazioni, bisogna convertirsi… alla misericordia di Dio. (7, 29).
Un’ultima osservazione. Al fico viene concesso un altro anno. Non dobbiamo prendere questa
affermazione dal punto di vista strettamente cronologico, perché qui Luca fa riferimento ad una
realtà di cui ha parlato molti capitoli prima, esattamente nel cap. 3, dove al versetto 19 si parla di
un “anno di grazia del Signore”.
E’ l’ultimo dei “segni” della presenza del Messia (insieme ai morti che risuscitano, ai zoppi che
camminano, ai ciechi che ci vedono ecc..) che Gesù proclama nella sinagoga del suo paese…
PARLIAMO TRA NOI.
/Come valutiamo il tempo che Dio ci dà? E’ per noi un’opportunità di conversione o un motivo per
rimandare la nostra decisione a cambiare vita?
/Siamo convinti della sovrumana misericordia di Dio che il papa ha qualificato così: “Tutto si rivela
nella misericordia; tutto si risolve nell’amore misericordioso del Padre”?
/Il Dio di misericordia ci consente di avere uno sguardo diverso sulla nostra vita e su quelli degli
altri: essa non è un cumulo di errori e di inadempienze che il Padre non possa superare e
trasformare…
PREGHIERA FINALE: Dal Salmo 24
Tutti. (RIT.): Fammi conoscere, Signore, le
tue vie, insegnami i tuoi sentieri.
Lettore: Guidami nella tua verità e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza
in te ho sempre sperato. Tutti. (RIT.)
Lettore:Ricordati, Signore, del tuo amore,
della tua fedeltà che è da sempre.
Tutti: (RIT.)
Lettore: Non ricordare i peccati della mia
giovinezza: ricordati di me nella tua
misericordia,per la tua bontà, Signore.
Tutti: (RIT.)
Lettore: Buono e retto è il Signore,
la via giusta addita ai peccatori;
guida gli umili secondo giustizia,
insegna ai poveri le sue vie. Tutti: (RIT.)
insegnami i tuoi sentieri.