
Ritrovarci insieme per festeggiare il nostro Patrono è sempre motivo di grande gioia per la nostra Chiesa Locale. Siamo invitati a ripensare ai grandi doni ricevuti nella storia della nostra Chiesa e a chiederci con forza quali siano i compiti che ci sono affidati in questo tempo che ci è dato di vivere.
San Guido ha vissuto certamente un periodo complesso, che corrisponde anche al grande scisma tra la Chiesa di Oriente e quella di Occidente. Forse quegli eventi hanno avuto un influsso limitato sul nostro territorio, ma esprimono bene le tensioni di un’epoca in cui sia la struttura della società civile che della Chiesa erano ancora in corso di assestamento.
Per comune testimonianza S. Guido è considerato un grande riformatore, capace di interpretare il suo tempo e di provvedere con scelte adeguate alle esigenze di assistenza e formazione della popolazione.
Da qui l’esigenza di moltiplicare le pievi. In un’epoca in cui non c’erano ancora le parrocchie, la presenza delle pievi sul territorio permetteva di avvicinarsi alla gente che abitava nelle campagne e di offrire loro punti di riferimento stabili per la celebrazione dei sacramenti e la formazione cristiana. S. Guido ha cercato quindi di riorganizzare il territorio perché la Chiesa locale potesse meglio mettersi a servizio della evangelizzazione. Ha poi voluto questa Cattedrale perché fosse chiesa madre adeguata al servizio del vasto territorio circostante.
Dopo quasi mille anni, noi cristiani di oggi possiamo ancora godere delle scelte da lui fatte e vedere i frutti di quel lavoro apostolico. Certo viviamo tempi completamente differenti sia dal punto di vista storico che religioso.
Allora ci si domandava come riuscire ad evangelizzare la gente della campagna che rischiava di rimanere molto isolata. Oggi dobbiamo chiederci come annunciare il Vangelo in un territorio con grandi e secolari tradizioni cristiane, ma che ha molto bisogno di riscoprire il significato della propria scelta.
San Guido ci può aiutare a leggere con più chiarezza le problematiche del nostro tempo e a trovare le strade per vivere il nostro compito di oggi.
Ad esempio oggi ci dobbiamo domandare come superare la struttura strettamente parrocchiale che rischia di svilire la nostra capacità di essere una comunità cristiana aperta, accogliente e missionaria. Dobbiamo però, come ai tempi di S. Guido, domandarci anche come non abbandonare i luoghi più lontani e le comunità più piccole. Come al tempo stesso far sì che la città e gli altri centri maggiori della Diocesi possano diventare punti di riferimento per la formazione, per la pastorale giovanile, come luoghi propulsivi della vita ecclesiale.
Il tempo di S. Guido è stato certamente un momento di passaggio storico importante in cui il mondo transitava dall’alto al basso Medioevo , molte cose stavano cambiando e occorreva attrezzarsi per affrontare situazioni nuove. Ma oggi, come giustamente dice Papa Francesco non ci troviamo di fronte ad un’epoca di cambiamenti, ma ad un cambiamento di epoca. Le sfide poste di fronte alla comunità cristiana di oggi sono davvero importanti, perché occorre leggere i segni della nuova epoca che il mondo si appresta a vivere e saper trovare il modo in cui servirla come cristiani.
Il nostro Patrono S. Guido ci aiuti a fare quello che ha saputo fare lui, che ha vissuto con pienezza il suo tempo e proprio a partire dalla sua santità ha saputo interpretarlo e servirlo. Anche noi abbiamo forse proprio bisogno di più santità, per non farci spaventare dai problemi del nostro tempo, ma per imparare a vivere il nostro compito di annunciare oggi il Vangelo.
Chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà (2Cor 9,6). Chiediamo alla intercessione di S. Guido questa larghezza di cuore che permetta alla nostra Chiesa di servire con gioia sia nell’assistere chi è più debole, sia nell’essere missionaria e nella capacità di annunciare il Vangelo.