
S. Natale 2023, S. Messa della notte
La notte di Natale è sempre una occasione un po’ particolare in cui lasciarci affascinare dall’atmosfera che si crea, ma anche in cui cogliere profondamente il mistero che si celebra.
E’ il mistero di una nascita che cambia fortemente la storia dell’umanità e, per quanto possa essere diventata per noi una abitudine quella di vivere questo evento, è comunque sempre una occasione nuova che ci invita a scoprire una presenza e una novità.
Vorrei in particolare questa notte soffermarmi sul testo del profeta Isaia che ci parla di tenebre, di luce, ma soprattutto di gioia.
Il popolo che cammina nelle tenebre siamo sempre tutti noi e talvolta le tenebre ci appaiono particolarmente fitte, come quest’anno, a causa delle tante situazioni di guerra presenti nel mondo. Penso ovviamente al Medio Oriente e all’Ucraina, ma anche al Sudan, al Myanmar e a tante altre situazioni di grande instabilità e sofferenza.
C’è però una luce. Quella di una presenza di Dio che non abbandona mai e che continuamente trasforma il cammino umano e possiamo quindi dire con il profeta: Hai moltiplicato la gioia.
Perché c’è una gioia, una felicità, che tutti noi siamo in grado di vedere e di costruire ed è la gioia del Vangelo.
Può quasi sembrare strano, ma accogliendo la novità che Gesù porta nel mondo e accogliendo la sua buona notizia, il suo Vangelo, possiamo costruire la nostra vita e le nostre relazioni in un modo così rinnovato tanto da poter davvero capire cos’è la gioia e costruire felicità.
Se ascoltiamo le parole del Vangelo capiamo che è possibile per ciascuno avere uno stile di vita diverso, e che se ci si lascia guidare dallo stile evangelico si aprono davvero nuovi orizzonti.
Possiamo per esempio scoprire la gioia del dono. A Natale ci si scambiano i doni, ma questo può diventare una cosa banale, una sorta di formalità. Ma se capiamo invece cosa vuol dire che c’è più gioia nel dare che nel ricevere, se capiamo cosa vuol dire veramente donare e servire, allora possono aprirsi davanti a noi vere esperienze di gioia, quando con gratuità desideriamo essere servizio all’altro.
IL Vangelo ci apre ad una grandezza di vedute che supera il nostro modo di ragionare immediato. Pensate ad esempio quando Gesù dice: se uno ti obbliga a fare un miglio con lui, tu fanne due. Sembra strano e quale felicità ci potrebbe essere nell’accettare una sopraffazione. Eppure la felicità si costruisce proprio quando si sanno abbandonare i propri schemi e ci si lascia guidare dallo stile nuovo del Vangelo, dalla gioia di perdonare, di amare, di donare, di servire.
Gesù nasce al mondo per portare anche questa novità e noi la accogliamo questa notte con il desiderio di allargare il nostro cuore e i nostri orizzonti.
E’ per questo che possiamo augurarci Buon Natale.
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S. Natale 2023, s. Messa del giorno
In questo giorno è giusto che ci lasciamo prendere anche dagli aspetti un po’ sentimentali che portano con sé ricordi e tradizioni, che esprimono anche la nostra cultura e la nostra storia, ma non possiamo certo fermarci qui: questa festa ci dice qualcosa di molto più grande ed è importante coglierne il messaggio.
Cerchiamo di scoprirlo nella Parola di Dio che abbiamo ascoltato. Nel libro del Profeta Isaia abbiamo sentito parlare della gioia di un popolo che può ricostruire la propria città dopo la distruzione, avere una speranza di futuro e superare le angosce di un tempo difficile che è stato attraversato. Potremmo anche noi domandarci se il nostro venire alla scoperta del Natale non sia dettato proprio dal desiderio di superare le nostre fatiche e di scoprire Dio, di capire qual è la sua luce, di cogliere come anche questo può trasformare ciascuno di noi.
Forse non lo abbiamo mai detto apertamente, ma il nostro desiderio più profondo è proprio quello di conoscere Dio , di capirne il progetto e quindi il significato di tutto quello che noi viviamo.
E oggi Dio si fa conoscere in modo particolare. Dice il Vangelo di Giovanni: Veniva nel mondo la luce vera. Scopriamo questo Dio che si fa carne, che viene ad abitare in mezzo a noi. Che non è lontano, ma partecipa pienamente alla nostra vita. E oggi ci è chiesto di fare spazio nella nostra vita a questa presenza, perché questo ci permette di instaurare una relazione familiare con lui.
Certo, Natale ci dice che Dio entra nella storia dell’umanità con grande delicatezza, rispettando in pieno la nostra libertà, tanto che Giovanni dice che è possibile non accoglierlo.
Ma a quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli, ha aperto strade illuminate in modo nuovo.
A quanti lo accolgono offre la gioia di costruire la propria vita con la prospettiva di instaurare relazioni vere con gli altri, di costruire il mondo in modo diverso, di cercare una giustizia nuova.
Il mondo un po’ è cambiato dalla nascita di Gesù ad oggi. La presenza dei suoi discepoli ha portato alcune novità, ma è soprattutto cambiato perché nel mondo è entrata la speranza.
Il male c’è ancora e tutti noi possiamo vederlo ogni giorno e possiamo anche operare nell’ampliare questo male, ma possiamo anche scegliere di lasciarci guidare dalla presenza di Dio, di costruire nel bene, di essere figli e di poter chiamare Dio Padre.
Questa nascita non ha lasciato il mondo come prima, lo ha trasformato con forza e noi possiamo con le parole del Vangelo di Giovanni accogliere, condividere, rinnovare e contemplare.
Buona festa a tutti voi.
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Primo Gennaio 2024, Te Deum
In questi giorni natalizi, la liturgia ci invita ad iniziare il nuovo anno proponendoci questa festa della maternità di Maria, in cui ci è chiesto di rileggere il mistero dell’Incarnazione prendendo come riferimento la figura di Maria.
Il brano di Luca che abbiamo ora ascoltato ci riporta al momento della nascita di Gesù e all’esperienza dei pastori che dopo aver visto il bambino possono tornare glorificando e lodando Dio perché hanno capito il mistero che è stato loro annunciato. Anche noi siamo chiamati a fare la stessa esperienza. Dopo aver visto il mistero del Natale chiamati a lodare e glorificare Dio perché abbiamo compreso il grande dono ricevuto.
E chiamati come Maria a custodire e meditare tutto questo in modo che si possano aprire i nostri orizzonti e possiamo anche noi entrare nel mistero e capire l’amore di Dio che si incarna per partecipare alla nostra condizione umana.
Il mistero del Natale ci dice proprio la presenza di Dio in mezzo al suo popolo, che trasforma ogni solitudine in gioia. Il nostro mondo non è abbandonato. Talvolta intorno a noi sembra che ci sia questo abbandono, si è in mezzo alla gente ma pare di essere soli. E non è soltanto la solitudine di tante persone che sono rimaste senza parenti, senza amici, ma la solitudine profonda che l’umanità sperimenta quando si allontana da Dio.
E’ solo la presenza di Dio che fa sentire il mondo non più abbandonato, solo la presenza di Dio che trasforma la condizione umana.
In Maria vediamo il segno di una umanità che ha trovato grazia presso Dio, che può accogliere il progetto di Dio, che può donare un figlio al mondo, che può riempire il mondo della sua presenza.
A Maria è dato il compito di portare e donare al mondo Gesù. Ma sappiamo bene che questo compito oggi è nostro. E’ la Chiesa, la comunità dei cristiani, che oggi deve portare e donare al mondo la presenza di Gesù. C’è quindi la maternità di Maria che diventa la maternità della Chiesa, perciò Maria è modello della nostra speranza e del nostro agire.
Per questo Paolo può esortare i Galati dicendo loro che sono figli e che possono chiamare Dio padre e, se figlio – dice Paolo- sei anche erede di Dio. Perché la gioia che annunciano i pastori è la gioia che siamo chiamati ad annunciare a tutti. E’ la gioia di un mondo non più abbandonato, perché noi possiamo renderlo vivibile.
Per questo possiamo stasera concludere la celebrazione cantando il Te Deum, perché vediamo con chiarezza i doni che abbiamo ricevuto, perché abbiamo coscienza del nostro compito di cristiani di portare Cristo al mondo e perché, al di là delle fatiche e dei problemi che costantemente toccano la storia dell’umanità, le guerre, le ingiustizie, noi vediamo la speranza vera che viene al mondo attraverso la maternità di Maria.
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Primo gennaio 2024, GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
In questo primo giorno dell’anno la festa liturgica ci fa meditare sul mistero della maternità di Maria e siamo invitati a riprendere la riflessione sul Natale e sull’incarnazione, ripensando in particolare le parole della lettera di Paolo ai Galati che ricorda come nella pienezza dei tempi Dio mandò suo Figlio, nato da donna, … perché ricevessimo l’adozione a figli.
Ed è proprio scoprendo questa nostra vocazione di figli che siamo costantemente richiamati a ritrovare il significato del nostro essere cristiani a servizio del mondo, anche con il compito di servire il cammino della storia portando la novità di una nascita che ha cambiato il mondo e annunciando la buona notizia del Vangelo, che trasforma ogni cosa.
In questo contesto è sempre molto significativo vivere questa giornata del primo giorno dell’anno anche come giornata della pace, accompagnati dal messaggio che ogni anno il Papa, già dai tempi di Paolo VI, invia ai cristiani e al mondo.
Il tema di quest’anno è più complesso di quello degli anni scorsi, ma quindi a maggior ragione ci invita ad una riflessione.
Papa Francesco si sofferma infatti sulla rapida evoluzione della tecnologia nella nostra epoca. Una evoluzione certamente positiva, che ha dato molto agli esseri umani di questo tempo. Il Papa ricorda che la Sacra Scrittura dice che Dio ha dato agli esseri umani saggezza, intelligenza e scienza per essere in grado di compiere ogni lavoro e l’umanità con queste capacità ha sempre sviluppato la propria vita.
Portare a compimento la creazione vuol dire però anche accrescere la libertà, la comunione fraterna e la capacità di convivere degli esseri umani.
Il progresso tecnologico sta dando all’umanità tante possibilità, anche nel superare tanti mali che la affliggono, ma -sottolinea Papa Francesco- occorre vigilare molto perché gli sviluppi scientifici siano veramente a servizio dell’uomo.
Il messaggio si sofferma in particolare sulla evoluzione delle tecnologie informatiche e sulla intelligenza artificiale, che possono certamente portare grande sviluppo, ma non mancano gravi rischi: anche queste tecnologie infatti possono aumentare i classici difetti umani che sono l’egoismo, l’interesse personale, la brama di profitto, la sete di potere.
L’uso di queste nuove tecnologie può migliorare la qualità della vita di tutta l’umanità, ma può al contrario anche aggravare le disuguaglianze e i conflitti, può favorire campagne di disinformazione che diffondono notizie false, interferenza nei processi elettorali, sorveglianza e controllo delle persone.
Il rischio è che tutto questo favorisca un vantaggio sproporzionato per pochi a scapito dell’impoverimento di molti e se così accadesse questo non aiuterebbe certo la pace, che si fonda sull’equità e la giustizia.
Il messaggio del Papa invita pertanto a individuare i valori umani che dovrebbero essere alla base della società, che possano servire la causa della fraternità umana e della pace. E questo, dice, non è responsabilità di pochi, ma dell’intera famiglia umana. La pace è infatti frutto di relazioni che riconoscono e accolgono l’altro nella sua inalienabile dignità e di cooperazione e impegno nella ricerca di sviluppo integrale di tutte le persone e di tutti i popoli.
La preghiera del Papa all’inizio del nuovo anno è che lo sviluppo tecnologico non accresca le disuguaglianze e le ingiustizie, ma contribuisca a porre fine alle guerre e ai conflitti e contribuisca a consegnare alle generazioni future un mondo più solidale, giusto e pacifico.
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EPIFANIA del SIGNORE, 2024
In questo giorno dell’Epifania noi contempliamo Cristo che, nato tra noi, si manifesta, diventa luce che irradia sul mondo e attira tutti, tutti i popoli, tutte le persone di buona volontà che, come i Magi, non hanno paura di mettersi in cammino e di cercare il senso della vita a partire da quel bambino che è nato.
Come dice Paolo nella Lettera agli Efesini: “le genti sono chiamate a condividere la stessa eredità”.
E quindi quella di oggi è una festa missionaria, una festa per tutti i popoli, che possono conoscere e accogliere la novità della presenza di Gesù al mondo e la straordinaria bellezza del suo Vangelo.
Possiamo contemplare, come nella visione di Isaia nella prima lettura anche la nostra Chiesa rivestita di luce e capace di attrarre ancora oggi gente che viene da lontano. Questo magari non è facile, perché viviamo un tempo complesso in cui sembra venir meno molto della nostra tradizione e potremmo pensare di essere una Chiesa in crisi che sembra non avere più molto da dire ai nostri contemporanei. Una comunità che si assottiglia man mano che muoiono i nostri anziani e che fa molta fatica a trasmettere la fede alle nuove generazioni.
Tuttavia una percezione di questo genere è certamente sbagliata, perché il nostro compito di comunità cristiana è ancora più evidente nel tempo in cui viviamo. Diventeremo forse una comunità più piccola, meno di massa, ma a maggior ragione non possiamo perdere la coscienza del nostro impegno ed essere un poco come quella stella che guida i Magi. Perché una Chiesa, magari più piccola, ma che ha la chiarezza delle sue motivazioni, può veramente diventare una luce, un punto di riferimento, quella stella che invita a cercare Gesù, a scoprire il suo Vangelo, ad offrire motivazione e speranza a tutti.
Dobbiamo essere certi che non c’è dono più grande da accogliere e da trasmettere che quello della luce di Cristo. I Magi hanno avuto il coraggio di seguire la stella e poi lo sguardo capace di riconoscere Gesù.
Anche oggi il mondo è pieno di persone coraggiose che non hanno paura di lasciare le loro vite confortevoli per mettersi alla ricerca di una speranza più grande, di un significato della vita. E queste persone hanno bisogno di un riferimento, di una luce che li guidi. Hanno bisogno della comunità formata dai discepoli di Gesù che li aiuti a scoprire che anche loro sono chiamati a partecipare della stessa promessa per mezzo del Vangelo.
L’invito che ci viene da questo giorno dell’Epifania, quindi, è quello di capire meglio la grazia del nostro essere cristiani e di scoprirne il contenuto missionario, perché missionario non è solo chi si reca in paesi lontani ad annunciare il Vangelo, ma ogni cristiano è epifania di Gesù, manifestazione dell’amore di Dio, portatore di speranza al mondo di ogni tempo.
Come Maria, che è modello della Chiesa, ha generato Gesù al mondo, così ora è la comunità dei cristiani che deve ogni giorno generare e donare la presenza di Gesù al mondo.