Quaresima 2019 CATECHESI DEGLI ADULTI “Verso Gesù risorto” CINQUE TAPPE IN PREPARAZIONE ALLA PASQUA 1^ TAPPA

1^ TAPPA
« ASCOLTO »
Preghiamo
Salmo 85( 84)
Dalla lettera pastorale
In ascolto della Parola
Dal Vangelo secondo Giovanni (2,1-11)
Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu
invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di
Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è
ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna
da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le
riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige
il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino,
colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i
servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il
vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai
tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua
gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Parola del Signore
Dentro la Parola
Riflettiamo sotto la guida del catechista
INTRODUZIONE
L’evento delle nozze di Cana è riportato soltanto dall’evangelista Giovanni e costituisce la
prima uscita pubblica di Gesù dopo la manifestazione al Giordano e la successiva
chiamata dei primi discepoli.
Non c’è dubbio che, all’interno del Vangelo di Giovanni, l’episodio dello sposalizio di Cana
di Galilea rivesta un particolare rilievo. Le nozze di Cana sono intese da Giovanni come
svelamento della nuova alleanza che Dio sta per contrarre con il suo popolo mediante il
dono della nuova legge; anticipano nel segno l’evento pasquale come evento di alleanza
nuziale. Spesso l’AT si serve dell’immagine delle nozze per descrivere l’alleanza tra Dio e
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il suo popolo (cfr Os 2,16-25; Is 54,4-8; Is 62,4s; Ger 2,1-2; Ez 16; Sal 45; ed il Cantico dei
cantici in tutta la sua globalità). Anche nel NT per descrivere la venuta del Regno si usa il
simbolo delle nozze e si presenta Gesù come sposo (cfr Mt 22,1-14; 25,1-13; Mc 2,18-20;
Ef 5,25-33).
Il testo parla di nozze, di vino che manca, di servi, di sei giare di pietra, di acqua e di vino
buono, riservato fino a quel momento. Non si nomina la sposa; lo sposo appare
indirettamente solo alla fine, come interlocutore di “colui che dirige il banchetto”. Il
protagonista di questa pagina è Gesù, mentre gli altri personaggi sono presentati solo in
riferimento a lui: “la madre di Gesù”, “sua madre” (senza che si dica il nome Maria) e “i
suoi discepoli”, testimoni silenziosi, ma che alla fine appariranno come la comunità, la
sposa di quell’alleanza con lo Sposo Gesù, sigillata nel vino nuovo del Regno.
Il racconto delle nozze di Cana è introdotto dalla formula “il terzo giorno”, che richiama da
una parte la rivelazione del Sinai (cfr Es 19,11 – il “terzo giorno Dio dà a Mosé la Legge,
simbolo dell’ordinamento antico, come ce lo ricordano le “sei giare di pietra che servivano
per la purificazione dei giudei”), dall’altra l’evento della resurrezione di Gesù (l’evangelista
Giovanni è in sintonia con la tradizione secondo la quale il terzo giorno è quello della
resurrezione).
Il “terzo giorno” richiama quindi la Pasqua del Signore (passione, morte, Resurrezione),
perciò il racconto di Cana dev’essere letto tenendo conto del Calvario e tenendo conto
delle Scritture perché nella lettura della comunità cristiana Gesù è il compimento delle
Scritture. Questa interpretazione pasquale viene ulteriormente avvalorata dal tema
dell’ora, “non è ancora giunta la mia ora”. L’ora di Gesù è quella della sua Passione-Morte
e Resurrezione, è l’ora della piena Rivelazione, l’ora in cui la Salvezza sarà pienamente
attuata. Sarà l’ora in cui il Signore rivela la sua gloria amandoci fino all’estremo (Gv
13,1ss.), donandoci la sua stessa madre (Gv 19,25-27) e il suo Spirito (Gv 19,30) e
diventando lui stesso sorgente di sangue e acqua (Gv 19,34) di vita più forte della morte.
LA FESTA DI NOZZE
Nel racconto si celebra dunque un matrimonio al quale è presente la madre di Gesù ed è
invitato Gesù stesso insieme ai suoi discepoli. La madre di Gesù sta qui all’”inizio dei
segni”, come starà, alla “fine dei segni”, presso la croce (cfr Gv 19,25). Proprio in quanto
madre di Gesù, presente a quell’ora, vedendo che in queste nozze non c’è vino, si rivolge
a lui con audacia per dirgli: “Non hanno vino”. E se non vi è vino, come si potranno
celebrare le nozze con la gioia necessaria alla festa? Ma Gesù le risponde con parole che
creano distanza: “Donna, che vuoi da me?”. Ed ecco che Maria da madre si fa discepola
che ascolta e chiede agli altri di fare lo stesso: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. A questo
punto Gesù dà un segno in cui anticipa la sua ora, non ancora venuta, ma che giungerà
solo alla croce, dove si celebreranno nozze di sangue. I servi di tavola subito gli
obbediscono: portano sei giare piene di acqua, che serviva per la purificazione. Ed ecco
che quell’acqua così abbondante, più di seicento litri, diventa vino per le nozze! Quantità e
qualità eccezionali dicono che quel vino e più di semplice vino, è il vino dell’amore donato
da Gesù ai suoi, è l’amore che non può più mancare.
Nelle scritture il vino è innanzitutto promessa di Dio stesso, dono della beatitudine e della
gioia fatto al suo popolo. E’ il vino che rallegra il cuore dell’uomo (cfr Sal 103,15) e degli
dei (Gdc 9,13), ed è proprio il vino che segnerà il banchetto escatologico promesso,
attraverso il profeta, a tutti i popoli della terra, quel banchetto in cui si celebrerà la
liberazione definitiva dalla morte (cfr Is 25,8): “Il Signore dell’universo imbandirà un
banchetto, lo preparerà per tutti i popoli sul monte Sion, un banchetto di vivande scelte e
vini eccellenti, di cibi gustosi e vini raffinati” (Is 25,6).
Il vino quindi, nella Bibbia, non indica soltanto l’abbondanza e la dolcezza delle
benedizioni che Dio accorda al suo popolo (Sal 103,15; Dt 32,13-14; Nm 13,20-26), ma è
anche segno degli ultimi tempi (Mc 2,22; Mt 26,27-29). Il vino nuovo sarà presente nel
giorno delle nozze eterne fra il Signore e il suo popolo (cfr Os 2,21-24).
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“Questo, a Cana di Galilea” – conclude l’evangelista – “fu l’inizio dei segni compiuti da
Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”.
FATE QUELLO CHE VI DIRA’
Nell’episodio delle nozze di Cana si vede il realismo, l’umanità, la concretezza di Maria,
che è attenta ai fatti, ai problemi: vede e comprende la difficoltà di quei due giovani sposi
ai quali viene a mancare il vino della festa, riflette e sa che Gesù può fare qualcosa, e
decide di rivolgersi al Figlio perché intervenga: “Non hanno vino”. Maria alle nozze di Cana
si pone in ascolto di Dio, riflette e cerca di comprendere la realtà, e decide di affidarsi
totalmente a Dio, decide di affidarsi al Figlio con insistenza per salvare la gioia delle
nozze.
La strada è segnata dalle sue parole: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Sono le sue ultime
parole nel Vangelo. Le prime e le ultime rivolte a noi uomini. Ha parlato con gli angeli, con
Elisabetta, con il figlio; ma questo è il suo “testamento” agli uomini. “Fate le sue parole.
Fate il Vangelo”. Non solo ascoltatelo o annunciatelo, ma fatelo, rendetelo vita e gesto. E
si riempiranno le anfore vuote della vostra vita. Essa esorta ad una fiducia senza
esitazione, soprattutto quando non si comprendono il senso e l’utilità di quanto il Cristo
domanda.
“Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. In questa breve frase si racchiude tutto il programma di vita
che Maria realizzò come prima discepola del Signore, e che oggi insegna anche a noi. E’
un progetto di vita basato sul solido e sicuro fondamento che si chiama Gesù Cristo.
“Qualsiasi cosa vi dica, fatela” vuol dire: ascoltate Gesù mio Figlio, seguite la sua parola e
abbiate fiducia in lui. Imparate a dire “si” al Signore in ogni circostanza della vostra vita.
La richiesta di Maria: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”, conserva un suo valore sempre
attuale per i cristiani di ogni epoca, ed è destinata a rinnovare il suo effetto meraviglioso
nella vita d’ognuno.
ASCOLTO
Maria sa ascoltare Dio. Attenzione: non è un semplice “udire” superficiale, ma è l’ascolto
fatto di attenzione, di accoglienza, di disponibilità verso Dio. Non è il modo distratto con
cui a volte noi ci mettiamo di fronte al Signore o agli altri: udiamo le parole, ma non
ascoltiamo veramente. Maria è attenta a Dio, ascolta Dio. Ma Maria ascolta anche i fatti,
legge cioè gli eventi della sua vita, è attenta alla realtà concreta e non si ferma alla
superficie, ma va nel profondo, per coglierne il significato; “Maria, da parte sua, custodiva
tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Questo vale anche nella nostra
vita: ascolto di Dio che ci parla, e ascolto anche della realtà quotidiana, attenzione alle
persone, ai fatti perché il Signore è alla porta della nostra vita e bussa in molti modi, pone
segni nel nostro cammino; a noi la capacità di vederli.
A tu per tu
Spazio Junior
(dedicato alle nuove generazioni)
Facciamoci in quattro
Preghiamo

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