
“Dunque, il tempio fatto di mattoni e pietre nel quale si rende presente Dio, come abbiamo sentito dalla Prima Lettura, si concretizza nella nube che scende nel tempio dove c’è la l’arca dell’Alleanza che contiene le Tavole della Legge. Paolo ci ricorda però che questo tempio fatto di mattoni è il segno del Tempio Vivo, di carne che siamo noi. Noi siamo tutti Tempio di Dio grazie allo Spirito Santo, come ci ricorda Gesù nel Vangelo. Lo Spirito che abbiamo ricevuto nel Battesimo, nella Cresima e noi, nel Sacramento dell’Ordine, ed essendo Tempio di Dio ripieni da Spirito possiamo lodare, ringraziare, pregare, offrire, soffrire in ogni luogo, sia quando siamo nel tempio, sia quando viviamo la nostra giornata in ogni luogo in cui siamo chiamati a percorrere la nostra esistenza. Questo ci ricordano le letture che abbiamo ascoltato. Ho preparato per questa sera alcuni pensieri partendo dalla considerazione che in queste giornate di festa abbiamo già sentito tante riflessioni sul significato della Cattedrale e ne sentiremo ancora tante. Ma voglio comunicarvi due pensieri che mi stanno particolarmente a cuore, con l’augurio che quanto questi pensieri esprimono, possa realizzarsi in forza della grazia del Signore per santificarci.
Il primo pensiero. Prendo spunto da quanto l’Apostolo Paolo ricorda nella Seconda Lettura. Egli ci ha detto: “non sapete che siete il Tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Santo è il tempio di Dio, che siete voi”. La frase mi ha fatto riflettere sull’importanza del vivere da parte nostra nell’amicizia del Signore, nel vivere nella sua Grazia. Nel non distruggere il tempo di Dio che siamo noi, perché inabitati dello Spirito Santo. Ogni tanto, mi vieni mente questo pensiero e dico a me stesso: tu puoi realizzare tante opere, tu puoi fare tanti programmi pastorali: tutte cose buone, si intende. Se poi i fedeli affidati alle tue cure dal Signore, buon pastore, non vivono in grazia di Dio, non sono tempio vivo del Signore, guidati dallo Spirito Santo, a che servono tutte queste cose? Perché tutti i Diocesani possano vivere nell’amicizia con il Signore, che cosa allora posso fare come Vescovo? Mi chiedo. La cosa più importante è inginocchiarmi di fronte al Signore e pregare. Come mi disse un confratello Vescovo, che è morto da anni, quando seppe della mia nomina a Vescovo: “Tante cose soprattutto potrai ottenere in ginocchio di fronte al Signore”. Pregare per i fratelli per le sorelle perché tutti possano vivere la grazia del Signore. A riguardo vorrei ricordare come ogni Domenica – festa di Cristo risorto – il vescovo celebra una Santa Messa per tutto il Santo popolo di Dio affidato alle sue cure pastorali. Conosciamo la potenza soprannaturale dell’Eucaristia per la santificazione dei battezzati e dei cresimati. Ricordo in quel momento davvero tutti, vivi e defunti. A conclusione di questo pensiero, l’importanza di vivere la grazia del Signore, voglio comunicarvi alcune frasi che un Santo Vescovo, vissuto nei primi tempi della Chiesa – San Cesario, vescovo di Arles – scriveva: “se dunque vogliamo celebrare con gioia il giorno natalizio della nostra chiesa (anche allora si celebrava con gioia, come una festa, la dedicazione e l’anniversario delle singole chiese) se vogliamo celebrare con gioia l’inizio della nostra Chiesa, non dobbiamo distruggere con le opere cattive il Tempio di Dio che siamo noi. Tutte le volte che andiamo in Chiesa, riordiniamo le nostre anime, così come vorremmo trovare il Tempio di Dio. Vuoi trovare una Basilica tutta splendente? Non macchiare la tua anima con le strutture del peccato. Se tu vuoi che la Basilica sia piena di luce, ricordati che anche Dio vuole che nella tua anima non ci siano tenebre.” Non è facile certo raggiungere questo ideale: per viverlo ci vuole la Grazia del Signore. I Santi, però, ci sono riusciti e ci dicono che è possibile. Lo dice anche Papa Francesco: “I Santi non sono modellini perfetti; anche loro hanno trovato difficoltà a vivere bene il dono della Grazia e dell’amicizia con il Signore. Ma sono persone attraversate da Dio: possiamo paragonare i Santi alle vetrate delle Chiese, che lasciano trapassare la luce di diverse tonalità di colore. Tutti sono stati trasparenti, hanno lottato per togliere le macchie del peccato, così da far passare la luce gentile di Dio. Luce che viene dal suo Spirito e ci dona continuamente”.
Secondo pensiero che voglio trasmettervi, lo esprimo con le parole del Papa in questo accennato discorso citado: “I santi sono i nostri fratelli e sorelle che hanno accolto la luce di Dio nel loro cuore e l’hanno trasmessa al Mondo, ciascuno secondo la propria tonalità”. Non siamo tutti uguali, per fortuna, ognuno ha la sua personalità, comprendente difetti. Soprattutto, ognuno di noi, ha dei doni ricevuti da Dio: doni che devono essere messi al servizio degli altri. E la celebrazione del Giubileo della Cattedrale ci porta proprio a ricordarci che noi siamo tempio vivo di Dio, ognuno dei quali è una pietra che serve per la costruzione di tale tempio. La Chiesa sempre in costruzione era il titolo del Convegno che abbiamo svolto nel mese di Settembre. E la preghiera stampata nel retro dell’immaginetta preparata per questo Giubileo, che sarà distribuita, recita così: “Quale sarà il mio posto nella casa di Dio? O Signore, quando serve una pietra per la tua costruzione, prendi il primo ciottolo che trovi, questo ciottolo siamo noi. Lo guardi con infinita tenerezza e lo rendi una pietra di cui hai bisogno. Cosa farai di questo ciottolo che sono io e che lavori ogni giorno con la potenza della tua misericordia e con pazienza, con la forza invincibile del tuo amore?” Fin qui la preghiera. Come è consolante pensare che ognuno di noi in forza del Battesimo, della Cresima, dell’Eucarestia, è un ciottolo nelle mani di Dio, che serve per la costruzione del Suo Tempio, che egli trasforma per la costruzione del Tempio di Dio che è la Chiesa: comunità dei credenti. Quando siamo consapevoli di tale amore di Dio che si serve di noi e ci trasforma in pietre vive, sarà più facile cacciare dal nostro animo l’insidia dell’invidia che talvolta si annida nel nostro animo. Guardando il nostro vicino, il nostro fratello, che magari possiede talenti più belli di noi nella comunità e sta compiendo cose più alte. Ma è importante compiere ciò che il Signore vuole. E dobbiamo cacciare ciò, dire con le parole della citata preghiera: “Se mi metti sotto un pavimento, che nessuno vede, ma che sostiene lo splendore dello zaffiro o in cima a una cupola che tutti guardano e ne restano abbagliati, ha poca importanza. Importante è trovarmi là dove tu mi metti, senza ritardi. E io, per quanto pietra, sento di avere una voce: voglio gridarti, o Dio, la mia felicità di trovarmi nelle tue mani malleabile, per renderti servizio, per essere tempio della tua gloria.” Se ricordassimo quest’ultima frase… “La mia felicità è trovarmi nelle tue mani per renderti servizio, per essere il Tempio della tua Gloria”.
Così sia. Sia lodato Gesù Cristo.”
Per chi volesse (ri)vivere i momenti della Celebrazione Eucaristica, è disponibile al seguente indirizzo la registrazione della diretta streaming realizzata dal Centro di Produzione don Alberto Rivera, del sistema informativo parrocchiale Cattedrale Acqui NEWS: