IV Domenica di Avvento – 22 dicembre 2019 (prof. Marco Forin)

Pertanto il Signore stesso vi darà un segno!» (Is 7,14).
Nella prima lettura di questa domenica incontriamo un racconto molto famoso: il profeta Isaia invita l’empio re Acaz (regna su Giuda nella seconda metà dell’VIII secolo a.C.) affinché questi si rivolga a Dio e gli chieda un segno. Il re rifiuta:
non vuole tentare il Signore! Il profeta intuisce le vere intenzioni del re: Acaz non vuole domandare nulla al Signore perché in caso di successo della richiesta egli sarebbe costretto a sottomettersi alla volontà di Dio. Ma il profeta gli annuncia la nascita di un figlio, suo discendente, frutto del grembo della giovane moglie di Acaz. Dalle cronache bibliche sappiamo che quel figlio si chiamerà Ezechia
(2 Cr 28,1-27).
Questo importante passo biblico, di tenore messianico, fu interpretato dalla tradizione come prefigurazione della nascita di Cristo. Probabilmente fu in origine un oracolo di corte, che richiamava il re alla fede nel Dio di Israele.
Acaz, presuntuoso ed arrogante, non accettava che la sua regalità fosse messa in discussione da un Dio a lui superiore. Il segno attraverso il quale il profeta tenta di stimolare la presa di coscienza di Acaz è di una semplicità disarmante: la nascita di un bambino. Il re Acaz non saprà lasciarsi sorprendere dal segno
profetico: continuerà i suoi progetti politici ignorando le indicazioni di Isaia (2 Re 16,10-18).
Il vangelo di Matteo riprende quel racconto, applicandolo a Maria. Nel Vangelo di questa domenica spicca la figura di Giuseppe, vero protagonista del racconto.
Egli è il giusto, è cioè un uomo che cammina nella legge di Dio. Giuseppe è
titubante nell’applicare la legge del ripudio verso Maria (nonostante avesse
avuto il diritto di farlo poiché lei era misteriosamente incinta), poi accetta/decide di non farlo. Giuseppe nei confronti di Maria si comporta come se intuisse qualcosa: percepisce che la grazia di Dio sta operando in un modo meraviglioso.
Giuseppe si fa mezzo profetico di salvezza dell’umanità: egli attende il Messia. Lo sposo di Maria, semplicemente, accoglie un segno: in silenzio, nell’umiltà della casa di Nazaret, accoglie un bambino minuscolo e indifeso la cui generazione rimane inspiegabile.
Acaz non ha saputo cogliere quello che ha saputo vedere Giuseppe. Acaz
ascoltava se stesso e il suo potere mentre Giuseppe ha ascoltato i segni dei tempi. Acaz non ha saputo ascoltare la voce del saggio Isaia, Giuseppe ha ascoltato la
voce di una giovane, spaventata ed indifesa, che gli raccontava di un misterioso incontro che ha generato in lei una vita.
C’è da chiedersi se noi assomigliamo di più ad Acaz o a Giuseppe.

Per la preghiera e la riflessione
Mi avvicino al Natale in un clima di silenzio interiore cogliendo i segni d

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