Consiglio Pastorale Diocesano e Consiglio Presbiterale si trovano per il cammino sinodale: un segno concreto della Chiesa che vuole camminare insieme

Il Consiglio Pastorale Diocesano e il Consiglio Presbiterale, con l’invito rivolto anche ai Facilitatori che in questi anni si sono attivati per il cammino sinodale, si sono ritrovati sabato 1 febbraio 2025 nei locali del Duomo per lavorare su due delle schede del Sinodo italiano: quella dedicata al protagonismo dei giovani e quella dedicata alla corresponsabilità e guida delle comunità attraverso i ministeri laicali.

38 partecipanti (su 67 invitati) tra donne, uomini, preti, religiosi e religiose, dopo un momento di ascolto della Parola introdotto dal Vescovo Testore e fatto risuonare dai presenti.

Per quanto riguarda i giovani (scheda n.6) gli elementi principali sono stati: fare sinergia (abbassare il livello di complessità e dispersione delle energie dovuta ai troppi uffici di governo ecclesiale o ai troppi ruoli di chi si dedica ai giovani), scambio intergenerazionale, far sentire accolti i giovani per come sono, far sì che le comunità siano accoglienti come una casa (non puntare sui grandi eventi ma dedicarsi alla cura personale dei giovani), percorsi di relazione personale e offerta di iniziative pratiche dove i giovanissimi e i giovani possano mettersi in gioco in prima persona. La Pastorale Giovanile Diocesana non deve proporre azioni in prima persona ma valorizzare quanto c’è (proposte zonali, attività e percorsi dei movimenti, associazioni, realtà comunitarie che esistono e lavorano…).

Per quanto riguarda la scheda n.11 sulla corresponsabilità nella missione e nella guida delle Comunità, in particolare attraverso l’adozione di nuovi ministeri (istituiti, straordinari, di fatto) si è manifestata grande perplessità sui ministeri istituiti come strumento pastorale. Meglio valorizzare la comune vocazione battesimale, sacramento sufficiente per essere membra attive e autorevoli nella Chiesa. È piaciuta l’idea dell’anno di servizio pastorale retribuito per i giovani (un anno in cui sperimentare l’azione pastorale in prima persona), si ritiene importante fare una mappa dei servizi (ministeri) e delle persone che li esercitano nelle nostre comunità e darne evidenza ovvero pubblicare nomi e cognomi associandoli ai servizi che già fanno: i catechisti, i ministri straordinari dell’eucarestia, gli insegnanti di religione, gli educatori, i responsabili delle associazioni, organizzazioni, gruppi, servizi di custodia dei beni, di supporto tecnico amministrativo…).

Importante definire un tempo di “scadenza e verifica” del servizio e se non ci sono le forze per coprire tutte le necessità che nella mente ci piacerebbe fare, meglio accettare con la situazione e incentivare l’accorpamento delle forze tra parrocchie/comunità che un tempo erano autosufficienti e divise.

È stato sottolineato come essere “corresponsabili” sia diverso da essere “collaboratori” e come sia fondamentale la formazione di chi svolge i servizi/ministeri. L’indicazione netta è che per ora nella nostra realtà diocesana non si sente il bisogno di istituire nuovi ministeri, meglio rendere evidenti quelli che già operano in virtù del battesimo (e confermazione).

Tante cose in più sono state dette, tantissime se ne potrebbero aggiungere; il grande valore di quest’incontro è stato ascoltare tutti, 38 pareri, 38 ispirazioni, magari 38 solite cose sentite e risentite, ma messe in circolo con una sintesi comune individuando l’essenziale (anche se tutto è importante) offre la certezza di uno sguardo di prospettiva, una visione e quindi un cammino da poter fare insieme.
Non è semplice essere comunità, in un tempo di grande individualismo, ma la Chiesa o è sinodale, o esprime/vive la fraternità (con tutti i suoi limiti) o non è Chiesa, senza questa caratteristica non può raccontare e trasmettere quel Gesù di Nazaret, Signore della Vita da cui è generata!

Flavio Gotta

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