Commento alle Letture di Domenica 7 agosto a cura di don Enzo Cortese

ap 18,6-9
Nella seconda parte di Sap, libro deuterocanonico, scritto solo in Greco nel sec.1° a.C., ci sono meditazioni
sui fatti dell’Esodo: qui, sulla morte dei primogeniti, l’ultima piaga o castigo che darà il via alla Pasqua-
partenza di Israele con Mosè verso la libertà. Questa meditazione è scelta per introdurci al Vangelo, che,
dal v. di Lc 12,35 inizia il tema: essere pronti all’arrivo del padrone. Detto brutalmente questo arrivo
significa anche la nostra morte. La meditazione sapienziale allarga abilmente il campo, partendo da Es 1,
dalla morte decretata in Egitto per i figli maschi deli Ebrei (Sap 18,5), continuando con il piccolo Mosè,
sfuggito ad essa secondo Es 2, per arrivare a Es 11 sulla piaga dei primogeniti, dove alla morte egiziana
viene contrapposta la vita degli Ebrei guidati da Mosè. Il bello della pagina mi sembra essere la descrizione
dell’unione degli Israeliti di fronte alle due cose: la morte e la vita.
Sal 32 (nella Bibbia 33)
E’ una proclamazione dell’opera del creato e dell’umanità, fatta senza rivolgersi col “Tu” a Dio. Nella
seconda parte si considera specialmente l’operato salvifico su Israele (33,13), sempre nella prospettiva
universalistica. 33,16 inquadra la meditazione nel regno d’Israele, che non deve contare sulle sue forze, ma
sull’occhio di Dio (v.18). E’ Lui che ci libera dalla morte: dal v.19 alla fine. Come? Il salmo non lo dice ancora,
ma apre le porte a Gesù, vero liberatore.
Eb 11,1-2.8-19
Come mai, dopo Colossesi, si parta ora dal cap.11 di Eb, lasciando tutti i capitoli della lettera, mi è difficile
spiegarlo. Il corpo della lettera si legge, alla domenica, nell’anno B, quello di Marco, a partire dalla Dom.
XXVII, in ottobre. Con Eb 10,18 l’argomento centrale è finito e comincia l’esortazione alla fede, sull’esempio
dei Patriarchi e dei martiri cristiani. L’ascolteremo in tutto Agosto, saltando subito alla fede di Abramo e
lasciando quella di Abele (11,3-7). La descrizione di quella fede è famosa; da 11,19 diventa la figura della
fede cristiana nella risurrezione, vero traguardo della liberazione dalla morte.
Lc 12,32-48
Altro salto: da Lc 12,21 di domenica scorsa a 12 32. Un salto di appena 10 versetti, questa volta. Ma sono
molto belli e importanti: quelli della fiducia nella Provvidenza. Non possiamo dire che sia per non aver
voluto ripetere brani letti nel triennio. Dai miei sondaggi non risulta sia stato letto di domenica il parallelo
di Mt 6,24-34. Ai giorni feriali avrebbe dovuto esser letto sabato 18 Giugno scorso. Ma le letture del sabato
di solito sono omesse per la pre-festiva. Il tema della fiducia arriva comunque a quello della povertà
evangelica, non saltata: 12,32ss. Poi inizia nel viaggio di Lc un nuovo tema, indicato all’inizio e già messo in
abbinamento: morte e vita. A queste due realtà noi vecchi ci sentiamo particolarmente vicini, ma spesso ci
tocca consolare per la morte quelli più giovani. Le minacce di morte sono sempre più frequenti anche nei
media, specialmente per l’aumento della contaminazione del creato. Il surriscaldamento, l’inquinamento, il
disgelo dei ghiacci. Si aggiungano incendi, siccità, il pericolo atomico… Difficile trovare l’equilibrio tra i due
estremi: essere uccelli del malaugurio e superficiali consolatori. Difficile anche conoscere bene la volontà
del padrone (12,47) e guidare il popolo di Dio in questi tempi estremi, senza perdere la speranza: quella
cristiana. Gesù, morto anche Lui, ma risorto, è l’unica vera strada. Da percorre uniti nella preghiera, come
dice proprio Eb 10,24s: “non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma
esortiamoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno del Signore”

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