Commento alle Letture di Domenica 4 settembre 2022 a cura di don Enzo Cortese

Sap 9,13-18
Il libro è una continua riflessione sapienziale, scritto in greco da un ebreo nel primo secolo a. C., forse ad
Alessandria d’Egitto, dov’era concentrata una grossa comunità ebraica. Da Sap 6,22 in poi, in forma autobiografica, si capisce che è impersonato il re Salomone (si veda 7,5). Si divide in due parti. Da Sap 10
alla fine (cap.19) sono preghiere o meditazioni sulla Sapienza nella storia di Israele, iniziate coi Patriarchi
ma subito concentrate totalmente sulle vicende dell’Esodo. In Sap 9, a conclusione della prima parte,
abbiamo la preghiera per avere la Sapienza e governare bene. Fa eco al racconto di 1Re 3, il sogno di
Gabaon e la relativa preghiera di Salomone all’inizio del suo regno. Il brano scelto interrompe la preghiera
(vi si parla di Dio e non con Dio) e si descrive il problema dei disegni di Dio che il re, coi suoi limiti, deve
assecondare e realizzare. La stessa cosa vale per noi e la Chiesa oggi, come sarà indicato dal Vangelo.

Salmo 89 (90 nella Bibbia)
E’ il primo salmo del IV libro del Salterio (90-106), una raccolta dove negli antichi testi rabbinici si indicano a
volte i giorni della settimana in cui ciascuno va letto. Dunque preghiere non per il popolo nelle feste. Vi si
trovano ammucchiati anche i salmi “di JHWH-re”, sui disegni di Dio nel mondo. Al centro di questo salmo
(89,3-12) i problemi sono presentati severamente e si parla di ira di Dio nelle vicende umane e dei nostri
peccati. Inizio e fine invocano la misericordia e la bontà (il Papa la chiama tenerezza) divina e si prestano al tema indicato.

Fm 9b-10.12-17
Nel tentativo di far leggere qualcosa da tutti i libri biblici, si prende anche la lettera (ha un solo capitolo e
qualcuno lo chiama “biglietto”) a Filemone, un bravo cristiano ricco, cui Paolo rimanda e raccomanda lo
schiavo Onesimo, a Colossi (si veda Col 4,9), da dove gli era scappato. Senza prendere posizioni sociali o
politiche, Paolo ci dice tutti uguali: non solo nel senso che intendiamo nella nostra società dove la vera
schiavitù è abolita, anche se tanti la subiscono ancora, ma in una società in cui essa era anche
strutturalmente fondamentale.
Lc 14,25-33.
Credo che con questo capitolo si chiude una tappa di Lc iniziata con 12,49 a metà Agosto. In tutto il
percorso abbiamo notato una certa asprezza, interpretata come espressione dei sentimenti anche negativi
di Gesù-uomo nell’avvicinarsi al traguardo. Alla fine si rivolge severamente a noi, raccomandando una
totale disponibilità. All’inizio è come Mt10,35-38, ma più severo: dice che bisogna “odiare”, in senso non
certo letterale, i propri cari e include la moglie; molti seguaci erano sposati. Poi Lc aggiunge due esempi
(costruzione d’una casa e spedizione militare) per spiegare l’urgenza e l’importanza della chiamata: al
termine, 14,33 ripete che, altrimenti, non si può essere suoi discepoli, come in 14,26 e 27. Le prospettive
poco allegre di un mondo dove non riusciamo più a frenare il surriscaldamento, che lo porta alla rovina, ci dicono che mai come oggi i cristiani devono seguire Gesù con impegno nell’indirizzare l’umanità verso la salvezza; in vista dell’anno giubilare 2025 sulla speranza, indicato da Francesco ai nuovi cardinali. In questo Settembre ci sono poi delle grosse scadenze, anche nel campo civile (le elezioni), ma particolarmente in
quello religioso: a partire dalla giornata per la salvaguardia del creato del 1° Sett. Il Papa, a metà mese,
parteciperà in Kazakistan a un dialogo interreligioso mondiale, a nome di tutta la Chiesa. Per non parlare delle scadenze diocesane e nazionali del programma sinodale.
Ognuno deve essere disponibile, almeno
nella preghiera.

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