Commento alle Letture di Domenica 19 giugno a cura di don Enzo Cortese

GEN 14,18-20
L’antico racconto di Gen 14, da cui sono presi i versetti, non faceva parte di quelli pur antichi sui Patriarchi. Parla di razzie tribali fatte da oscuri re, dai nomi che non corrispondono ai noti, grandi personaggi della storia orientale. Abramo, saputo del rapimento di suo nipote Lot, dal Sud (Mambre-Hebron) sale con gli amici Escol e Aner a liberarlo e a riportarlo vicino a Sodoma, incontrando al ritorno un Melkisedek di Salem che gli offre riconoscente pane e vino. Abramo gli paga la decima del bottino e non vuol trattenere niente per se, eccetto la parte di Escol e Aner. Il racconto è poi finito nella storia biblica per via di Abramo. Tra le ulteriori considerazioni sviluppate nell’AT forse c’è anche quella sulla storia di Num 13s., degli esploratori inviati da Mosè quando voleva entrare in Palestina dal Sud, progetto rifiutato da Israele per paura e mancanza di fede; perché “‘eskol” è anche “il grappolo d’uva” prelevato a Hebron e portato dagli esploratori al ritorno. Si aggiunga Is. 63, sul messia pigiatore di grappoli e sopratutto Gen 49,8ss., la benedizione di Giacobbe alla tribù di Giuda, sul futuro Messia, che legherà l’asinello alla vite e che Gesù aveva in mente quando mandò a prenderlo per organizzare il suo ingresso solenne a Gerusalemme. A poco a poco Salem (shalom-pace) è diventata Gerusalemme (prima si chiamava Jebus) e il sugo rosso del vino è diventato il sangue del Messia, già nell’AT. Perciò i Padri della chiesa hanno visto nel pane e nel vino l’offerta eucaristica di un Nuovo Sacerdozio, che elimina quello Levitico-Aronnide, coi suoi sacrifici, squalificati dalla lettera agli Ebrei: si veda Ebr. 7, che esalta appunto il Messia-Melkisedek.
Sal 109 (nella Bibbia 110)
Perciò la liturgia del Corpus Domini, anno C, sceglie il Sal 110; perché parla di Melkisedek, salmo sempre recitato ai vespri domenicali, che vale la pena di leggere una volta bene. Si suppone che il salmista-poeta è Davide, che parla”del suo signore”, il Messia. Dice che JHWH ha detto al Messia: siedi alla mia destra ecc. Davide è ammirato delle origini del Messia, descritte nel successivo v.3: la frase è un po’ confusa, anche per qualche ritocco sospetto delle vocali del testo ebraico; esse sono solo dei puntini messi sulle consonanti (le note della Bibbia di Gerusalemme ne riferiscono le traduzioni dell’ebraico e del greco). La traduzione italiana ufficiale CEI coglie bene il senso, già indicato anche dalla traduzione pre-cristiana greca: il messia fu generato (prima di incarnarsi) ed è, come 2la rugiada, il primo frutto sceso dal cielo nel creato. Gesù stesso ha spiegato questo ai Farisei: Mt 22.43! JHWH dice appunto al Messia che è sacerdote secondo l’ordine di Melkisedek (v.4), cosa non gradita agli Ebrei e sottolineata, v. sopra, da Ebr7. Le frasi successive, un po’ violente, non dovrebbero scandalizzare nessuno, se si pensa a tutte quelle violenze che vediamo ogni giorno, anche in Ucraina, alle quali il Messia pone termine, col suo sangue.
! Cor 11, 23-26
Tra le questioni poste a Paolo nella lettera e da lui trattate, c’è anche come celebrare l’Eucaristia. Nella lunga risposta si vede soprattutto la preoccupazione che il sacramento produca l’unione e la fratellanza. Il brano scelto inizia col ricordo dei dati dell’istituzione. Ad essi possiamo aggiungere i nostri ricordi, personali e comunitari: la prima Comunione ed altri incontri intimi con l’Eucaristia, le feste solenni del Corpus Domini, dall’infanzia in poi, dai bambini che spargevano i petali sul percorso della processione fino all’ordinazione sacerdotale, per chi vi giunge. Sotto la guida della S. Madre Chiesa il Signore ci ha spiegato e fatto gustare Lui il mistero meraviglioso della nostra fede cattolica, mistero che include appunto anche il sacramento dell’ordine e la relativa custodia (solo i dodici nell’ultima cena: neanche le pie donne, neanche la Madonna!) di questo tesoro. Va ammirata anche la Chiesa, che, nonostante la sua crisi, riesce a mantenere l’impegno di condurre all’Eucaristia i bambini, anche fino alla Cresima, con tutti gli sforzi e le difficoltà incontrate oggi.
Lc 9,11b-17
E’ naturale che nell’anno C venga presentata la “moltiplicazione dei pani” secondo Lc. Lui, come Giovanni, parla di una sola moltiplicazione; a Betsaida (Lc 9,10: a Est del lago di Galilea)? Gli altri sinottici ne presentano due: l’altra a Cafarnao (a Ovest del lago), dove Giovanni ne dà la meravigliosa spiegazione eucaristica (in Gv 6). Anche il significato non ancora eucaristico non va trascurato, specialmente oggi. Una diecina d’anni fa, ai tempi della mostra universale di Milano, dicevano che eravamo vicini alla mèta di sfamare tutta l’umanità. Le conseguenze della guerra in Ucraina mettono invece in risalto più che mai il bisogno di pane dei poveri, dei paesi poveri della terra, la necessità della sua distribuzione, vicino e lontano, e quella di non sprecare mai le risorse.

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