Commento alle Letture di Domenica 11 settembre 2022 a cura di don Enzo Cortese

Es 32,7-11.13-14
Per prepararci al vangelo della pecora smarrita e del figliol prodigo, la Chiesa sceglie nella prima lettura la
storia del vitello d’oro, saltando ancora una volta parte degli argomenti dell’intercessione di Mosè (v.12).
Su Es 32 è bella, ma difficile, l’introduzione della “Bibbia di Gerusalemme”, la più diffusa, meritatamente.
Parlarne significa confondere ulteriormente chi si immagina che il racconto sia quello d’un cronista
contemporaneo degli eventi, che sarebbero avvenuti più di 3.000 anni fa. Forse è necessario, comunque,
parlarne, anche perché gli ultimi esegeti hanno moltiplicato la confusione e scompaginato l’eventuale
ricostruzione dei fatti, dicendo la storia tanto tardiva da distruggerne ogni storicità. Il racconto non era
nelle primitive versioni dei fatti (il Jahwista, del 1000 a.C. e l’Elohista nel 900); è una mescolanza, che, a
torto, si ritiene oggi posteriore al parallelo racconto di Deut 9s. Questo risale al tempo del re Giosia (640
a.C.): Mosè, prima di morire ricorda l’episodio del vitello d’oro all’Israele che entrerà nella terra santa. Ma
già i più antichi profeti scrittori ne hanno parlato: Amos e specialmente Osea, almeno un secolo prima. Si
veda Os 8,5, sul ributtante vitello di Samaria. La colpa del vitello d’oro è da sempre l’immagine del grande
scisma che ha spaccato Israele dopo la morte di Salomone, ancora nel 1000 a.C. quando Geroboamo I, per
tenere il suo popolo staccato da Giuda, fa costruire un contro-santuario a Samaria. Poi avvengono ulteriori
e conseguenti contaminazioni coi pagani, perché i re del Nord sposano donne cananee e ad un certo punto
arriva una cananea anche sul trono del Sud, Atalia (2 Re 11), da cui Giuda si libera a fatica, a metà dell’850
a.C. Il vitello d’oro, qualunque siano i fatti primitivi, diventa presto il cavallo di battaglia di tutta la
predicazione di Israele, sacerdoti e profeti, negli annuali riti di rinnovamento dell’alleanza. Anche oggi si
verifica la stessa infedeltà del popolo cristiano, di cui tutti ci lamentiamo.
Sal 50 (nelle Bibbie 51)
E’ uno dei più noti e recitati e non sono necessari i commenti. Come dice il titolo antico, è una richiesta di
perdono di Davide, dopo la colpa con Betsabea e l’eliminazione del marito. Davide, alla fine, si tiene
tranquillamente Betsabea e l’omicidio è dimenticato. E’ importante il pentimento, che dev’essere
necessariamente sincero e cambiare la vita, altrimenti è una giustificazione e un incoraggiamento alle
colpe. La nostra liturgia passa qui dal peccato collettivo, prospettiva molto opportuna, a quello individuale,
che sarà la prospettiva del vangelo.
1 Tim 1,12-17
Ci vengono proposte le due lettere di Paolo a Timoteo, fin quasi alla fine di Ottobre. Con quella a Tito sono
dette “pastorali”, perché trattano dell’organizzazione della Chiesa, alla fine dell’epoca apostolica nella sua
attività detta appunto “pastorale”. Quelle a Timote sono scritte forse tra una prima, ipotetica, liberazione
dalla prigionia di Roma, e quella definitiva. La prima lettera sembra posteriore alla seconda; la dicono
“post-paolina” ma, a prescindere dalla genuinità, è autorevole come le altre. Bisogna fissare le figure che
sostituiranno gli apostoli, per evitare i disordini della prevedibile e già sperimentata anarchia.
Lc 15,1-32
Col precedente Lc 14 è finito il tono aspro che abbiamo notato nelle domeniche precedenti e inizia quello
più dolce sulla misericordia divina per noi peccatori, tipico di Lc. Peccato, conversione e nuovi rapporti con
Dio qui sono presentati in maniera personale; non in quella collettiva ricordata nella prima lettura. Oggi
queste conversioni personali sembrano rare e tante volte sembrano impossibili, come quando uno prende
una strada sbagliata e non può tornare indietro da una nuova famiglia, irregolare. Ma nel segreto
dell’anima ci sono anche dei ritorni impossibili, con la Grazia divina. Ancor più difficile sembra una
conversione collettiva, nel mondo di oggi. Ma forse molti che si sono allontanati si accorgono tante volte,
vedendo gli eccessi e i mali dello smarrimento della società, che era meglio la strada abbandonata. Inoltre
dobbiamo tener presente che ogni domenica, anche se le chiese sono meno frequentate, una moltitudine
immensa di cristiani incontra Dio, gli chiede perdono all’inizio della Messa e tutto il mondo diventa un
popolo riconciliato

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