Commento alle Letture della VI Domenica del T.O.

Ger 17,5-8

Siccome nel Vangelo, facendo un lungo salto (da Lc 5,12 a 6,17!) si arriva a “beati .. e ..  guai..” , quelle che nel parallelo Mt 5 chiamiamo “beatitudini”, è stata scelta una delle “confessioni” di Geremia che ha, inversamente, maledizioni e benedizioni, come pure il salmo tra le letture, che invece le capovolge. Le confessioni sono sfoghi del profeta di fronte agli esiti insoddisfacenti della sua missione: si trovano in Ger 12 (+ 11,20ss.), in 14, da 13 in poi; in 15; nel nostro brano; in 18, da 19 in poi e in 20, da 7 in poi, la più famosa (“tu mi hai sedotto!). Anche nella nostra missione si ha a che fare con lo schema “buoni e cattivi”, soprattutto quando ci dimentichiamo di essere cattivi anche noi, o quando ci lasciamo prendere dal pessimismo e non vediamo il bene che c’è nel mondo.

Sal 1

L’inizio del salterio non è una preghiera a Dio, ma un’introduzione sapienziale alla preghiera, nella quale dovremmo ricordarci da che parte metterci ed evitare il pessimismo, come abbiamo appena detto. E’ difficile valutare esattamente le situazioni, locali, nazionali e mondiali, anche all’interno del mondo cristiano o delle nostre parrocchie. Tante volte dobbiamo pur “giudicare”, ma dovremmo anche ricordare l’ammonimento di Gesù di non giudicare per non essere giudicati (Mt 7,1).

1 Cor 15,12.16-20

Dopo aver messo le basi storiche sulla risurrezione di Gesù, viste domenica scorsa, l’apostolo la pone come base per capire la nostra. E’ su quest’ultima che i Corinzi volevano delle spiegazioni. Che sono difficili anche perché, come loro, anche noi siamo influenzati dalla mentalità ellenistica e dal relativo schema “anima e corpo”. La filosofia greca aveva raggiunto un grande livello mettendo in evidenza un mondo spirituale al di sopra di quello materiale. Ma si finiva per disprezzare troppo il corpo, inteso come carcere dell’anima. Anche tutta la immensa realtà del creato, se si concepisce giustamente come dono di Dio all’uomo, viene così deprezzata. La mentalità ebraica e biblica, al contrario, corregge questa dicotomia, anche se rischia di diventare materialista, come hanno finito per pensare i Sadducei, che pure erano sacerdoti del tempio di Gerusalemme; si veda Mt 22,23ss. Tanti, come loro, spiegano la risurrezione solo come il progresso e il futuro: sarebbe semplicemente un arricchimento graduale dell’umanità, mentre tutti, singolarmente, finiscono con la morte. Ma un Gesù che muore e risorge non è solo uno che scompare con arricchimento dell’umanità. Gli apostoli l’hanno rivisto vivo e l’hanno predicato come vivo al nostro fianco. Com’è dunque la nostra risurrezione Paolo cerca di spiegarlo in 1 Cor 15,35-50, ma gran parte dei versetti sono saltati anche nelle prossime domeniche, forse opportunamente, anche se dovremo continuare e concludere il discorso. Che rinviamo perciò alle prossime puntate.

Lc 6,17.20-26

Dall’episodio di domenica scorsa (Lc 5,1-11) ad oggi saltiamo tante cose: 5,18-38 e 6,1-16, perché sono tutti episodi e insegnamenti comuni ai tre sinottici e visti perciò nei precedenti anni A e B. Le “beatitudini”, invece le ha solo Mt 5 e sono diverse da quelle di Lc. Questi le riduce a quattro, ma poi aggiunge quattro “guai” corrispondenti. Le scelte delle prime tre e dei corrispondenti guai riguardano le cose che si desiderano di più: denari, cibo e allegria. L’ultima è come l’ottava di Mt e riguarda la missione degli apostoli e della Chiesa, anche oggi: le persecuzioni e i rifiuti del nostro messaggio. Ma c’è un interessante paragone, in Lc: beati se vi trattano male; han fatto così anche ai veri profeti. Guai se vi trattano bene; han fatto così coi falsi profeti. Alla luce di questi ammonimenti va vista anche la situazione attuale, dove il rifiuto del messaggio è forse più soft. Si tratta piuttosto di un allontanamento della gente, che oggi si cerca di ricuperare col progetto della pastorale sinodale. Ci sono anche le accuse di pedofilia, una situazione per la quale ora chiede perdono anche Papa Ratzinger. Una volta ci gridavano “sacchi di carbone” o cantavano “bandiera rossa”. Era meglio? Ma oltre cortina mettevano in galera preti e vescovi! Anche oggi qualche volta ci scappa il morto: p.es. il don Roberto a Como… o quello nostro, preso per la gola qualche anno fa e  morto dopo tante tribolazioni… Riposi in pace!

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