Commento alle Letture della I domenica di Quaresima a cura di don Enzo Cortese

Dt 26,4-10

Come in agricoltura inizia l’anno lavorativo alla fine dell’inverno, così la S. Madre Chiesa ci fa iniziare in Quaresima il nostro lavoro spirituale. Il traguardo è la Pasqua, o meglio la notte pasquale e il nostro rinnovamento degli impegni battesimali. All’inizio del percorso ci vien proposta sempre la quaresima di Gesù, quando inizia la sua vita pubblica. Digiuno e lotta contro le tentazioni. Nell’attuale ciclo triennale, che si basa frequentemente per il Vangelo su  Lc, ci propone, come prima lettura, il brano del Deuteronomio che è stato definito il credo d’Israele, recitato qui dal capofamiglia al momento di presentare al tempio la sua offerta dei frutti della terra. Si proclamano le tappe principali della storia della salvezza, com’è raccontata da Genesi a Giosuè: Patriarchi-Esodo-Sinai-viaggio verso la terra- sua presa di possesso. Da essa i frutti della vita che Dio ci ha dato. Queste tappe della fede d’Israele sono anche le nostre, ma vi aggiungiamo il nostro credo, recitato ogni domenica e sollecitato nella notte pasquale rispondendo ai tre interrogativi proposti dal celebrante proprio come nel giorno del battesimo.

Sal 91 (90 nel lezionario).

Fa ancora parte del 4° libro del salterio, come quello della scorsa domenica, e ci stimola a recitare una formula di fede nel Signore al v.2, che accettiamo e facciamo nostra al v.9 e che il Signore compensa con le sue promesse nell’oracolo finale (vv. 14ss.), preceduto, nel rito, dalle assicurazioni del sacerdote. E’ stato scelto questo salmo perché il diavolo nel Vangelo vi fa riferimento (vv. 10ss.) quando tenta Gesù. Lo recitiamo tutte le domeniche a Compieta.

Rom 10,8-13

Sembra che la seconda lettura di questa prima domenica intavoli il discorso sulla fede, che poi sarà sviluppato nelle altre. S. Paolo sta parlando del problema degli Ebrei (cc.9-11) e constata la loro mancanza di fede cristiana. Non basta la fede in Dio di Ebrei e Musulmani. Fin dall’inizio della lettera ha insegnato ai Romani che ciò che ci salva non sono le opere della legge ebraica ma la fede in Gesù Cristo. Qui lo ribadisce, correggendo Deuteronomio 30,11ss., dove Mosè direbbe che la salvezza è alla portata degli Ebrei se osservano la legge. La correzione introduce nelle parole di Mosè la risurrezione di Gesù, oggetto della vera fede. Sulla nostra fede avremo l’occasione di riflettere nel corso della Quaresima. Non dobbiamo criticare quella degli Ebrei e dei Musulmani, ma esaminare la nostra, che si sta riducendo nel mondo e specialmente da noi.

Lc 4,1-13

Qui si capovolge l’ordine della 2° e 3° tentazione, rispetto a Mt 4, mettendo prima quella del potere e poi quella dei miracoli. Penitenza e lotta contro le tentazioni diaboliche sono quello che dobbiamo fare anche noi e la Chiesa, purificando le nostre intenzioni nel compimento della nostra missione. Correggere tanti nostri capricci ed egoismi nella ricerca del piacere terreno e del potere, anche quello del clericalismo, tante volte ricordato dal Papa. Le ceneri ricevute mercoledì sono un’immagine di questa revisione quaresimale. Il ricorso ai miracoli forse è la pretesa di grazie speciali, non sempre necessarie e opportune, nella nostra devozione. Il diavolo, però, qui vuol colpire l’operato di Gesù, che sui miracoli si basa nella sua vita pubblica, e vorrebbe spingerlo a salvarsi dalla croce grazie al suo potere taumaturgico. Non ho la pretesa di essere esauriente nella spiegazione, lasciata alla riflessione personale. Con gli auguri di buona quaresima. Don Enzo Cortese

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