Commento alle Letture della Domenica XIV – 3 luglio 2022

Domenica XIV
Is 66,10-14c
Tra gli alti e bassi della terza parte di Is (= dal cap.56 in poi), gli abitanti di Gerusalemme vengono a volte minacciati e a volte consolati. Nell’ultimo capitolo le immagini consolanti sono quella del latte materno succhiato dalle sue mammelle (v.11) e quella della pace che li inonda. In 60,16 è Gerusalemme stessa che viene allattata. Altrove le mammelle sono quelle della sposa (Is 62); così viene presentata specialmente nel Cantico dei Cant. Siccome il tema del Vangelo è quello missionario dei 72 discepoli, viene da pensare qui alla parte delle nostre donne: nella missione in casa, nella comunità, nel mondo, come figlie, come spose, come madri e come collaboratrici nelle parrocchie e comunità. Un lavoro enorme, preziosissimo; direi soprattutto in passato, quando ancora non erano sorte le recriminazioni sull’esclusione della donna dal potere autoritario nella società e nella Chiesa. Le mammelle materne erano il simbolo di tutto il lavoro, le preoccupazioni, la cura per la famiglia, per i figli; anche per istradare i ragazzi nella religione, nel farli andare a Messa… Adesso che si agitano le nuove istanze femminili di partecipazione al potere ecclesiale, sembra che l’apporto delle donne per la crescita e lo sviluppo del regno, le mammelle materne, vengano meno, siano più lontane dalla Chiesa. Gesù sulla croce è morto ricordando le mammelle di sua Madre (Sal 22,10). Purtroppo il non saper guardare le mammelle con occhi puri ci impedisce di vederle come strumento meraviglioso per la nostra vita cristiana e per il regno di Dio, come Is 66,11 insegna.
Sal 65 (nella Bibbia 66)
Non è attribuito a Davide nel titolo (c’è solo: “al maestro di coro. Canto. Salmo”), contrariamente a quelli sin qua. Curiosa, nel greco, l’aggiunta: ..Salmo “della risurrezione”. Risulta effettivamente che il salmo impregnasse l’antifona della messa pasquale. Prima si rievocano i benefici dell’antica storia d’Israele. Poi, nella parte finale, quelli personali di chi prega. Sembra un re e poi il Messia, beneficato con noi nella sua risurrezione. Dunque è giustificato l’antico uso cristiano. E’ il massimo allattamento; per riallacciarci al brano precedente.
Gal 6,14-18
Nella conclusione della lettera, Paolo ripete il concetto fondamentale della sua predicazione. Lo aveva formulato fin dal primo viaggio missionario. Era giunto nel cuore della Turchia, la nostra Ankara, osteggiato subito dagli Ebrei, attaccati all’osservanza delle leggi giudaiche. Osteggiato e preso a sassate (At 14,5 e 19s.). Forse è alle cicatrici di quelle persecuzioni che fa riferimento nella penultima frase della lettera e del nostro brano. In esso mostra anche a noi il suo ideale: il mondo per Paolo è stato crocifisso, come lui per il mondo (6,14), un motto che si adatta bene alle celebrazioni anniversarie dell’ordinazione sacerdotale a S.Pietro, per molti di noi, e che si rifà in ultima analisi, alla crocifissione del Signore.
Lc 10,1-12.17-20
Luca cambia lo schema sinottico non solo con l’inserimento dei 72 discepoli missionari in aggiunta ai dodici. Nello schema sinottico l’istruzione specifica ai 12 veniva dopo le varie chiamate e ben dopo il discorso della montagna (Mt 5-7); è definita “discorso missionario” (Mt 10). Luca invece, a parte le sue caratteristiche chiamate della pesca miracolosa (in Lc 5) e delle donne in 8,1ss., ha enfatizzato con la previa preghiera di Gesù (“…In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio..) la chiamata dei Dodici che troviamo in 6,12ss., mettendo poi, solo per i discepoli!, un compendio (Lc 6,17-49) del discorso della montagna di Mt 5ss., al posto delle istruzioni missionarie che troviamo in Mt 10. Luca le ha comunque riassunte, prima in Lc 9,1-6, quando convoca per la missione i 12 apostoli e poi per i 72 discepoli, aggiungendo altre istruzioni, nel brano di questa domenica (Lc 10,1-16)
Dopo queste confusioni, di cui mi scuso, dobbiamo notare qui in Lc l’esplosione delle forze missionarie. Da notare il successo straordinario della missione, continuato oltre il brano di 10,17-20 in maniera sorprendente: 10,21-24. E’un successo che Lc ha visto crescere sotto i suoi occhi, avendo partecipato già alla missione di Paolo fin dal suo secondo viaggio: da At 16,10 in poi, ogni tanto racconta “con il noi” le imprese del suo maestro, che non abbandona più (2 Tim 4,11). Scrivendo poi verso il ’70 d.C. Vangelo e Atti, dopo la morte di Pietro e Paolo, ha potuto ammirare la miracolosa diffusione del cristianesimo nei primi decenni dopo la Pentecoste, nonostante quello che poteva essere considerato il loro fallimento. Ecco il perché dell’entusiasmante racconto della missione dei 72 discepoli! Don Enzo Cortese

condividi su