
V Domenica di Quaresima
Is 43,16-21
Siamo in pieno nella prima parte del Deutero-Isaia. Il Dt-Is (Is 40-55) nasce 2 secoli dopo il grande profeta cui si attribuisce tutto il libro e contiene un messaggio rivolto all’Israele schiavo dei Babilonesi, nel sec 6° a.C. La prima metà del Dt-Is è rivolta agli esuli che sono a Babilonia e la seconda, da Is 49,13 in poi, a quelli di Gerusalemme. Non c’è molto accordo sulla suddivisione ulteriore delle due parti. Tolto Is 40 e 55, introduzione e conclusione del tutto, io propongo: I) 41,1-42,9; 42,13-44,22; 44,24-49,12. II) 49,14-52,12 e infine 54. Ciò in base a un mio studio del 2008, pubblicato a Gerusalemme e ripubblicato nella mia raccolta di studi sui profeti nel 2010: “Il tempo della fine”. Si può intravedere un procedimento graduale dei messaggi, dovuto specialmente al profeta, ma anche ai successivi raccoglitori. Nella prima parte, dopo un discorso generale sulla liberazione si passa a descriverlo come un nuovo esodo (è il nostro brano), di un popolo cieco, che non crede alla profezia (43,8). Suggestiva la descrizione della cecità in 42,19, che sembra anche alludere a Sedecia, ultimo re di Giuda, accecato dai Babilonesi, dopo aver sgozzato davanti ai suoi occhi i figli e portato poi in esilio (2°Re 25,7 e Ger 39,7; lì secondo Ger 52,11 -testo greco-è condannato alla mola nel mulino imperiale). Nell’ultima tappa si precisa e descrive il liberatore: è il persiano Ciro (44,28; in 45,1 è chiamato “unto”, cioè messia!). E si apre la prospettiva religiosa dell’universalismo e di un monoteismo anche teorico (prima era solo “pratico”: non avrai altro dio fuori di me). Lì si mettono in ridicolo gli dei protettori degli sconfitti e si descrive il crollo dell’impero babilonese (Is 46s.), ma, nonostante l’elezione del liberatore persiano Ciro, JHWH apparirà il redentore d’Israele, cioè Colui che, secondo la prassi ebraica antica, lo riscatterà dalla schiavitù (fino a 49,12). Da 49,14 sembra che il profeta partecipi a qualche ondata dei viaggi di ritorno. Gerusalemme ha finito di soffrire, diventa di nuovo madre di molti figli e viene addirittura detta la sposa di Dio. Questo lungo discorso documentato era necessario anche per parlare poi dei poemi del messia sofferente, che affronteremo la volta prossima, alle soglie della settimana santa. Essi sono inseriti dopo nel Dt-Is, come vedremo.
Sal 126 (125 nel Lezionario)
E’ un bel commento alla liberazione dall’esilio babilonese ed al ritorno in patria di cui abbiamo parlato sopra. Fa parte dei “Salmi delle ascensioni”: i salmi dal 120 al 134 del 5° libro del Salterio, una raccolta di canti e preghiere per i pellegrinaggi a Gerusalemme. E’ bello leggerlo a commento della lettura precedente e durante il nostro cammino verso la Pasqua. Ci dà speranza anche nell’attesa ansiosa della pace in Ucraina.
Fil 3,8-14
Quella dei Filippesi è la prima comunità fondata da Paolo, arrivando in Europa (Grecia settentrionale o Macedonia: At 16). In questi versetti ci racconta della sua “..conoscenza di Gesù Cristo..” cioè l’esperienza vissuta in seguito all’incontro con Gesù. Se rileggiamo anche il capitolo 2 (quello della prossima domenica), brano che nella Bibbia è messo in versi e non in prosa, forse la citazione d’un antico inno cristiano fatta da Paolo nel contesto dell’esortazione alla concordia (2,2ss. e 14), comprendiamo meglio il suo pensiero . L’inno ci avvicina alla settimana santa e alla meditazione sulle umiliazioni e la passione di Gesù, che è la realtà pasquale vissuta nelle prossime settimane e prefigurata nella storia della liberazione dalla schiavitù babilonese letta nella prima lettura e nel salmo.
Gv 8,1-11
Verso la fine della quaresima di quest’anno la Chiesa ha pensato bene di rivolgere un pensiero speciale alle donne. L’episodio non sembra di casa a questo punto del Vangelo di Giovanni. Manca in tanti manoscritti (in alcuni manoscritti è alla fine del Vangelo, in altri dopo Lc 21,38…). La donna non è “di facili costumi”. Si sarebbe potuto scegliere, nel caso, la samaritana di Gv 4. Potrebbe anche essere come la casta Susanna di Dan 13, accusata dai vecchioni. E’ la donna di oggi, con le sue fragilità, in lotta verso una liberazione cercata spesso in vie sbagliate e a volte conclusa con i femminicidi. Dal ’68 in poi si nota nelle giovani un allontanamento dalla chiesa, che preoccupa specialmente perché si ripercuote poi nei figli, per i quali, in famiglia, vien meno quell’aria religiosa di cui hanno bisogno. Una curiosità: cosa scriveva Gesù sul terreno, nel Vangelo? Potrebbero essere alcuni nomi degli stessi accusatori, con, a fianco, quelli delle loro amanti. Quelli che si sentono scoperti e minacciati da Gesù sono i primi a “squagliarsela”, seguiti dagli altri. E’ consolante, non solo per le donne, contemplare Gesù che rasserena e salva. Don Enzo Cortese