
Domenica II di Pasqua
At 5,12-16
Dei tre bozzetti di vita comunitaria della Chiesa primitiva in At (2,42-47; 4,32-35 e il nostro), solo i primi due parlano di mettere tutto in comune. Si direbbe che le cose sono cambiate. Anche per la sfuriata di Pietro contro la falsa donazione di Anania e Saffira (5,1-11), la quale mostra le crescenti difficoltà economiche. Si parlerà poi spesso di crisi a Gerusalemme, aiutata dalle altre comunità sorte frattanto nel mondo. Credo che l’aumento vertiginoso della Chiesa di Gerusalemme abbia impedito di continuare come si sarebbe voluto secondo lo schema adottato inizialmente dai Dodici con Gesù. Da quel momento in poi solo gli ordini religiosi avrebbero continuato quella vita in comune; ed anche lì la relativa amministrazione si sarebbe sdoppiata: a quella generale si sarebbe affiancata quella dei singoli gruppi, sotto un’autorità particolare. L’amore vicendevole delle comunità cristiane ha trovato nuove forme e la Chiesa le manifesta e inventa anche oggi.
Per Sal 117 (Bibbia 118) si veda domenica scorsa.
Ap 1,9-11a.12-13.17-19
La seconda lettura delle domeniche pasquali è un invito a sfogliare l’Apocalisse. Il nostro primo brano, ha due scopi: introdurci e proporci il programma, fino alla 6° domenica (22 Maggio), e presentarci la visione del Risorto, che sarebbe un peccato restringere, ignorando 1,13ss., sul “Figlio dell’uomo”. Anzi, cominciando già a scorrazzare nei capitoli, bisognerebbe aggiungere l’altra visione complementare: Ap 19,11-16. Così, come gli antichi cristiani con gli occhi spalancati sui mosaici delle antiche absidi, contempliamo anche noi completamente il “pantokrator”, nel nostro tempo pasquale. Notiamo già che, proprio quando nel cap. 5° (3° Dom) si comincerà a ricorrere alla visione di Dan 5, la figura del Figlio dell’uomo dell’Ap. si trasformerà stranamente in quella dell’” Agnello ritto in piedi e immolato”.
Gv 20,19-31
Da sempre la prima apparizione di Gesù ai dodici nella Domenica in albis (depositis), che concludeva la settimana di Pasqua, aveva come figura centrale la fede di Tommaso, che vuol toccare col dito. Per iniziativa di Giovanni Paolo II, dal 2.000 si pone l’enfasi nella prima parte dell’episodio e cioè sulla Divina Misericordia. La devozione nasce con S. Faustina Kovalska, nata nel 1905. Nelle sue visioni la figura di Gesù appare con due fasci di raggi, rosso e azzurro, che escono dal cuore. E’ naturale che il Papa, suo connazionale e devoto, la promulghi per tutta la Chiesa, tra le tante devozioni e fioriture che vi son rinate, dopo gli sfrondamenti operati nella liturgia a partire dal Concilio. In una Pasqua come questa, funestata da guerre e pandemie, non c’è preghiera più opportuna. Gesù perdona e fa pace agli Apostoli, dopo il loro abbandono nella Sua passione (20,19 e 21), soffia e dà loro lo Spirito e il potere di rimettere i peccati. Ne consegue anche l’obbligo cristiano di perdonare, anche ai nemici. “Anche a Putin”? si domandano i Cristiani! Nel Catechismo della Chiesa cattolica, dal § 2258, sul V comandamento, viene riassunto l’insegnamento di Gesù, colle citazioni di Mt 5 sull’amore per i nemici. Dal § 2263 si parla però anche della legittima difesa (Si ricordi che il § 2267, sulla pena di morte, è stato rigorosamente corretto: 2 Ag.2018). Anche il mondo civile assimila i principi cristiani sul rispetto alla vita e sul carattere medicinale della pena. A parte le lacune sull’aborto e l’eutanasia. Seguiamo la linea costante e faticosa del Papa nel guidare i cristiani all’Amore portato nel cenacolo da Gesù Risorto. Enzo Cortese