XXVIII Domenica T.O. – Anno B – 10 Ottobre 2021 (prof. Marco Forin)

«Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò». (Mc 10,).
Credo che molti di noi, almeno una volta nella vita, si siano sentiti come il
giovane ricco: pieni di buona volontà, disponibili alla sequela di Cristo,
operosi nel rispetto delle leggi divine ma sconsolati di fronte a richieste più
esigenti che ci vengono fatte. Il giovane uomo che si presenta ai piedi di Gesù
è certamente una persona perbene. Lo si capisce da molti dettagli. Un primo
elemento è il fatto che sia il giovane stesso ad avvicinarsi a Gesù: questo
gesto indica un desiderio di ricerca profondo che smuove il giovane e lo
avvicina alla fonte della verità. Quando poi si trova di fronte all’autorità
pubblicamente riconosciuta del maestro, il giovane si pone in ginocchio ai
suoi piedi con umiltà e in attesa di risposte ai suoi dubbi; non siamo di fronte
ad un gesto puramente formale ma sentito e vero. Egli si rivolge infine a
Gesù chiamandolo “maestro buono”, ulteriore indizio di un atteggiamento
intimamente devoto nei confronti del maestro. La domanda del giovane è
chiara: egli chiede che cosa deve fare per ereditare la vita eterna. La prima
risposta di Gesù non è molto distante da quello che il giovane sapeva già: in
sostanza praticare i comandamenti. Al giovane, desideroso di crescita
spirituale e volenteroso nell’agire, manca però ancora qualcosa: in quel suo
agire secondo la legge c’è una voragine che non riesce a colmare e ha dunque
bisogno di altri stimoli e di informazioni che lo rendano più stabile nel
cammino di fede. Ciò che incontra in Gesù è molto di più di una semplice
indicazione di comportamento: il giovane si trova di fronte ad uno sguardo di
amore che non ha eguali. Il vangelo è chiaro: Gesù lo amò. Solo in forza di
quello sguardo Gesù può permettersi di chiedere al giovane di abbandonare
tutto e seguirlo perché è l’amore infinito di Dio per l’uomo che in Gesù
prende volto e si rende concreto. Questo tipo di amore non può che
interrogare, sconvolgere, scombussolare le coscienze. Solo il cuore sordo di
chi non vuole cambiare rimane indifferente a quello sguardo amorevole. Il
giovane se ne va, triste. Cosa abbia fatto dopo non ci è dato di saperlo e non è
importante. Ciò che conta è comprendere che quello sguardo di amore lo ha
cambiato, lo ha interrogato e ha messo in crisi le certezze della sua vita. Ci
sono brani del vangelo, questo è uno di quelli, di fronte ai quali è difficile
rimanere indifferenti. Il testo di oggi, uno dei più commentati, letti e pregati
della storia del cristianesimo, mette in gioco in modo profondo e critico il
nostro modo di essere credenti e discepoli di Gesù. Allora lasciamoci
interrogare da queste preziose parole e da quel profondo sguardo di amore.
Per la preghiera e la riflessione
Accogliamo lo sguardo d’amore di Gesù.

condividi su